Filippo è giovane, giovanissimo, ma sa già perfettamente quello che vuole e come lo vuole. E’ uno curioso e questa resta sempre la carta vincente quando si parla di creatività. Infatti, si sta facendo conoscere, sta portando a sé le prime importanti soddisfazioni. Soprattutto suona bene. Figlio della nuova ondata di sonorità fresche, Filippo è un impavido, come lo sono tutti i giovanissimi. Uno di quelli che ama quello che fa, che ci gioca, ma che coltiva con la giusta professionalità. Osiris scommette a carte scoperte perché non ha paura. Questi sono i suoi primi passi. Giganti.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
In realtà non so bene come rispondere alla domanda: ascoltare musica, anche in maniera meno consapevole e mirata che adesso, è sempre stata una parte integrante della mia vita. Penso che tutta la mia infanzia sia stata accompagnata da un sottofondo musicale: la radio durante i pasti, cd masterizzati per i viaggi in macchina, i vinili nella libreria. Mio padre mi portò al primo concerto quando avevo cinque o sei anni. Non saprei dire cosa, in quel primissimo periodo, mi abbia fatto innamorare della musica. Però so bene quale sia stato il mio primo contatto con qualcosa di club-oriented: Paul Johnson – Get Get Down; è un EP house uscito nel ’99 che mi fu dato da una persona a cui ero molto legato quando ero piccolo. È musica che non ascolterei più e non avrei mai suonato, ma quello fu un passo cardine dello sviluppo del mio gusto musicale. Di altri momenti di svolta, di scoperte illuminanti, di ritrovamenti inaspettati, che rendono per me la musica qualcosa di magico, ce ne sono stati molti in questi ultimi anni, troppi per poterne scrivere qui.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Circa quattro anni fa, in un posto che frequentavo e dove ho imparato a mettere i dischi, una sorta di “luogo di aggregazione giovanile”, aprirono una web radio e io cominciai a tenere un piccolo programma in cui facevo ascoltare la musica che mi piaceva. In quei mesi cominciai a fare una ricerca musicale più approfondita e (via via) più consapevole. Di settimana in settimana, preparando la puntata successiva, mi trovavo a scoprire sempre nuovi artisti e nuove label. Avevo “sete” di musica. In quel momento mi resi conto del piacere che provavo nel crearmi una certa cultura e a presentare quello che trovavo in una selezione che fosse sensata e organica. Quando poi cominciare a fare passi avanti come dj (principalmente dal punto di vista della tecnica), registrando i primi mixati e continuando il mio lavoro di ricerca, sentii di aver trovato la mia passione, grazie alla quale mi sentivo realizzato.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Non avendo mai cominciato a produrre musica e non avendo mai intrapreso progetti ambiziosi, non penso di aver fatto grandi fallimenti finora nella mia brevissima carriera, se così possiamo chiamarla, per quanto non lo sia. Questo, da un lato, è un limite, ma dall’altro, mi ha evitato i tipici momenti di crisi dell’artista: mancanza d’ispirazione, feedback negativi, scarsa risposta dal pubblico, o cose del genere. Però mi capita spesso di chiedermi se ciò che faccio abbia o meno un valore artistico, ci sono vari livelli di fruizione di un set o un mixato: mi spiacerebbe accorgermi che, per quanto possa impegnarmi nel cercare e selezionare esattamente la gamma di suoni ed emozioni che voglio trasmettere a chi mi ascolta, non venga vissuto in maniera più profonda del mero intrattenimento.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sicuramente aver vinto la competition di Club to Club 2013 e aver avuto l’opportunità di esibirmi in quel contesto, mi ha dato la possibilità di ricevere una più ampia risonanza mediatica e di conoscere molti “addetti ai lavori” che stimo e di cui apprezzo l’operato. Poi i podcast che mi sono stati chiesti da Quality4U (un blog olandese), Impeto Records (un’etichetta techno indipendente di Torino) e soprattutto quello per Noisey. Infine, la mia partecipazione alle iniziative di Club2.0 e Intellighenzia Elettronica, entità per le quali provo una grande ammirazione.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Guardo un sacco di film, leggo articoli e interviste interessanti su internet, guardo molte fotografie, vado spesso in bici, mi piace parlare e leggere. Ma nulla al mondo mi emoziona e appassiona come stendermi sul letto e ascoltare musica che non conosco per ore. È questo che faccio tutto il tempo. Forse dovrei trovarmi una passione da coltivare oltre alla ricerca di musica. Ma per ora ho solo questa, e mi piace. È la mia vita.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Uno solo. Non essere mai passato all’atto creativo, non aver mai fatto musica, non aver mai imparato a suonare uno strumento. Ma sono ancora in tempo per cominciare.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
