Marcos Baiano, all’anagrafe Lorenzo, nasce a Salvador do Bahia, in Brasile, nel 1986 e viene adottato da genitori italiani dopo neanche un anno di vita. Cresce quindi in Italia, avvolto dalle splendide colline che separano Firenze da Siena ed è proprio qui che inizia fin da piccolo ad appassionarsi alla musica tanto da volerla far diventare un mestiere vero e proprio. Lorenzo è, prima che un artista di talento, un ragazzo dal cuore grande ed è probabilmente per questo motivo che durante il suo percorso musicale ha sempre preferito tenersi in disparte, aspettando che qualcuno si accorgesse di lui, piuttosto che imporsi in maniera insistente. Nonostante questo però, la sua insicurezza è circoscritta ai rapporti sociali nell’ambito dei club e della night life perché professionalmente parlando, è un ragazzo capace di mettersi in gioco che ricerca contemporaneamente, quasi freneticamente, una sua ‘identità’ nell’anima del country blues, del blues e del soul, convergendo poi le emozioni della black music, in un sampling dinamico di vibrazioni elettroniche e momenti di puro gusto old-school. Con la musica Lorenzo cerca sempre un modo per poter esprimere sé stesso e la sua calma personalità, tanto che nel Novembre 2014 inizia una nuova collaborazione, quella con l’etichetta La Vie En Rose, che lo porta a scoprire una dimensione ben distante da quella alla quale era abituato. Grazie all’amico Terence Terry, le sue produzioni abbracciano sfumature talvolta anche più techno sempre e comunque affiancate al suono deep-underground che lo contraddistingue.
Possiamo quindi dire che Marcos Baiano vince la propria timidezza non appena la musica inizia a suonare per mano sua e oggi Giant Steps vi parla di lui, attraverso i consueti quindici passi.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Ci sono state molte situazioni musicali che fin da piccolo mi hanno fatto capire che la musica era qualcosa che assaporavo in una maniera veramente particolare, capace di scaldarmi il cuore, facendomi desiderare mille cose contemporaneamente. Ricordo moltissime colonne sonore dei cartoni animati della Disney che mi emozionavano, ma il disco che, in particolare, mi cullava era “Heal The World”: avevo 4/5 anni ed ero un grandissimo fan di Micheal Jackson. Adoravo la sua musica, la sua arte ed il suo dolore. Mi ricordo che nei viaggi in macchina con i miei genitori, sedevo nei sedili posteriori, armato del mio inseparabile walkman e consumavo il nastro della cassetta con il tasto REW per riascoltare a oltranza questo disco.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
All’età di 9 anni, presso la mia scuola elementare, promuovevano una nuova scuola di musica. Chiesi a mia madre se avrebbe potuto accompagnarmi per provare qualche strumento e capire se poteva essere cosa per me. Lei acconsentì e così m’innamorai del sax. Per circa 6 anni ho preso lezioni private di solfeggio e sax contralto. Dentro di me è sempre esistito un gusto molto ‘soul’ ed in quel momento sentivo che il sax mi rappresentava molto visto il suo suono dolce e potente, ma allo stesso sporco e molto affascinante. Mi divertivo durante le ore di scuola a scrivere sul mio pentagramma note a caso, oppure a riscrivere canzoni che mi avevo in mente. Con il mio arrivo alle scuole superiori ho però fatto la scoperta che più di tutte mi ha segnato: la musica elettronica prodotta con un computer. Dei ragazzi poco più grandi di me, durante un’autogestione, si divertivano a comporre drums, bass-line e cose molto elementari, ma che a me parevano incredibili e così decisi che avrei provato anche io.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
