Leggendo le risposte che Lynch Kingsley ha dato in questo #GiantSteps, e conoscendo la crescita di questo giovane artista e i piccoli grandi passi compiuti negli ultimi anni, la domanda che viene in mente è: in effetti, cosa può fare oggi in Italia un produttore puro, un animale da studio che dà il meglio di sé in fase di produzione? Cosa può fare un ragazzo che ha dalla sua una visione musicale originale e innovativa ma non ha un’esperienza alla consolle da rivendersi per farsi conoscere in giro? Beh, non può fare altro che dare il massimo in quel che sa fare meglio. Ed è proprio quello che ha fatto lui recentemente: il suo album di debutto “Time-Lapse” è il frutto di studio e perfezionamento sul materiale più difficile da adoperare ad oggi, ossia il footwork. È un disco che in Italia non te lo aspetteresti mai, che ti colpisce per quanto “sta dentro” alle più questioni elettroniche globali. È un disco che ci ha colpito e che vi abbiamo già suggerito recentemente su #crumbs. Chiedergli di partecipare a Giant Steps è stata solo una naturale conseguenza. Son queste le realtà che vorremmo vedere svilupparsi in Italia. Per quelli che “va beh, Londra, Berlino, Chicago sono un’altra cosa“. Anche noi italiani siamo un’altra cosa. Orgogliosamente.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita?
La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre. Come disco direi “Exquisite Corpse” di Daedelus e come traccia direi proprio “Happy Belated” di J-Live. Ricordo che quando ho ascoltato quell’album a 15 anni sono rimasto incredulo, non riuscivo a credere che fosse reale, era qualcosa di veramente unico e fuori dagli schemi. Non ho smesso di ascoltare con amore ossessivo album su album da quel momento, ho cominciato a scoprire e ad amare tante altre cose nuove e diverse. “Happy Belated” la cito perché il mio amore per la musica è cominciato dall’hip-hop, ci sono cresciuto e questa traccia l’ho vista come un apice raggiunto dalla scena. Il beat è qualcosa di fenomenale, un lampo di genio e J-Live non l’ho mai sentito tanto immenso, preciso e appassionato come in quel, ahimè, corto brano.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
L’ho capito tre anni fa, anche se i miei primi approcci con la produzione sono avvenuti quando avevo 16 anni con FL Studio, del tutto fallimentari. Avevo comprato il launchpad che uso tutt’ora, l’avevo comprato perché era molto bello da vedere, mi piaceva l’idea di fare musica con una cosa del genere. Il problema è che quando mi è arrivato e ho aperto Ableton Live per le prime volte non ci capivo assolutamente nulla, mi sembrava una cosa impossibile, troppo difficile da capire. Era un brutto periodo, avevo enormi cali di autostima e quindi ci ho ripensato ed è rimasto per un po’ sulla scrivania a prendere polvere. Una caldissima giornata d’estate, per cause del tutto ignote, mi sono alzato dal letto e mi sono detto: “E che cazzo, ho comprato questo coso, ora imparo da usarlo” e fu così che m’innamorai della produzione musicale. Da quel giorno ho deciso che è ciò a cui voglio dedicare la mia intera vita
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
A dir la verità non credo di aver avuto momenti di crisi, l’ho sempre amata e ne ho sempre ascoltata moltissima, a parte adesso che produco.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Direi senza dubbio l’uscita del mio album “Time Lapse” su Beat Machine Records e il mio live set l’anno scorso con Digi G’Alessio per aver vinto il Reemix contest. Per il resto sto ancora lavorando molto sulle mie cose, sto cercando di farmi un nome, suono molto raramente in giro, devo ancora stabilirmi nella scena attuale.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Amo il cinema tanto quanto la musica, se non avessi guardato e non guardassi tutt’ora così tanti film non produrrei. Cinema e musica s’incrociano nella mia testa, m’ispirano in egual misura e alimentano simmetricamente l’amore che ho l’uno per l’altro. Amo il cinema d’autore e degli eccessi, come quello di Takashi Miike, Haneke, Sion Sono, Matthew Barney, Lanthimos… Al cinema riesco a dare i giusti tempi, ogni sera mi guardo un film, a parte quando ho da fare con la musica. Delle volte riesco anche ad organizzarmi per vedermi due o più film. Mi piace molto anche leggere, anche se purtroppo non riesco a dargli i giusti i tempi e mi piacerebbe leggere molto di più. Spesso mi sento in colpa per non leggere quasi per niente. Ultimo, ma non per importanza, c’è il teatro. L’ho scoperto da poco ed è stata la rivelazione per me, sotto certi aspetti addirittura lo preferisco al cinema, lo descriverei come un lampo a cielo aperto, un trauma che ti segna nel profondo. Quando ho soldi e noto qualcosa di interessante ci vado sempre.