Metà del duo Lumière, di cui fa parte al fianco di quel Giammarco Orsini già transitato all’interno delle nostre pagine, Mattia Diodati è un altro “figlio” dello Zu::Bar. Protagonista all’interno dell’Intelligent Club, la sua B-room, il giovane pescarese ha qui la possibilità di offrire la sua visione di “club nel club” al fianco degli altri resident, assolutamente libero da costrizioni e vincoli. È Mattia Diodati il Giant Steps di questa settimana: potete considerare i suoi quindici passi, ma soprattutto il suo set, come fotografie del suo gusto e della sua personalità, le stesse che stanno contribuendo a rafforzare l’identità musicale di una città mai tanto ricca di talento.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Erano i primi anni di MTV Italia, avevo 12 anni e… il video di “Freestyler” dei Bomfunk MC’s mi gasava tantissimo! È stato sicuramente il primissimo disco a darmi grandi emozioni, quello che per primo mi ha avvicinato al suono elettronico.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Vado a ballare da sempre e anche quando andavo solo per divertirmi con i miei amici, sono sempre stato attento alla proposta musicale e alla qualità della selezione. Ho sempre avuto un forte interesse per la musica, così pian piano ho iniziato a cercare musica e a collezionare vinili. All’università, poi, ho conosciuto amici con la stessa passione; alcuni di loro suonavano già ed avevano una consolle in casa. Da quel momento ho iniziato finalmente a mixare i dischi che avevo cercato negli anni passati. Erano le prime volte che toccavo un mixer…non ho più smesso.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Fino ad ora non credo di aver avuto particolari momenti di crisi o di delusione legati alla musica. Anzi probabilmente la musica è stata l’unica cosa a darmi conforto nei miei momenti di sconforto personale.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
In primis, sicuramente essere resident a Zu::Bar. Chi mi conosce sa che è stato un traguardo molto sudato. Durante il mio percorso artistico ricordo con piacere due momenti su tutti: la mia prima data al Wood di Bruxelles insieme a Giammarco Orsini con il nostro progetto Lumière (lì ho poi avuto il piacere di ritornare più volte, sia da solo che con Giammarco) e il mio primo Zu::Shaman, sempre come Lumière, insieme al trio Apollonia. È stata la mia prima volta in un grande evento; all’inizio ero un po emozionato, lo ammetto, ma dopo aver suonato i primi vinili è passato tutto. Sentivo solo la musica e l’energia che mi trasmetteva la pista, una sensazione stupenda, davvero una grande festa.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Adoro fare lunghe passeggiate in bicicletta con la mia ragazza lungo la riviera della mia città. È l’unico modo che ho per evadere da una vita sempre più frenetica che mi lascia davvero poco tempo libero.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Sono ancora giovane per avere rimpianti, vivo la musica ogni giorno e cerco di dare sempre il meglio in consolle. Forse essendomi sempre concentrato principalmente sulla tecnica di mixaggio, avrei potuto iniziare a lavorare in studio un po’ prima.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Ricardo Villalobos “Thè Au Harem D’Archimede”
Moby “Play”
Gorillaz “Clint Eastwood”
Joe Patti’s “Experimental Group”
Manu Chao “Clandestino”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Non sono un grande appassionato di cinema, né di letteratura. Mi diverte guardare commedie divertenti con la mia ragazza o i miei amici. Guardo volentieri i classici della comicità italiana da Alvaro Vitali a Lino Banfi, passando per Paolo Villaggio. Se sono da solo a casa davanti alla tv, però, mi ritrovo col dito impazzito sul telecomando a fare zapping. Se proprio dovessi consigliare un film…forse metterei su un altro vinile! Se poi devo consigliarvi un libro…alzo il volume al massimo!
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Aver ripagato la fiducia di chi mi ha dato la possibilità di farmi conoscere artisticamente attraverso la mia residenza del venerdì nell’Intelligent Club, la B-room di Zu::Bar, il club nel club. L’Intelligent Club avrà sempre un posto fondamentale nel mio cuore, è il luogo dove ho capito che non stavo più giocando e che stavo diventando un elemento importante nella famiglia Zu::Bar, realtà musicalmente sempre più importante in Italia e all’estero, di certo la più seria e rispettata del mio territorio.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Internet è uno strumento fondamentale per la vita quotidiana di tutti noi, ci permette in poco tempo di poter avere e poter fare tutto. L’accesso ad una mole pressoché infinita di informazioni permette cose impensabili fino a qualche anno fa, permettendo di ottenere, per quel che riguarda il percorso di un artista, una visibilità senza precedenti. Tuttavia, soprattutto per questo motivo, ho paura che abbia creato una specie di dipendenza da cui difficilmente usciremo e, ahimè, sempre più spesso mi sembra che svaniscano i rapporti reali tra le persone.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Oltre a Giammarco, a cui da anni mi lega una forte amicizia e con cui è nato il progetto Lumière, ci sono gli altri dj con cui trascorro molti pomeriggi a Zu::Bar: Ale Rapini, Re_Named, Enrico Mantini e Gianluigi (Alli Borem), ormai pescarese d’adozione, sono artisti con i quali sento grandi affinità, con cui mi confronto su musica e obbiettivi reciproci. Con tutti loro ho vissuto bei momenti sia dal punto di vista professionale sia nella vita di tutti i giorni.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Stavo suonando in un club nel centro Italia come guest, la pista in delirio acclamava il mio nome… peccato fosse sbagliato!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Mi infastidiscono particolarmente le limitazioni burocratiche e la mancanza di visione da parte delle istituzioni che penalizzano la scena italiana rispetto a quella estera. Inoltre non mi piace l’incapacità di fare “sistema” tra noi artisti, spesso troppo presi dai propri individualismi…è per questo che sono così contento di far parte di un collettivo tanto unito.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto investendo molto tempo in studio sia da solo, sia con il progetto Lumière. Ho alcune tracce terminate e alcune da finire, ma è ancora tutto top secret.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Vi saluto con “Drops”, di Robbie Tronco. È stato tra i primi vinili ad entrare nella mia borsa, uno dei miei dischi preferiti di sempre.