Pierfranco Demita è uno di quei tanti ragazzi che ha inseguito, già da giovane, il sogno di poter lavorare con la musica, per la musica, e dentro la musica. Nato a Martina Franca, nel 2011 si è trasferito a Londra dando vita al progetto Lock Eyes. I suoi eclettici set, decisi e sognanti, dalle influenze raw-house, acid e dub-techno, e le sue produzioni realizzate su Blind Jack’s Journey hanno catalizzato l’attenzione di Ben Sims, tINI e Luv Jam, giusto per nominarne alcuni. È resident del party White Jail di Londra, regular guest al Find Mind Me In The Dark, resident al Kode_1 di Putignano, e art director/co founder del nuovo progetto Rituals dei Corsica Studios, che ha portato per la primissima volta in Italia, ma specialmente nel meridione, artisti dall’enorme spessore artistico come Steffi, Legowelt, Move D e Marcellus Pittman. Proprio per questo suo essere così “multi-tasking”, l’abbiamo intervistato per capire cosa gli gira nella testa quando è in consolle o sul divano di casa, o davanti ad una 707.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Non c’è una traccia in particolare ad avermi cambiato la vita, ma una serie di eventi ad avermi fatto capire che la musica mi avrebbe dato ciò di cui avevo bisogno. Da piccolo passavo ore a rovistare nella collezione di dischi e musicassette di mio padre che da giovane conduceva un programma radiofonico, e c’era un LP di Antonello Venditti (“Venditti E Segreti”) che molto spesso prendevo di nascosto per ascoltare “Questa Insostenibile Leggerezza Dell’Essere”. Penso che questo sia stato il mio primo approccio alla musica. Lo facevo di nascosto perché giocando rovinavo pezzi da collezione, quindi l’accesso mi era stato completamente negato!
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
All’età di tredici anni, ero affascinato dalle storie di mio cugino sulle sue esperienze nella club culture di quei tempi e i CD mixati da Frankie Knuckles, Lil Louis, Jeff Mills e altri che mi passava regolarmente. Questo mi spinse ad acquistare una console di fortuna e ricercare musica, ma la vera conferma l’ho avuta a diciotto anni, quando mi sono trasferito a Milano per studiare alla SAE. Imparare a produrre musica e generare suoni mi ha davvero aperto un mondo e aggiunto gli elementi necessari per sviluppare questa passione.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Data la mia giovane età, non posso dire di aver avuto momenti di crisi, ma il più difficile è stato nel mio trasferimento a Londra nel 2011. Il diretto contatto con la realtà del clubbing londinese e la loro mentalità hanno stravolto il mio modo di pensare e di concepire la musica, ma questo è servito a darmi le basi necessarie per creare e sviluppare il progetto Lock Eyes.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sicuramente le residenze al White Jail di Londra e al Kode_1 di Putignano, realtà che sta rivoluzionando la cultura musicale in Puglia, Find Me In The Dark e Rituals, un progetto coordinato dai Corsica Studios che mi sta dando la possibilità di esprimermi al meglio in territori differenti e di crescere molto artisticamente.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Ho passione per la cucina, per il buon cibo e per il vino, anche se ho pochissimo tempo da dedicare, quindi molto spesso preferisco andare al ristorante. Penso sia uno dei pochi momenti in cui riesco a distogliermi dalla realtà e dalla musica. Credo sia davvero interessante la differenza di cucina tra luoghi differenti, e le loro tradizioni.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non ho alcun rimpianto, avrei voluto studiare musica più attentamente da piccolo, ma non è mai troppo tardi.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Mi piacerebbe elencare alcuni album che mi hanno accompagnato di più negli anni e che sento particolarmente:
Pantha Du Prince ”The Bliss”
Pink Floyd “Animals”
Sad City ”You Will Soon Find That Life Is Wonderful EP”
XXYYXX “XXYYXX”
Drexciya ”Grava 4”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
“Psicologia della musica e musicoterapia” di Gerardo Manarolo e “Il Profeta” di Kahlil Gibran.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Produrre la mia prima track “Living In A Cup” su Blind Jack’s Journey, etichetta di Manchester che seguivo da tempo, e andare sold out anche sulla ristampa (più di mille copie vendute) è stato il mio primo risultato, quello che fino ad ora mi ha sorpreso di più.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online.
Penso che il web sia una risorsa, anche se ha reso tutto troppo semplice e veloce. Il web è un’arma (a volte a doppio taglio) che mi ha dato la possibilità di connettermi con il mondo e con artisti che non avrei mai potuto conoscere altrimenti. Mi ha permesso di ricercare, di istruirmi e di crescere molto in fretta.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Adoro e rispetto tantissimo Legowelt, Fred P., Move D, John Heckle, Marcellus Pittman, Kassem Mosse, Call Super, Drexciya per nominarne alcuni, ma vorrei parlare degli artisti che davvero girano intorno a me e con cui sto crescendo e condividendo tutto questo: Asquith della Lobster Theremin, Apes della crew Church, Pearl River Sound con cui sono cresciuto e ho condiviso le prime sessioni in studio da ragazzino, Thanksmate e Modula del collettivo White Jail.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Uno dei momenti più assurdi è stato un back to back improvvisato di tre ore con David Moufang, in arte Move D, nell’estate del 2014 in un lido molto particolare della Puglia. Eravamo di ritorno da un’incantevole festa in barca dove avevo avuto l’opportunità di suonare e conoscerlo. C’era pochissima gente perché non era un’evento pubblicizzato, il tutto è terminato stendendoci sulla sabbia ascoltando svariati album con i pochi presenti. Un esperienza magica più che assurda. Quest’anno ci siamo ripetuti inserendo Marcellus Pittman, e anche qui era completamente improvvisato ed è stato il record!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
A dire il vero non seguo molto la scena musicale italiana, sono andato via quattro anni fa anche perché ero stufo dei meccanismi malati che ero costretto a sopportare, non c’era sinergia tra artisti e dj della mia terra, ma una competizione sbagliata, dettata dai soliti organizzatori che monopolizzavano la scena del “clubbing” o per meglio dire “discoteche all’italiana”. Queste realtà continuano ad esserci ma qualcosa sta cambiando. Il concetto di crew si sta sviluppando e ci sono tanti eventi di qualità con artisti davvero di spessore. C’è tanto marcio in giro, ma io mi interesso della scena “positiva” in via di sviluppo.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho un EP in uscita a Novembre su In My Dreams, nuova etichetta di Lobster Theremin, e altre release di cui ne parleremo in futuro.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.