Parlare di Marco De Paulis, alias di Marcus, significa parlare dello stile puro e inequivocabile della techno berlinese dei giorni d’oggi. Nato e cresciuto a Roma, è uno di quelli che soltanto una volta lasciata l’Italia è riuscito a trovare uno scopo per la ricerca del suo suono. Catapultato infatti già da qualche anno in una realtà come quella della capitale tedesca, in cui la musica elettronica è parte fondamentale della cultura e della vita di tutti i giorni h24, il suo stile sebbene assorba in parte l’influenza dell’underground che rende bollenti i clubs della città in cui vive, si caratterizza dalla forte carica di energia che rilascia e che traspira in ogni set, travolgendo il pubblico con la carica di uno che è cresciuto sul dancefloor al di là della consolle proprio come chi è li per ascoltarlo. Su Giant Steps, oggi ci parla di come per lui Berlino sia quotidianamente un punto di partenza, una sfida appena iniziata che ha l’intenzione di intraprendere e affrontare, confrontandosi prima di tutto con se stesso e poi con gli altri, sfruttando la sua musica come punto di unione.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima, quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Sicuramente è stata “No Good” dei The Prodigy. Tutt’oggi infatti, mi rimane impossibile dimenticare il beat così veloce e spezzato che la caratterizzava, e persino il video, ambientato in un warehouse dove c’era un party con gente che ballava e si dimenava a tempo di questa musica del tutto nuova per me, ha svolto un ruolo importante nei miei confronti. Senza dubbio, è stato quello il mio primo approccio alla musica elettronica. Ero molto piccolo ma avevo già le idee ben chiare.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Diciamo che la prima volta che ho messo le mani su un mixer e i giradischi avevo già capito che era una cosa che sarebbe entrata nella mia vita, e che questo rapporto sarebbe durato a lungo. Avevo 16 anni quando per la prima volta ho provato a mixare, la cosa mi piacque molto e la coltivai negli anni, col tempo poi, arrivarono le prime date nei locali di Roma e quello credo mi abbia stimolato molto nel farmi continuare a fare quello che faccio.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Credo che io e la musica siamo sempre andati d’accordo, forse è una delle poche cose che in ogni momento c’è sempre stata.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Penso che ce ne siano ancora molti di passi da fare, ma credo che la mia prima apparizione dietro la consolle del Tresor sia stato un bel passo. Indelebile quella notte, inspiegabile quell’energia. Da lì, diciamo che a Berlino ho iniziato a farmi conoscere per i miei dj set e successivamente è arrivato il mio primo Ep sulla 030, che mi ha fatto conoscere anche come produttore e dandomi diverse soddisfazioni.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
La mia principale passione rimane la musica, ma sono anche molto appassionato di street art. L’arte in ogni sua forma mi ha sempre ispirato, mi piace la fotografia, e infatti vado molto spesso ad esposizioni di fotografi che seguo o che mi consigliano, inoltre adoro esplorare posti abbandonati e desolati e questa è una passione che sto coltivando qui a Berlino, dove trovare posti del geere è molto più facile. Infine, sono un gran mangione, e la cucina e il cibo posso ammettere che sono un’altra mia grande passione. Per prendere ispirazione invece, quale miglior posto del club? Provengo dal dancefloor e non riesco ad abbandonarlo, l’energia e l’ispirazione che riesco ad assorbire li non ha eguali; ma non disdegno il silenzio, anche quello è fondamentale per me.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non rimpiango nulla di tutto ciò che ho fatto. Se oggi sono così sicuramente è anche grazie ai miei errori. Cose giuste o sbagliate hanno fatto di me quello che sono ora. Sicuramente di errori ne ho fatti e ne farò di altri nel futuro, ma rimpianti non ne ho. Mi è capitato spesso di levare tempo alla musica per dedicarlo a delle persone che non lo meritavano, e a pensarci bene forse è proprio questo l’unico rimpianto che ho.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Cinque sono davvero troppo pochi, ma posso provare a elencarvi questi:
Aphex twin – Selected ambient 85 – 92
The Prodigy – Music For The Jilted Generation
Donato Dozzy & Neel – Voices From The Lake
Surgeon – Basic tonal vocabulary Tresor
Depeche Mode – Music for Masses
