In un ambiente in cui (quasi) tutti spendono fiumi di parole per celebrare il proprio lavoro, Lorenzo Dada recita un po’ la parte della mosca bianca. Indipendentemente dal valore della sua musica e dallo spessore dei suoi dj e live set, ciò che infatti colpisce di questo giovane produttore romano è l’enorme quantità di materiale prodotto. Tutto condito da poche, anzi pochissime chiacchiere. A leggere la sua intervista, infatti, è evidente che quella di Lorenzo Dada è una storia in cui i club recitano – ovviamente – un ruolo importantissimo, ma che va ben oltre e affonda le sue radici in territori tutt’altro che comuni, oltre a puntare lo sguardo verso traguardi tanto ambiziosi quanto inusuali per chi bazzica il suo circuito.
“Per me il successo non è la fama o un determinato punto di arrivo. Per me il successo è fare musica dalla mattina alla sera, vivere di musica.”
Buona lettura e buon ascolto.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Radiohead, Underworld e Björk sono sicuramente i nomi che hanno influenzato la mia adolescenza e il mio approccio alla musica elettronica. Dall’età di otto anni ho cominciato il mio percorso di formazione classica presso il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma quindi in realtà sono cresciuto con compositori come J.S. Bach, S.Rachmaninoff, F. Chopin e C. Debussy…diciamo che il mix delle due cose mi ha aiutato ad essere ciò che sono oggi!
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Ho iniziato il corso sperimentale di musica con metodo Yamaha quando avevo tre anni di età e fino ad oggi non hai mai smesso di suonare, probabilmente ho sempre saputo che la musica sarebbe stata la mia strada e la mia vita. All’età di dodici anni ho fatto il mio primo concerto e a diciassette il mio primo dj set: ho sempre avuto un parallelismo tra classico e moderno che tutt’ora porto avanti.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Sicuramente la crisi adolescenziale dove i miei amici giocavano a pallone, uscivano il sabato pomeriggio erano spensierati ed io dovevo studiare almeno sei/otto ore al giorno il pianoforte con maestri di calibro internazionale molto severi. Per un paio d’anni non ho toccato il pianoforte ma fortunatamente il distacco è durato poco.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sicuramente uno dei momenti più belli è stata l’opportunità di partecipare come Live Artist al BPM Festival in Playa del Carmen, Messico per due anni consecutivi. Uno dei più bei festival che siano mai esistiti, è stata veramente un’esperienza unica.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
La mia giornata è divisa principalmente in due parti. Quattro ore al giorno sono dedicate allo studio del pianoforte per tenere fresco e pronto il repertorio da concerto e la tecnica pianistica. La seconda parte è dedicata alla mia Accademia di Musica la Yamaha Music School di Roma ed alla produzione musicale. Diciamo che dopo anni, ormai l’ispirazione è quasi automatica: la teoria musicale mi ha sempre aiutato con la creatività. Quello che insegno sempre ai miei studenti è che la composizione è un processo molto schematico e scientifico e non casuale. La conoscenza della musica e della sua storia è alla base di qualsiasi composizione ed ispirazione.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Musicalmente parlando non ho grandissimi rimpianti e devo ringraziare i miei genitori, entrambi musicisti, che mi hanno sempre seguito durante il mio percorso formativo.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Björk “Bachelorette”
Björk “Pagan Poetry”
Radiohead “Ok Computer”
Underworld “8 Ball”
Aphex Twin “Film”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Musica e film sono sempre state strettamente legate poiché una è la forza dell’altra. La lista dei film sarebbe infinita e posso riassumerla con “La Leggenda del pianista sull’oceano” e “C’era una volta in America”.
Per quanto riguarda la lettura mi sento di consigliare questo libricino, “Fattore Fortuna”, dello psicologo inglese Richard Wiseman che spiega con approccio scientifico la differenza tra fortunati e sfortunati e il loro modo di vedere la vita, le cose e le persone. Sfruttare le occasioni favorevoli; cambiare le proprie abitudini; ascoltare di più il proprio intuito; pensare che le cose sarebbero potute andare peggio, anziché lamentarsi perché non sono andate meglio; guardare con ottimismo il futuro e tanto altro.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sicuramente il mio album appena uscito frutto di tantissimo lavoro. Non lo vedo come un traguardo raggiunto ma sicuramente come un grande inizio!
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Il web e la tecnologia in generale ci aiuta e ci distrugge. Sta a noi capire come usare e come gestire tutto questo bendidio. La tecnologia ci permette di realizzare interamente un disco a casa, ci permette di videochiamare persone lontane e di lavorare a distanza su un progetto e tantissime altre cose impensabili fino a qualche anno fa. Il web ci permette di connetterci con tantissime pesone in pochi secondi e far arrivare la nostra musica in tutto il mondo. Il rovescio della medaglia è, ovviamente, che avremo sempre un’immensità di pessimo materiale in giro, quindi sarà difficile soprattutto per i “non addetti ai lavori” capire dove sta la qualità e dove la sostanza. Per questa ragione sono contro ogni genere di classifica, come quella di Resident Advisor, DJ Mag e Beatport.
