Tra le peculiarità che un dj dovrebbe sempre portare da casa in ogni set che produce sotto effetto di esperienza e spirito di osservazione ci sono l’umiltà e la visione tridimensionale, quella che permette di proiettare una pista esattamente dove il dj vorrà. Martino Recchia è uno di quelli che incorpora queste due caratteristiche al meglio. Se fossimo ancora ai tempi delle dj-booth, Martino lo vedresti a suo agio lì dentro a scartabellare tra i vinili senza che nessuno possa vederlo, pur godendo di un’esperienza sonora appagante e trascinante, pur senza dover ostentare. Per troppo tempo il suo potenziale non si è espresso al meglio, e ribadiamo troppo (ahinoi la miopia di certe orecchie) e, finalmente, nella consolle della Jackzone del Sound Department ha trovato una residency che mette in difficoltà qualsiasi dj che venga prima o dopo di lui.
Ora è il tempo del suo Giant Steps e noi siamo contenti di poterlo ospitare, tanto. A voi.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Cosi a bruciapelo? “Division Bell” dei Pink Floyd.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Non l’ho ancora capito…so solo che amo farlo.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Io non li chiamerei momenti di crisi, ma sicuramente diciassette anni fa quando, essendo ancora studente, non potevo permettermi di acquistare tutta la musica che volevo: mi sentivo immobile, quasi prigioniero.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Indubbiamente suonare all’estero è stato uno di quelli ma non posso certo dimenticare l’aver affiancato diversi dj che sono stati un punto di riferimento per me da sempre.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Le altre passioni sono la cucina, da poco mi diletto a sperimentare nuovi piatti (ed anche mangiarli) e la bicicletta. Perdermi tra i suoni della natura ed i suoi silenzi mi ispira e mi fa stare bene.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non ho rimpianti ho sempre fatto tutto nei modi e tempi che volevo.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Pink FIoyd “The Division Bell”
Radiohead “Ok Computer”
Matthew Herbert “Bodily Functions”
Larry Heard “Sceneries Not Songs, Volume One”
Herbie Hancock “Head Hunters”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Consiglierei questo libro molto importante per capire il movimento della storia dance music americana: “Love Saves the Day” di Tim Lawrence.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Uno degli ultimi è stato a dicembre scorso con dieci ore di dj set al Soundepartment di Taranto.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Secondo me è molto importante, può aprirci all’informazione globale ma bisogna maneggiarlo con molta cura.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Ho la fortuna di conoscere tantissima gente ogni giorno e sono grato alla musica. Da dieci anni a questa parte (sono ormai dei fratelli per me) Philipp & Cole di Firenze e Genny G di Napoli: grosse, grasse risate ogni volta.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Preferisco non raccontarle! Il mondo della notte è molto divertente.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Credo che si debba puntare un po’ più al ”made in Italy’’: abbiamo giovani talenti (e non) che stanno facendo grandi cose e meritano di essere supportati. Purtroppo siamo ancora succubi delle scene estere.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Cerco (grazie ai ragazzi del Soundepartment di Taranto) di far emergere giovani talenti e non italiani, dando loro la possibilità di esprimersi nella mia amata Puglia.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.