Quando si vive in totale simbiosi con la musica, quando la maggior parte delle amicizie sono state coltivando l’interesse per il clubbing, è fisiologico finire di fronte a una consolle anche quando la voglia di ballare è davvero poca. A chi scrive capita sempre più spesso. Ciò che è decisamente più improbabile, invece, è l’avere la fortuna di finire dinnanzi a un dj del tutto sconosciuto in grado di fare centro al primo disco, di rapire l’attenzione della pista (scettici e svogliati compresi) e farla sua per tutta la durata del suo set.
Lo scorso 21 gennaio, la notte del primo compleanno di Jooice al Rashomon Club di Roma, Nicky Macha, forte di una selezione musicale impeccabile e di una presenza scenica a dir poco magnetica, è stato protagonista di un set travolgente, regalando al sottoscritto una delle sorprese più liete della stagione invernale.
Oggi sono suoi i quindici passi del gigante: buona lettura e buon ascolto!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Scavando proprio a fondo nella memoria mi verrebbe da dire: “Pierrot E La Luna” dei Litfiba, dall’album 1”7 Re” del 1986. Il ricordo è legato a uno dei primissimi concerti della mia vita e un ringraziamento speciale va ai miei genitori per avermi portato con loro.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
A metà del 2000 erano ormai un paio di anni che io e il mio amico fraterno Simone ci dilettavamo a “suonare” agli school party dei nostri istituti. A quattordici-quindici anni non c’era logica in quello che facevamo, però il divertimento era tanto e a dire la verità suonare dischi di qualsiasi tipo mi ha aiutato
in maniera considerevole a migliorare la mia tecnica di mixaggio. Poi un giorno, esattamente il primo agosto del 2007, al Cocoricò di Riccione, tutto cambiò: Ricardo Villalobos e Marco Carola deliziarono le mie orecchie con un back-to-back di otto ore che rivoluzionò completamente il mio modo di concepire la musica elettronica. Fu alla fine di quella maratona che dissi tra me e me “un giorno vorrei poter fare la stessa cosa”.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Non credo di riuscire ad associare la parola “crisi” alla parola “musica” perché renderebbe il tutto troppo negativo. Ci sono stati indubbiamente dei momenti di stallo, uno in particolare dovuto al
mio trasferimento dall’Italia al Regno Unito nel 2011. Il primo periodo non fu facile;
nonostante abitassi in una splendida città come Bristol, la scena musicale era dominata
da party drum n bass e dubstep (generi dei quali non conoscevo quasi nulla prima di allora) e di conseguenza feci un po’ di fatica ad ambientarmi. Ma poco dopo quella fatica si trasformò in pura soddisfazione perché iniziai a comprendere il vero valore della diversità musicale e delle sue mille sfaccettature.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Ritengo che ogni giorno che passa sia un momento molto importante della mia carriera
(che comunque preferisco chiamare percorso), per il semplice fatto che, essendo la musica in continua evoluzione, la mia mente e le mie orecchie non smettono mai di ricevere nuovi stimoli, indispensabili per la mia crescita artistica. Se dovessi però scegliere un momento in particolare sceglierei a occhi chiusi quello in cui Arianna e Gabriele, le due menti dietro il progetto Jooice,
mi chiesero di entrare a far parte del loro collettivo. Un progetto basato solo ed esclusivamente sulla politica della libertà musicale. Senza compromessi e senza favoritismi. Sarò per sempre grato a tutti i componenti della famiglia Jooice per avermi fatto sentire uno di loro fin dal primo istante.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Son stato un grandissimo appassionato di basket (sport che ho praticato per dodici anni), ma da tre anni a questa parte la musica ha preso cosÏ tanto il sopravvento che ho quasi smesso completamente di seguirlo.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Il mio più grande rimpianto è stato non aver mai visto dal vivo un concerto dei Depeche Mode. Il 3 giugno però sarò presente all’Olympic Stadium di Londra per assistere alla loro performance e dire che non vedo l’ora è molto riduttivo.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Joy Division “Closer”
Ricardo Villalobos “Alcachofa”
Depeche Mode “A Broken Frame”
Lou X “La Realtà, La Lealtà E Lo Scontro”
The Human League “Reproduction”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Libri: Banana Yoshimoto “Lucertola”, John Fante “Chiedi alla polvere” e Umberto Eco “Numero zero”.
Film: “Memento” di Christopher Nolan, “Old Boy” di Park Chan-Wook e ”Inland Empire” di David Lynch.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Vi dispiace se dico che ancora non è arrivato?
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Vivendo lontano da casa non posso negare che mi aiuta molto a tenere vivi e costanti i contatti con i miei famigliari e i miei amici. Anche sul lato musicale lo trovo utilissimo per la mia ricerca. Se poi se ne fa un uso stupido e spropositato sa essere molto dannoso. Dipende sempre tutto da noi.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Gabbs, Matteo Manzini (che ringrazio particolarmente,insieme alla sua ragazza Laura, per avermi permesso di registrare il podcast nella loro dimora), Myles & Elliott Timoti, Kensa, Delikwe e Nothus sono prima di tutto grandi amici, ma anche dj per i quali nutro un profondo rispetto. La loro devozione, la loro perseveranza e il loro impegno sono per me una grandissima fonte di ispirazione
ed energia e anche solo scambiare poche parole con ognuno di essi è utile alla mia mente (e soprattutto alle mie orecchie!).
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Nell’estate del 2015, Zucchi e Francesco Boffa mi chiesero di esser parte della line up di un party (110 London, di cui loro sono resident dj e proprietari) che si sarebbe svolto, letteralmente, sotto un ponte. Il luogo era raggiungibile solo tramite una piccola imbarcazione. Alle cinque del mattino alcuni dipendenti della Rail Network, la società che gestisce parte delle ferrovie Inglesi, iniziarono il proprio turno di lavoro sopra il ponte dove noi stavamo andando avanti ormai da ore. Morale della favola: circa quindici poliziotti (e un elicottero) arrivarono a metter fine al party (non senza difficoltà) e ci scortarono lontano dall’area che avevamo praticamente invaso. Ricordo indelebile!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Abitando in Inghilterra da ormai sei anni e non frequentando molto spesso club italiani non vorrei sbilanciarmi emettendo sentenze basate sulle opinioni di altre persone.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Vedo Jooice nel mio futuro e farò il possibile affinché questo progetto sia parte integrante della mia vita ancora a lungo.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Orbital “Belfast”. Dedicata a Soundwall per l’opportunità e a una persona molto speciale.