È difficile per me pensare ad una ‘crisi’ con la musica. Ci sono stati mille momenti di calo della creatività, come altrettanti di massima espressione, ma la musica c’è e ci sarà sempre, in senso molto viscerale. Sono stato adottato da genitori Italiani quando avevo meno di un anno, provengo da un orfanotrofio di Salvador de Bahia. Dico questo per far capire che ho avuto molte più crisi con il resto della mia vita che con la musica, che invece è sempre stata una grandissima amica nei momenti più brutti e la perfetta compagna di quelli più felici. Diciamo che ha saputo curarmi, cullarmi, farmi piangere e sorridere allo stesso tempo. Mi sono quindi sempre identificato in un qualcosa, dal quale assorbire le emozioni di cui avevo bisogno: c’è una musica per ogni cuore o stato d’animo. Tutto questo serve per la propria crescita musicale.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Ho vissuto molte situazioni determinanti. Quello che però posso considerare il vero e proprio inizio della mia carriera musicale, è stato nel 2009/2010 quando sono entrato a fare parte di un progetto chiamato Labella Recordings formato da persone che hanno creduto in me in modo istintivo, come si suol dire: “a pelle”. Da lì ho avuto moltissimi stimoli fondamentali per proseguire e migliorarmi giorno dopo giorno. Nel corso del tempo ho anche lavorato come dj in molti club e feste importanti nel panorama nazionale come ad esempio Tenax, Fortezza da Basso, Tartana, eccetera, e nel 2013 ho realizzato il mio primo album con un’etichetta major: la Little Angel Records. Harley&Muscle è un’altra presenza estremamente importante nel mio vissuto più recente, ha determinato la mia crescita musicale degli ultimi due anni e che mi sono serviti per ritrovare la mia identità. Ho prodotto 3 album di circa 20 tracce in un anno e mezzo, avendo anche la fortuna di poter remixare brani di altissimo livello come Harley & Muscle feat. Marshall Jefferson e molti altri progetti interessanti su Soulstar Records. Da un anno e mezzo circa, invece, lavoro ad un mio progetto personale: B.SOUL Music. Qui riesco ad esprimermi a 360 gradi e dare opportunità a ragazzi, che come me, stanno cercando una via per esprimersi e migliorarsi costantemente. L’ultimo anno sicuramente è stato il più importante, professionalmente parlando, perché ho avuto la fortuna di collaborare con Terence Terry per la sua label La Vie En Rose, che mi ha portato a scoprire nuovi orizzonti.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Ultimamente ho talmente tanta voglia di fare che necessiterei di giornate di quarantotto ore, ma purtroppo non è possibile dilatare il tempo. Sono comunque in continua fase creativa, il ‘tempo libero’ dalla musica è impiegato nella mia attività individuale e viceversa; sono Art Director e lavoro ormai da anni anche come web-designer, grafico e tutto quello che riguarda l’arte “visiva”. Amo anche fare graffiti (forse più affreschi, che graffiti) e li realizzo tramite l’utilizzo di pennarelli e tempere acriliche. In tutto questo il filo conduttore rimane la musica, è sempre lei che mi suggerisce colori ed emozioni da trasporre in un disegno o in un’immagine digitale. Vivo una costante fase creativa che deve sempre trovar sfogo in qualche modo, altrimenti rischio di andare giù.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Il mio rimpianto più grande è non aver approfondito molti studi sulla musica, mi sarebbe piaciuto poter suonare altri strumenti come la chitarra acustica e il basso. Purtroppo quando sono passato a comporre con un computer ho abbandonato anche il mio sax. Credo comunque che ci sia ancora tempo sufficiente per imparare. Finché c’è passione ritengo che ci sia il 90% delle possibilità per realizzare questa cosa. Altri rimpianti sono di tipo diverso, ovvero: in molte situazioni collegate agli ambienti di club e mondo notturno, dove ho lavorato come dj, sono sempre stato lì a prendere quello che veniva, senza mai farmi sentire troppo e questo ha significato subire molte ingiustizie. Inoltre, anche i dieci anni da PR (come la situazione Italiana purtroppo c’insegna) non hanno affatto reso merito alle mie capacità di dj: sicuramente avrei potuto impormi e promuovermi meglio, ma ho preferito rimanere all’interno del mio guscio ed attendere che qualcuno si accorgesse di me. Se Dio vorrà avrò il mio riscatto e saprò sfruttarlo appieno.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Cari amici e cari amiche non scordatevi di aver sempre nel vostro iPod & nel vostro cuore i seguenti album:
Ben Harper “Welcome To The Cruel World”
Leela James “A Change is Gonna Come”
Micheal Jackson “Dangerous”
Etta James “At Last!”
