Una volta non era poi così raro che i dj, come impiego diurno, lavorassero all’interno di negozi di dischi. Troppo forte il richiamo della musica per fare altro durante le ore di luce, avrebbero detto loro; certo è che tale lavoro ha rappresentato da sempre la garanzia nella qualità della ricerca (facile, no? Coi dischi sempre a portata di mano…) e una grandissima dimestichezza coi diversi generi musicali, prerogativa di quei mestieranti della consolle che sanno trasformare ogni loro set in un percorso variopinto e imprevedibile. Per questa ragione, sapere che Michael Byrne ha alle spalle sette anni tra gli scaffali di Marquee Moon e Move On a Firenze ci ha stuzzicati non poco prima di questo Giant Steps, certi di trovare un dj con tante cose da raccontare. Se a tutto questo aggiungete l’esperienza quinquennale in Crosstown Rebels come spalla di Damian Lazarus…beh, buona lettura e buon ascolto!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Ricordo la scintilla, quando avrò avuto otto-dieci anni, scattata quando ascoltai “Tarkus” di Emerson, Lake & Palmer.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Direi nel 2002, dopo il concerto dei Royksoop al Future Show di Bologna, la stessa settimana vidi il film indipendente “Groove”, dove c’è anche un simpatico cameo di John Digweed, dj che in quel periodo adoravo. In quei giorni qualcosa scattò e il passo verso i miei primi scadenti ma utilissimi strumenti per mixare fu brevissimo.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
A mia moglie piace la psy-trance. Direi una crisi perenne.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Ho affiancato diversi guest internazionali, ma fare warm-up a James Holden è stato per me motivo di grande orgoglio e soddisfazione personale. È stato importante collaborare per cinque anni come assistente musicale per Damian Lazarus / Crosstown Rebels, esperienza che mi ha insegnato molto.
Molto importanti i sette anni trascorsi nei due migliori negozi di dischi della mia città, Firenze. Marquee Moon, e successivamente Move On.
Tutte avventure che hanno contribuito molto a formare il mio background.
L’attuale residenza con Tropical Animals.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Adoro il cinema e camminare sulle Dolomiti in estate, anche sciarci in inverno ma non sempre è possibile. Ho un figlio ancora piccolo e i momenti da dedicare a me stesso è un po’ pochi ultimamente; direi che la musica occupa già una bella fetta del mio tempo. Capitano dei cali d’ ispirazione, io di solito cambio genere musicale e dopo un po’ ci ritorno, un ciclo continuo.
Anche le collaborazioni che negli anni ho portato avanti con mia moglie sono state motivo di forte ispirazione…lei è una ottima chef di professione e abbiamo sviluppato vari progetti sinestetici sposando cibo, gusto, musica, suoni e molto altro.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Aver smesso di suonare il sassofono.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Queste domande mi mettono veramente in crisi…di tutto l’universo jazz funk e ovviamente elettronica non saprei davvero cosa scegliere. Provo con:
Neil Young “Harvest”
Mark Hollis ”Mark Hollis”
Can “Safe”
Pink Floyd “High Hopes”
AFX “Analord 01-10”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
In biblioteca consiglierei i miei autori preferiti: Camilleri, Terzani, Ian McEwan, Edward Bunker, Philip Roth, Chuck Palahniuk, Isaac Asimov, Philip Dick, Aldous Huxley
In videoteca consiglierei un film e un documentario. “La donna che canta” di Denis Villeneuve, un cazzotto nello stomaco senza precedenti, bellissimo. “Il Sale della terra” di Wim Wenders, film documentario sulla vita di Sebastiao Salgado, monumentale.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Ho fatto delle piccole produzioni per delle installazioni nel campo della moda che mi hanno gratificato molto, spero di raggiungere l’apice della soddisfazione con l’uscita del mio disco.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Cercando di essere il più sintetico possibile, direi che ormai non si può prescindere dalla rete. Non si può non considerarla nelle evoluzioni del mercato del lavoro, nell’educazione, nella scuola e nel rapporto che ognuno di noi ha con le informazioni, l’intrattenimento e soprattutto le relazioni. Parlando di umane relazioni siamo nel pieno di una velocissima metamorfosi.
Non vivo bene l’abitudine delle persone che riversano in rete, soprattutto sui social, gli aspetti più intimi della vita privata, è una cosa che fatico a capire. Quelli sono miei momenti e di chi li vive insieme a me, perché regalarli così? Non vedo ancora così simbiotica la vita “reale” e la vita in rete, tendo a scindere le due cose.
Aggiungo che secondo me, ad oggi, ritengo la rete una grande occasione sprecata. Pensando all’uso che la maggior parte degli esseri umani ne fanno.
Vedremo.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
James Holden è sempre stato un grande punto di riferimento per me, ogni tanto ci scriviamo.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Ce ne sarebbero tante da raccontare in situazioni musicali, ne racconterò una un po’ assurda ma molto bella.
Durante un mio dj set ai piedi del monte Falterona in estate, alba perfetta…nell’ istante preciso in cui i primi raggi di sole cominciano a spazzolare le montagne intorno a noi, mixo un acapella di Caribou “Sun” con Voice Stealer “Evaluation” e più persone nello stesso momento si sono commosse e messe a piangere (di gioia, eh!).
Assurda “assurda” a Jaipur ho visto un incidente stradale, uno scomposto rituale religioso su un marciapiede, un uomo cadere da un balcone, una capra con una gamba ingessata tutto condito dal normale scorrere di una strada indiana che già quello basterebbe. È accaduto tutto contemporaneamente nell’arco di dieci secondi, assicuro che per un attimo il mio cervello è andato in tilt. Assurdo.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Forse negli anni ho visto poca meritocrazia nei confronti dei nostri dj, quelli veramente bravi e la ridondanza sei soliti nomi grossi. Ma forse qualcosa si sta smuovendo.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Oltre a continuare la residenza con Tropical Animals e collaborare in veste di A&R della neonata label (sempre Tropical Animals) sto lavorando per l’uscita del mio primo EP che arriverà presto.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.