Ingegnere dal cuore in quattro quarti, partenopeo in trasferta al Politecnico di Torino, Mariano Oliva è di quei dj di cui è impossibile non innamorarsi dopo averlo visto e sentito all’opera. Ricercatore per natura, osservatore curioso di tutto ciò che lo circonda per deformazione professionale, Mariano Oliva riversa sul dancefloor il suo inconfondibile carattere forgiato negli scantinati polverosi dov’è solito fare incetta di dischi – “Per me la vera club-culture è quella che si trasmette con il passaparola per strada e che si consuma ancora negli scantinati con dj che si spaccano la schiena per portare le borse dei dischi” – e affinato dj set dopo dj set.
Oggi è sulle nostre pagine con i suoi quindici passi e due ore di musica che vi svolteranno il lunedì. Buona lettura e buon ascolto!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Non c’è una traccia in particolare, ma quando avevo diciotto anni una mia amica più grande mi regalò un CD e tra le tracce ce n’erano varie di Aphex Twin: fu amore a prima vista. Quella stessa estate andai a Londra per tre mesi e mi ritrovai improvvisamente catapultato nella sua night-life. Ricordo che la prima sera andai da solo ad ascoltare il live di Nicolas Jaar, che aveva da poco pubblicato l’album “Space Is Only Noise” e il giorno dopo Theo Parrish al Plastic People. Da quel momento capii che volevo vivere anch’io l’emozione di avere di fronte a me un pubblico con cui condividere i miei stati d’animo, la mia musica.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Il mio rapporto con la musica è iniziato presto. Da molto piccolo ho iniziato le lezioni di pianoforte, per poi entrare a tredici anni al conservatorio e restarci fino all’ultimo anno di liceo. Ricordo con grande gioia il giorno in cui io e mia madre andammo a comprare il pianoforte a coda Yamaha. Quando lo vedemmo ce ne innamorammo. Me lo comprò pur di vedermi felice, nonostante il costo davvero alto per noi. Il conservatorio mi ha dato molto, ma dopo tanti anni quel tipo di studio mi stava stretto, ho sentito un bisogno di rottura che mi ha spinto alla musica elettronica e ho subito capito di aver trovato la mia dimensione.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Non posso parlare di momenti di crisi ma di momenti di difficoltà. Studiando Ingegneria non è stato e non è semplice armonizzare questi due mondi all’apparenza molto distanti. Da un lato il mio modo di presentarmi mal si concilia con lo stereotipo dell’ingegnere, quindi spesso sono stato etichettato come “diverso”. L’altra difficoltà è legata al tempo da dedicare allo studio e alla musica, conciliare serate importanti e lezioni/sessioni di esami. Ad esempio, mi capita spesso di pensare, durante una lezione, ai dischi da passare, provo in mente i passaggi e mi annoto sul quaderno le tracce. A volte mi domando come sono arrivato al termine dei miei studi. La mia famiglia ha avuto un ruolo importante nel sostenermi senza spingermi a fare una scelta tra musica e studio. Non mi sentirei completo se l’avessi fatta.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sicuramente la possibilità ad un party Woo! a Napoli di condividere la consolle con Moodymann, che è uno dei miei Guru. È stata una notte indimenticabile. Lui ha ascoltato parte del mio set e verso la fine ha iniziato a sbirciare nella mia borsa attaccando i suoi stickers sui miei dischi. Quando c’è stato il cambio e mi ha dato il pugno…è stato come sognare ad occhi aperti.
Un altro momento a cui sono legato è stato la opening a Motor City Drum Ensemble durante un party Deependence, di cui sono stato per alcuni anni resident. Vederlo ballare dietro di me durante il mio set mi riempiva di gioia. Ci sono comunque tante altre serate indimenticabili, quella con Omar S, Ben Ufo, Boo Williams…
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
In realtà mi rimane ben poco spazio tra il tempo che trascorro a studiare e quello che trascorro a cercare dischi o a produrre musica. Per rilassarmi vado a nuotare o a correre e da quando vivo da solo mi piace molto cucinare. Quando riesco trascorro anche del tempo a contatto con la natura, sono molto affascinato dagli alberi. Mi piace ricercare dei volti in essi e fotografarli, una passione che condivido con una persona a cui sono moto legato.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non ho dei rimpianti, ho sempre vissuto la musica come una valvola di sfogo, un’isola di benessere dove rifugiarmi, ma anche il mio modo di condividere le emozioni con gli altri, soprattutto con i miei amici. Senza di loro non sarebbe lo stesso. È anche vero che dedicarmi alla musica significa spesso sottrarre tempo alle persone che mi sono vicine, qualche volta costringendomi a scelte difficili.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi.