Per concludere il lato più negativo è, a mio avviso, quello dello sfrenato e sregolato appetito in quello che succederà da parte dei magazine e soprattutto da parte dei portali, la nuova musica cosa accadrà tra un mese ecc ecc…bisognerebbe pensare alla musica del presente, alla musica che abbiamo in questo momento non preoccuparci solo di quella nuova che uscirà tra qualche mese o la settimana successiva! Non sentirsi degli sfigati perché suoniamo gli stessi dischi da più di una settimana. Le release digitali non hanno più alcun valore durano solo pochi giorni a volte poche ore e subito si pensa alle successive e questo è veramente un peccato. Amo il mercato del vinile e penso che sia nettamente separato dal digitale, soprattutto per motivi di costi, ma presto anche il vinile avrà le stesse dinamiche purtroppo perché faranno inevitabilmente tutti dischi in vinile come già sta succedendo…speriamo che Decks non diventi il nuovo Beatport!
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Nel corso degli anni questo lavoro mi ha permesso di coltivare moltissime amicizie. Lavoro attivamente da parecchio tempo ormai con Nitin, co-owner insieme a Johnny White (Art Department) della No.19 Music, Sunday Money e Social Experiment. Con Nitin siamo in contatto tutti i giorni e più volte l’anno ci vediamo nel suo meraviglioso studio a Toronto, in Canada. Abbiamo un nuovo progetto che lanceremo molto presto ma non posso dirvi di più. Per la sua Label No.19 abbiamo completato due originals che usciranno a giugno/luglio 2018.
Un altro grande artista e grande amico è Benoit Simon che tutti sicuramente conoscerete per Benoit & Sergio. Benoit con il suo nuovo alias Sxnths ha fatto due remixes per il mio album della traccia “Skeleton Key” con uno stile pazzesco! Un altro grande amico è sicuramente Andrei Osyka, in arte Droog, owner della Culprit LA con il quale sono in contatto da anni. Ho conosciuto Andrei, Brett e Justin Sloe nel periodo in cui vivevo in California e subito abbiamo lavorato insieme ed ho iniziato a produrre brani per Culprit. Andrei mi ha permesso di lavorare nel suo studio a Los Anegels con personaggi come Martin Buttrich, Livio & Roby, Nikko Gibler, Clovis e molti altri ancora.
Infine Eduardo Castillo (Habitas), conosciuto sempre a Los Angeles, mi ha dato la possibilità di suonare al suo Pattern Bar la mia prima serata negli States dove da lì è nato un po’ tutto…una grande persona ed un grande artista che se ancora non conoscete ne sentirete presto parlare!
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
La situazione più assurda è stata quella di trovarmi a suonare per l’attore regista Mel Gibson durante il periodo in cui stava girando qui a Roma “The Passion”: è stata veramente una cosa assurda.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Sarebbe molto facile criticare tutto e tutti ma la cosa più giusta da fare è cercare di capire con cosa sia correlato il successo e soprattutto cosa sia il successo. Il successo è in stretta correlazione con il pubblico. Non lamentiamoci se un dj, un cantante o un artista in generale hanno una fama che secondo noi non meritano perché, se sono dove sono, è perché piacciono al loro pubblico e probabilmente hanno sacrificato la loro vita in moltissime occasioni. Tuttavia Il successo non è proporzionale al valore o alla bravura dell’artista: non è quasi mai così nell’ambito della musica elettronica. È un’insieme di concause dove sicuramente se si è bravi e si ha qualcosa da proporre è meglio.
Come molti di noi non seguo la scena italiana ormai da anni quindi non posso essere più specifico di così. L’unica cosa che posso dire è che mi dispiace che la mia città e un po’ l’Italia in generale si interessi solo ad un certo tipo di musica e solo a determinate agenzie e dj. La musica elettronica è un grande mercato con leggi non scritte dove il più delle volte le serate vanno bene o male a seconda dell’ospite che “tira di più” o l’artista del momento. Tutto ciò è allucinante se si pensa alle cifre assurde che si pagano per un artista bisognerebbe ridimensionare il mercato delle agenzie prima che sia troppo tardi (ma forse già lo è). Per fare un parallelismo, è un po’ quello che è successo al mondo del calcio.
Per me il successo non è la fama o un determinato punto di arrivo. Per me il successo è fare musica dalla mattina alla sera, vivere di musica.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho appena concluso il mio primo album, “Second Life”, uscito lo scorso mese sulla label americana Culprit LA. Durante il 2018 ho una release in vinile sulla tedesca Resopal Schillware “12” e sulla canadese No.19 Music. Vorrei distaccarmi dalla scena del clubbing e sto lavorando ad un nuovo progetto live “Modular Piano” ed ad un nuovo alias per produzioni acustiche. Sto preparando un concerto per due pianoforti ed un live per grande orchestra.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
“La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori.” – Johann Sebastian Bach