Chi scrive ha incontrato per la prima Matteo Ottavi, in arte Matthew Oh, un sabato di aprile durante un aperitivo e l’ha visto poi all’opera la stessa sera appena prima di Move D, protagonista di un warm-up tanto diverte quanto spesso. Basta poco insomma, appena una capatina nel suo raggio d’azione, per farsi stregare dalla sua passione viscerale per la musica e dalla sua incredibile simpatia, prerogative che accentrano su di lui tutte le attenzioni di chi lo circonda, rendendolo spesso e volentieri l’anima della festa.
Oggi è su Soundwall con i suoi pensieri, le sue ambizioni e la sua musica: buon lunedì a tutti, v’è andata di lusso!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Ad essere sincero non credo ci sia proprio una traccia che mi abbia cambiato la vita. Ho sempre ascoltato e comprato musica di tutti i generi, fin da quando ho iniziato a mettere i dischi nel 2000. Il mio più grande amore comunque rimane la musica soul, quindi posso dirti che ho un particolare debole per Stevie Wonder, Otis Redding e tutti gli artisti Motown. La mia traccia preferita in assoluto è da sempre “Inner City Blues” di Marvin Gaye contenuta nell’album “What’s Going On”, che poi è uno dei primissimi dischi che ho comprato.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Era una domenica pomeriggio ed ero ad un evento che organizzavano in un localino vicino casa mia, avevo quindici anni. Ricordo ancora che la consolle era in fondo appartata su un angolo. Vedere il deejay che selezionava dischi e poi li mixava mi ha fatto subito innamorare di quest’arte. Da lì ho iniziato a comprare dischi e non ho più smesso…
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Sono sempre molto critico con me stesso, quindi la mia più grande sfida è quella di credere in me e in quello che faccio. Poi per il resto ho sempre accettato tutto quello che la musica mi ha portato, con filosofia e con voglia di andare avanti. Più che crisi direi intervalli: se c’è disordine nell’umore, c’è discontinuità anche nella musica.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sicuramente l’aver intrapreso il cammino con la mia etichetta Outlaw, con la quale sono giunto proprio in queste settimane alla terza release, con una dub version di Echologist. Mi piace moltissimo proporre da cose maggiormente deep ad altre più dub techno sia nei miei set sia in studio, perciò aprire una propria label mi ha dato l’opportunità di dare libero sfogo alle mie idee senza dover render conto o avere l’approvazione di altri. Per me è stato un passo fondamentale. Oltre a questo anche la mia residenza di tre anni al Red Zone di Perugia, l’attuale collaborazione con l’associazione culturale Do iT ed il Serendipity Club di Foligno, collaborazioni che mi hanno dato l’opportunità di mixare con dj di tutto il mondo.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Mi piace molto viaggiare, quindi appena posso cerco sempre di andare da qualche parte. Sono discontinuo, accolgo ogni stimolo che attiri la mia attenzione, ma spesso non riesco a tenere vivo l’entusiasmo, mi distraggo. Con la musica è diverso, sono molto più costante. In realtà non ho molto tempo, la mia famiglia ha dei negozi di abbigliamento e da sempre mi trovo a contatto con la moda, senza sviluppare un vero coinvolgimento, ma ho scoperto, gestendo un bar all’interno di uno dei punti vendita, che mi piace molto l’ambiente, lo sperimentare dietro il bancone, l’organizzare eventi, il contatto con i clienti affezionati o di passaggio. Determinante è anche l’amore per il cibo e il buon bere. Ho una passione per il bar, non solo il mio!…
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non aver approfondito lo studio di uno strumento. Infatti ora mi trovo a fare un corso di pianoforte e a breve ho il saggio con gli altri compagnetti di dodici anni!
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Radiohead “Ok Computer”
Autechre “Incunambula”
Baby Ford “Headphoneasy Rider”
Underground Resistance “Revolution For Change”
Metro Area “Metro Area”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Mi piace leggere libri che parlano di musica o della sua storia in generale. Al momento sto leggendo “Come funziona la musica” di David Byrne che mi è stato regalato da poco, una specie di guida nei vari aspetti che governano la produzione musicale. Sono un appassionato di serie, ho praticamente visto tutto il repertorio proposto da Netflix. Dexter la consiglio. Guardo molti film, principalmente di notte, per via dell’insonnia, uno degli ultimi è “Kill your friends”. Sono anche uno di quelli che sta aspettando con impazienza la nuova serie di Twin Peaks, che ho amato tanto.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sicuramente la prima release Outlaw andata sold out in distribuzione dopo una settimana.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Penso che internet sia, senza ombra di dubbio, un mezzo di comunicazione ed informazione molto utile. Notizie e approfondimenti sono accessibili in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo a chiunque. Sotto altri profili il web può essere castrante, mi riferisco a quando i contatti si limitano al virtuale, tramite social o applicazioni, che impongono una certa velocità e una sintesi di espressione che, a volte, ci costringono a trattare con superficialità argomenti. Ad esempio ci sono tanti modi per poter ascoltare e scoprire musica nel web, ma ciò non sempre corrisponde ad approfondire davvero un artista, perché si ha la possibilità di passare oltre molto velocemente, magari non si ascolta un album così come è pensato dall’autore, seguendo un dato ordine di tracce, ma random su Youtube, saltando di brano in brano. Il vinile, invece, impone teoricamente l’ascolto
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Fortunatamente sono circondato da ragazzi che hanno una passione infinita per la musica, a partire da tutta la crew del Serendipity fino ad arrivare a tutti gli altri che, chi da più tempo chi da meno, si sono avvicinati a questa passione.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Mi ricorderò per sempre i due back-to-back in chiusura del party Do It con Dasha Rush e Rødhäd. Poi sicuramente qualche after, ai quali mi piace moltissimo mettere dischi anche fino a tardo pomeriggio.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Guarda, sarò sincero e sintetico, ma non credo che ci sia proprio una scena musicale italiana, ma solo piccole realtà. Ad esempio a Foligno ce ne sono alcune molto interessanti come il Dancity Festival, con la presenza di artisti internazionali, la cui undicesima edizione si svolgerà il 30 giugno, l’1 e il 2 luglio, e il club Serendipity, nato appunto dall’esperienza dei ragazzi di Dancity, che è diventato uno dei club più importanti a livello nazionali.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto già lavorando alla quarta release Outlaw ed ad altri progetti con amici, ma che ancora sono proprio sul nascere.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Vi saluto proprio con un disco che mi è arrivato in questi giorni!