Dr. Dre “Chronic 2001”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Purtroppo e me ne vergogno a dirlo, non sono un gran lettore, lo ero, ma rischio di addormentarmi dopo poche pagine e preferisco i film. Consiglio assolutamente il capolavoro “Philadelphia”, con Tom Hanks e Denzel Washington. Anche “Ciudade De Deus”, “Pay It Forward – Un sogno per domani”. Mi piacciono molto i film drammatici e se mi fanno piangere avranno sicuramente un posto speciale nel mio cuore.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Di sicuro la traccia black soul dal mio ultimo album “Organ Nature”, uscito a Novembre 2014, su Little Angel Records. Questo disco rispecchia appieno la mia anima soul ed è interamente suonato da me. È composto di una drum molto bossa-nova accompagnata da percussioni più jazz, costruite su un basso tanto semplice quanto efficace; il tutto, poi, è accompagnato da un organo in continua evoluzione. Si tratta di una produzione electro-soul che riesce a coniugare la mia old-soul con il mondo moderno nel quale sono cresciuto.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Viviamo circondati da ogni sorta di advertising o media, il tutto canalizzato sul web o sui social network. Siamo nati in un’epoca altamente tecnologica, ma non abbiamo la preparazione necessaria per saper gestire tutte le potenzialità che ne derivano. Sono convinto però che la tecnologia abbia un’anima, più profonda di quanto si possa immaginare. Per questo motivo ho aperto la mia società BVISUAL: per aiutare le persone a gestire questo potenziale, conoscendolo e sfruttandolo a pieno in modo da dare i giusti benefici. Siamo ormai schiavi di mille parametri imposti da noi stessi e dalla società, ma ormai è così e penso che, se si tornasse indietro, si farebbe molta fatica a farne a meno anche se a lungo andare, potrebbe portare ad una rinascita.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Sicuramente Harley&Muscle è una presenza importante, come ho già detto prima. Grazie a lui ho trovato la via giusta per scrivere le mie idee modo efficace ed estremamente professionale. Ovviamente parliamo della vera deep-house e credo che ci siano altri pochi maestri in grado di poter insegnare questa materia. Altre due figure da cui traggo molto beneficio nel parlare, condividere e quant’altro sono Terence Terry ed un altro master, Jovonn. Purtroppo sono veramente poche le persone in grado di ascoltarti e soprattuto di capire quello che stai cercando di comunicare, certi rapporti o si stabiliscono subito, o non si stabiliscono mai. Amo portare con me molte persone, coinvolgerne altrettante e far si che tutti quelli ‘che sono con me’ possano davvero esprimersi apertamente e con tanta voglia di far gruppo, usufruendo dei tanti consigli e dritte che io ricevo ogni giorno e trovo sia giusto condividere. non sono geloso di quello che apprendo. We must share love.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Musicalmente parlando, le situazioni più assurde le ho vissute ad Ibiza, Miami e Berlino. Preferisco dare alla parola ‘assurde’ un accezione positiva e quindi dire che queste ‘assurdità’ mi hanno colpito e mi hanno insegnato molto. Non c’è limite ormai a molte cose e vedere spesso un tipo di creatività portata all’estremo è semplicemente sensazionale. Di sicuro l’esperienza a Miami, durante il WMC, mi ha lasciato molto di più delle altre situazioni sopracitate.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Oggigiorno rischiamo di far veramente un indigestione di situazioni estreme: ogni ambiente ne propone in quantità industriali, ma certo è che la vita nell’ambito musicale, o per meglio dire del mondo della notte, offre molti spunti di riflessione. Ormai cerco comunque di non pensare a quelle circostanze che spesso mi hanno fatto arrabbiare. Penso solo, però, che fare musica e proporre feste con artisti interessanti, ad un seguito più o meno vasto, sia un grande potere e come il caro nonno di Spiderman c’insegna, “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, che non dovrebbero terminare in qualche ufficio o nel sottoscala di un club con un “pippotto e una scheda” in mano. Nessuno è santo a questo mondo, io per primo, ma sembra quasi che non ci si voglia mettere la testa, creando situazioni “sbandate”. Provo molto dispiacere nel vedere le generazioni più giovani di me crescere in un tale degrado non solo musicale, ma anche sociale.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Per quanto riguarda la mia label ho molti progetti in caldo, ultimamente ho il piacere e la fortuna di poter coinvolgere nei miei prossimi EP artisti giovani ed emergenti come Yamen&EDA, System2, Monkey Coops / DRMC. Inoltre, sono felice di poter vedere partecipi ai miei lavori anche alcuni artisti già affermati nel panorama internazionale e parlo di Terence Terry, Sossa, Hanfry Martinez, Jovonn e Justin Harris, per ora. Inizierò a breve con la produzione di vinili, inaugurando questo nuovo step della mia carriera con una bomba deep remixata da Jovonn e Terence Terry: l’uscita avrà come titolo “Real Music Needs to Happen’”, che è anche il mio motto. Per altri progetti su etichette major, mi trovo al momento in standby quindi insieme a voi incrocio le dita perché tutto vada nella giusta direzione.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.