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non credo di avere neanche dei rimpianti, credo che il mio processo evolutivo è andato come doveva andare, anzi, penso addirittura sia andato e stia andando meglio del previsto. Devo dire che sono cresciuto molto velocemente, artisticamente parlando.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Ad una persona a cui voglio bene e/o stimo non consiglierei mai un solo brano, sarebbe troppo riduttivo e lascerei dentro di lei qualcosa di troppo vago e dispersivo, quindi:
1 – Prefuse 73 – Surrounded By Silence (per il mio gusto personale, il mio disco preferito di sempre)
2 – Machinedrum – Urban Biology
3 – Madvillain – Madvillainy
4 – Daedelus – Exquisite Corpse (lo ribadisco)
5 – The Opus – Breathing Lessons
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Per quanto riguarda i libri, come ho detto poco prima, non saprei perché leggo veramente troppo poco, quindi non sento di poterlo fare. Invece, per quanto riguarda i film, a tutti i colleghi artisti (musicisti, registi, scrittori, scultori… ma anche tutti gli altri) consiglierei “Tutte Le Mattine Del Mondo” di Alain Corneau, è una profonda analisi sul senso dell’arte e sul valore e il compito dell’artista. Un film che coinvolge tutti i sensi e sconvolge. Consiglio molto vivamente di tenere d’occhio il cinema greco contemporaneo, per quanto la crisi li abbia distrutti sembra che le grandi menti non vogliano morire laggiù, “Dogtooth – Kynodontas” è uno dei miei film preferiti in assoluto. “Holy Motors” di Carax, uno dei film più brillanti degli ultimi tempi e “The Cure” di Kiyoshi Kurosawa, un thriller psicologico a dir poco penetrante.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Il mio album “Time Lapse”. Sono finalmente riuscito a trovare e a mettere su l’estetica che cercavo da tanto tempo, sono molto, molto orgoglioso di questo lavoro. Ora sto lavorando a raffinarla e ad ampliarla ulteriormente, so benissimo di poter fare di molto meglio.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
Qua direi di guardare “Noriko’s Dinner Table” di Sion Sono (lo so, ora sto facendo troppo il cinefilo). Lì dentro c’è la mia risposta a questa domanda.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Mi sarebbe piaciuto molto conoscere e lavorare con Rashad. Purtroppo, ora che non c’è più, non ne avrò la possibilità, sembrava tanto una bellissima persona. Mi piacerebbe condividere la mia vita con Dj Clap, Machine Girl, i ragazzi della Teklife: Dj Spinn, Taso, Dj Taye, RP Boo… E con i membri della Exit Records, più su tutti Stray, Foreign Concept e Sam Binga.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Il mio primo “live” (se così si può definire) l’ho fatto di mattina in un liceo della mia città. All’inizio c’era un sacco di gente, infatti ero preso bene. Poi hanno cominciato a dilungare con la scaletta, sono finito ultimo e alla fine se n’erano andati via tutti. Ho suonato davanti a tre persone, se non ricordo male.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Mi da fastidio il fatto che non venga data alcuna importanza agli emergenti, nei locali non chiamano mai giovani e nuovi producers/dj ma chiamano solo e sempre il pezzo grosso perché sono sicuri che fanno gli incassi quella sera. Nessuno si prende il rischio di promuovere nuove leve, nuovi generi musicali da portare alle grandi masse. Infatti poi si creano ambienti musicali parecchio avversi alle novità e ti ritrovi dentro a dei locali in cui la gente non riesce a ballare se non c’è la cassa dritta. Per fortuna che alcune occasioni in cui i giovani e aspiranti musicisti possono farsi notare si trovano.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sono in piena furia produttiva, sto già lavorando al mio prossimo album (forse ci scappa anche l’EP) e sto preparando con Hymnature il nostro EP di debutto sotto il nome di Dogtooth. Sarà qualcosa di veramente fuori di testa in bilico tra grime futurista, speed garage, footwork e hardcore rave in pieno stile 90’s.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.