Difficile condensare tutto in cinque scelte, ma ci provo citando alcuni degli artisti che sono per me fonte di ispirazione:
Aphex Twin “Selected Ambient Works 85-92”
Moondog “Moondog And His Friends”
Bop “Self Portrait”
Floating Points “Shadows EP”
Quiroga “Vol. 4” (“Amarsi Male” e “Vivere Distaccati” le mie preferite)
In ogni caso la mia stella polare è Theo Parrish ma non saprei quale scegliere tra i suoi capolavori.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
In biblioteca ci passo già troppo tempo: la sera prima di addormentarmi, oppure in vacanza, leggo un bel Topolino o dei manga giapponesi. Di film invece ne vedo tanti, tra i miei preferiti c’è “Mr. Nobody” e “Pi greco il teorema del delirio”.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Ciò che mi rende orgoglioso non è uno specifico risultato artistico, ma ricevere i complimenti dalle persone dopo aver suonato. Mi rende felice perché cerco in ogni serata di dare il meglio e, se il mio set viene apprezzato, vuol dire che sono riuscito a comunicare la passione che ci metto. Anche le critiche se costruttive le apprezzo sempre, mi aiutano a crescere e capire dove migliorare.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Il web rappresenta una grande rivoluzione: avere la possibilità di essere connessi al mondo in tempo reale e di farsi conoscere senza barriere, grazie ad un semplice telefono, era inimmaginabile vent’anni fa. Ha un grande potere. Come ogni strumento, dipende dall’uso che se ne fa. Ha anche dato la possibilità a persone di discutibile talento di emergere grazie a oculate operazioni di marketing. Ma io sono dell’idea che questo fenomeno non hanno nulla a che vedere con l’arte della musica o almeno con la mia visione della musica. Per me la vera club-culture è quella che si trasmette con il passaparola per strada e che si consuma ancora negli scantinati con dj che si spaccano la schiena per portare le borse dei dischi.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
A questo vorrei dedicare qualche parola in più perché ho davvero tanti amici che spingono “roba seria” e meritano tanto. Partendo da Benevento, la mia città, ci sono Evod & Oisel che producono della techno di grande qualità e Domenico Rosa con cui sono in contatto tutti i giorni: è davvero in gamba. A Napoli c’è una scena incredibile, tanti ragazzi che stimo, ma il mio produttore preferito è Bop; mentre come dj, Genny G e Lele con cui ho condiviso tanti bei momenti e Gi Napoletano (fa girare assieme tre piatti a suon di techno disumana). A Milano, tra i resident del Dude, c’è il mio amico Vg+, dj pazzesco fuori da ogni schema, e a Torino, dove vivo, c’è la crew di TDC Palazzi che ha stile da vendere e K-Soul con cui spesso trascorro giornate a cercare dischi nel suo negozio Militant Soul. Mentre, fuori dallo stivale, a Berlino c’è il mio amico Battista che è un fuoriclasse assoluto.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Mangiare un panino con Marcellus Pittman e Tama Sumo alle cinque del mattino nei quartieri Spagnoli di Napoli parlando di Detroit rimarrà nella storia. Le seconda è stata ritrovarmi all’esame di Elettrotecnica a parlare con il professore di Aphex Twin e delle sue opere dopo aver partecipato al Lost In A Moment a Napoli e aver suonato all’aftershow. Scopro che lui è un megafan come me, tutta l’aula ci guardava incredula. Giornata indimenticabile.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Una delle cose che mi dà più fastidio è che strapaghiamo guest estere con cifre eccessive, mentre in Italia ci sono tantissimi artisti che spaccano e che non vengono valorizzati quanto meriterebbero. Mi piacerebbe vedere che un maggior numero di promoter avesse il coraggio di osare e puntare su artisti nostrani. Per fortuna ci sono comunque dei visionari in Italia, è anche grazie a loro che oggi siamo al passo con la club-culture. Spesso anche qualche passo in avanti. Questi promoter sono i veri “warriors”.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto lavorando in studio con un produttore e grande amico che vive a Bristol. Fra di noi c’è un grande feeling, ho trovato finalmente la parte che mi mancava. Sento per la prima volta davvero mio quello che sto producendo. Trascorrerò tutto il mese di marzo lì per continuare a lavorare in studio e per questa collaborazione in corso userò un nuovo alias, ma non posso anticipare altro. Continuerà anche la mia residenza a Napoli per il party Woo! che propone sempre artisti ricercati e di grande spessore e che ha alle spalle un gruppo davvero affiatato. C’è una grande stima tra me e i fondatori Augusto e Raffo. Sono molto contento della nostra collaborazione e gli sono riconoscente per la fiducia che ripongono in me. Cerco di dare il massimo per i loro party.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.