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Per quanto riguarda il cinema sono un amante degli splatter, quindi non sto qui a consigliarvi film tutto sangue e sparatorie ma vi cito volentieri Quentin Tarantino, che è il mio regista preferito. Per quanto riguarda i libri invece, ne consiglierei un paio che ho letto recentemente e sono “Figlio di Dio” di Cormac McCarty e “L’inconveniente di essere nati” di Cioran.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sicuramente ho ancora molta strada da fare e quindi le soddisfazioni e i risultati migliori arriveranno con il tempo, ma proprio questo è per me lo stimolo a fare sempre di più e sempre meglio.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
Credo che il web sia un arma a doppio taglio, può unire perché può connettere persone che nemmeno si conoscono da un estremo all’altro del pianeta con i social network, ma dall’altro lato mi sento di dire che contribuisce a dividere, perché fondamentalmente ha tagliato i rapporti umani tra le persone. Ormai si manda preferibilmente una mail o un messaggio privato anziché avere un approccio face to face, anche per le situazioni più comuni di questa terra. Ad ogni modo fa parte della società odierna, e sembrerebbe che non ne faremo più a meno.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Sicuramente una delle persone a cui voglio un gran bene e con cui condivido musica e pensieri è il mio house side Francesco De Luca. Lui è come se fosse un fratello per me ed abbiamo sempre motivo di confrontarci in tutto ciò che facciamo. Sono davvero contento di vederlo crescere nella scena house berlinese perché è uno che se lo merita veramente. Un altro con cui sto condividendo molto la mia passione è Andrea Belluzzi, un ragazzo con un gran talento che meriterebbe più luce, e con il quale spesso condivido belle sessioni in studio. Luca Synthek anche, è una delle persone con le quali ho sempre il piacere di condividere opinioni riguardo la musica e non solo. Come potrei poi, non citare Anna Bolena, le sue parole sono sempre importantissime per me e molto spesso mi permettono di arrivare a vedere cose in maniera diversa da come le vedevo prima, da un’ altra prospettiva. Diciamo che ha svolto un ruolo fondamentale nella mia apertura mentale, a partire dalla musica e tutto ciò che la riguarda per finire a tutto il resto. Poi, onore gli amici di sempre Belfie e Gianmarco Silvetti, con i quali ho spesso riscontro musicale a distanza anche se prediligiamo generi differenti.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Ce ne sono state diverse, ma in particolare me ne viene una in mente: ero in un piccolo locale a Roma, e avrei dovuto iniziare a suonare alle 4 subito dopo un ragazzo che stava mettendo musica con il laptop; allora mi presentai in consolle 10 minuti prima della fine del suo set e lui come se non esistessi, anche quando arrivò il mio turno, continuò a “suonare”! E sembrava proprio non volesse finire! Quando mi accorsi che stava solamente giocando con i tagli di frequenza del mixer, che le tracce erano già mixate e il tutto stava passando in play tramite windows media player che segnava ancora un’ora alla fine, ho preso la mia borsa e me ne sono andato! La prima ed unica volta che non mi sono esibito! Non l’avrei mai fatto in situazioni diverse, in primis per non mancare di rispetto al pubblico che ha pagato e sta lì magari per ascoltare proprio te, ma era davvero una situazione paradossale. La cosa unica è che mi ripeteva: “Dopo questa puoi attaccare!”.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Bella domanda. Forse il tanto posing e la poca cultura musicale? Vedo sempre più dj o producer emergenti che pensano allo “show off” ma che essenzialmente hanno poco background. La cultura musicale per me è una di quelle cose che deve essere fondamentale. Come si fa a suonare o produrre una musica di cui non ne sai la provenienza o l’origine? Lo trovo molto riduttivo. La cosa che veramente non sopporto però, è la poca collaborazione e il poco confronto tra gli artisti, la tanta competizione e l’invidia. L’invidia dovrebbe essere stima e il confronto tra gli artisti dovrebbe essere la base, affinchè si creino collettivi. Credo che la musica dovrebbe connettere le persone, non metterle una contro l’altro. Purtroppo a malincuore devo ammettere che questa è una cosa che riguarda prettamente gli italiani, e vivendo all’estero mi accorgo ogni giorno sempre di più di quanta più connessione ci sia tra i vari artisti al di fuori delle nostre mura.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho promesso di non svelarlo, ma usciranno delle novità a breve!
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.