But, What Ends When the Symbols Shatter? – Death in June
The Black Ideal (Unknown Precept) – VVAA
Wisława – Tomasz Stanko New York Quartet
Compilation – Caustic Window
Vote Hezbollah – Muslimgauze
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
L’ultimo libro che ho letto e che mi sia piaciuto moltissimo è Diario d’Inverno di Paul Auster. Lo consiglio spesso. E poi La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger, Ma gli androidi sognano pecore elettriche? Di Philip K. Dick, I sotterranei di Jack Kerouac. Per quanto riguarda i film vorrei solo consigliare Paris/Berlin: 20 Years Of Underground Techno, un ottimo documentario girato da Amélie Ravalec e la cui colonna sonora è uscita su Fondation Sonore.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Penso di avere ancora moltissima strada da fare prima di poter essere orgoglioso dei miei risultati. Per ora posso sentirmi più o meno soddisfatto di un set o un mixato. Però quando metto l’ultimo disco, alzo gli occhi e vedo la gente che balla e suda, mi rendo conto che se quella ragazza davanti alla cassa sorride o il tipo alto non riesce a stare fermo o quel gruppo di clubber è esaltato è grazie a quello che ho fatto fino a quel momento. E sono l’uomo più felice del mondo.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Primo fra tutti Lorenzo Rinaldi in arte Oeo, con il quale sono andato a sentire centinaia di artisti e da un po’ abbiamo un progetto insieme (Kavallerie). Oltre che essere un amico, ha la mia stessa passione per un certo tipo di sonorità ed estetica. Mi piace anche molto suonare con lui, c’è intesa. Amo anche parlare con Furtherset e F. Nejrotti di Impeto Records, che sono miei coetanei, hanno un’ottima cultura musicale e ce la ridiamo anche parecchio. Poi ci sono Ayarcana e G-23 e i Dylan God, che secondo me sono il futuro della techno italiana e stanno facendo cose dal suono e dalla struttura molto UK, sonorità verso le quali mi sto orientando anche io per certi set. Coi fratelli Dylan God abbiamo anche fatto un b2b recentemente, al Bunker di Torino.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
Io sono un nativo digitale. E sono un drogato di internet. Se non ci fosse stato l’internet io non sarei mai stato in grado di fare la ricerca musicale che sto portando avanti, non sarei mai entrato in contatto con artisti o etichette che difficilmente avrei trovato nei record shop di Milano, non avrei mai potuto rapportarmi alla musica nella maniera ingorda e insaziabile che mi contraddistingue. Leggo decine di articoli, ascolto centinaia di mixati, migliaia di tracce. Questo mi rende un dj. E posso fare questo solo grazie ad internet. Ovviamente tutto questo ha degli aspetti negativi, e anche parecchi, ma cerco di sfruttarne il più possibile le potenzialità e le opportunità che mi offre.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
La prima volta che ho fatto la performance ibrida live e dj set con Oeo è stato in un centro sociale. Avendo capito che la gente in pista non avrebbe apprezzato quello che volevamo suonare, decidemmo di mettere le tracce più dure e pesanti che avessi con me. Alla fine il pubblico si divertì parecchio, così tanto che su Cerberus di EDMX, la traccia con cui chiudemmo il set, partì un pogo, che nel giro di un minuto si trasformò in rissa. È una cosa che odio, ma in quel momento mi sembrò una situazione esilarante.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Penso che il primo grande problema della techno in Italia sia il fatto che, nonostante i moltissimi giovani producer che stanno facendo musica fresca ed interessante, risulti ancora stagnante e legata a nomi che sono ormai noiosissime “istituzioni” intramontabili. Inoltre il pubblico è in genere poco ricettivo nei confronti della novità o di suoni più particolari. C’è nel sottobosco degli appassionati di nicchia un grande fermento e la necessità di sentirsi al livello di altre “scene” più mature e dinamiche, ma questo stimolo non riceve una effettiva risposta. Questo anche perché c’è una certa conflittualità (e qui parlo principalmente di Milano) tra coloro i quali sarebbero entità importanti per sviluppare la scena techno, se solo collaborassero.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Proprio in questi giorni Oeo ed i stiamo cominciando a mettere giù idee per un EP. Sono molto eccitato per questo e penso che sarà per me un passo importante. Poi una volta tornato a Milano, mi piacerebbe organizzare un evento che sia un primo passo per dare il giusto spazio a quelli che dal mio punto di vista dovrebbero essere i protagonisti della scena techno. Nell’ambito di Club2.0, collaborerò insieme a Emmanuel per un altro progetto mirato a supportare e promuovere gli artisti più promettenti e validi.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
[Pic by Svenja Trierscheid]