Sotto un sole eterno, tra terra e mare, pietre vulcaniche e piante esotiche, brilla il Giant Steps di oggi. Francesca Faccilongo, in arte Paquita Gordon, è dj e organizzatrice di eventi, da qualche anno residente in Sicilia, con una creatività che vibra in molti campi. Qualche esempio? Nel 2008 inizia il suo percorso come performer nel movimento Av-Netwerk: i suoi dj set in vinile sono da subito molto apprezzati sui dancefloor di Londra e Berlino distinguendosi per la loro energia positiva che nel 2014 la porta ad esibirsi sul palco del festival italiano di musica sperimentale Terraforma. Nata e cresciuta in quel di Milano ma con uno spirito che trascende confini italiani e europei, Paquita non si dimentica mai di Palermo e Pantelleria dove ogni anno si fa promotrice di eventi – su tutti il festival Stereocybele e la rassegna Capofaro Space & Sound – e di associazioni no-profit come Il Vulcano che esprime appieno la sua personalità poliedrica e al tempo stesso sviluppa un legame forte con il territorio. Adesso però chiudete gli occhi, immaginate di essere su un’isola, di stare languidamente distesi sul tetto di un dammuso e una brezza marina vi accarezza il viso. Premete play: ecco i quindici passi di Paquita Gordon.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Il mio primo passo fu verso i quattro anni di vita. Guardavo la videocassetta di The Blues Brothers almeno una volta al giorno, per non dire due o tre, ed ero affascinata dal soul di James Brown, Ray Charles e Aretha Franklin. Inoltre mio padre lavora nel mondo della musica da molto prima che io nascessi, quindi i primi passi furono precoci.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Adesso ho ventinove anni. La mia generazione ha vissuto, in ordine cronologico, il consumo delle audiocassette, dei cd e degli mp3. Quindi in una fase più tardiva, intorno ai ventitré anni, un amico mi fece scoprire l’universo del vinile. Appena comprai i primi dischi, capii finalmente di aver trovato la dimensione che faceva per me e anche se in quegli anni nessuno avrebbe scommesso sul ritorno di quel formato musicale, sentivo di essere entrata a far parte di una comunità privilegiata. In questo momento c’è un boom del formato e si è creata un po’ di confusione.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggiore crisi nel tuo rapporto con la musica?
Non ho mai vissuto un momento di crisi nel rapporto con la musica, bensì, ne ho tratto beneficio molte volte.
Passi importanti: Quali sono stati finora i momenti più importanti della tua carriera?
Da un punto di vista professionale, ho vissuto dei momenti che erano passi importanti per definire un’identità e un contesto di espressione artistica. Il mio mestiere è costituito non solo dalla ricerca musicale e dalle performance davanti ad un pubblico ma, anche dall’interazione con il sistema che sta dietro a tutto quanto, quindi gli organizzatori, le agenzie, i promoter, i negozi di dischi, le etichette discografiche. Mi piace collaborare con le realtà in cui credo, indipendentemente dal fatto che possano essere considerate di ‘prestigio’ o meno. Cito alcune tappe fondamentali. Come dj: le partecipazioni alle prime due edizioni di Terraforma Festival (giugno 2014 e 2015) a Villa Arconati a Milano, rassegna musicale a cura di Ruggero Pietromarchi, dove ho avuto l’onore di esibirmi nel set di chiusura della manifestazione ed entrare a fare parte di line up d’eccezione che contemplavano tra tutti Mark Ernestus, Thomas Fehlmann, Volcov, Morphosis. Nel maggio del 2013 ho realizzato il warm up ad uno dei più grandi punti di riferimento della cultura della musica house di Chicago, Ron Trent, presso il Dude Club di Milano. Nel marzo del 2013 ho suonato in Piazza San Marco a Venezia presso la Fondazione Bevilacqua La Masa per l’evento “CLUBNIGHT#2 meets AV-Netwerk” in supporto all’installazione fotografica “CLUBNIGHT#2” presentata da Riccardo Banfi. Aver condiviso la consolle con altri artisti come Zip, Craig Richards, Dandy Jack, Jamie Jones, Ivan Smagghe, Margaret Dygas, Audio Werner, Cabanne, in varie esperienze tra Italia, Londra e Berlino è stato un grande onore. Ma soprattutto, una volta all’anno da cinque anni, suono ad una festa molto speciale sull’isola Pantelleria nei giorni vicini al Ferragosto. Si tratta di una tradizione di famiglia di alcuni cari amici di Palermo, tramandata da quarant’anni da nonni, genitori e figli. Centinaia di amici provenienti da tutta Europa si riuniscono sotto le stelle cadenti, ballando sui tetti delle tipiche case dell’isola (dammusi) fino all’alba e tutt’intorno appare uno spettacolo straordinario, quello della natura tra il sole che sorge da dietro le montagne e la luna che si tuffa letteralmente nel mare, tra piante tropicali e pietre vulcaniche. In questi momenti, posso solo suonare e ringraziare il cielo per tutto ciò. Come curatrice ed organizzatrice: l’evento che ho organizzato nella zona Est di Londra una domenica pomeriggio nell’estate del 2011 in collaborazione con lo storico negozio di dischi di Soho, Vinyl Junkies. I dj ospiti erano Rick Wilhite e Andrès, i rappresentanti dell’etichetta Mahogani Music di Detroit capitanata da Moodymann. In Sicilia le prime due edizioni del festival di musica “Stereocybele” sempre sull’isola vulcanica di Pantelleria (prodotte dall’associazione culturale Il Vulcano di cui sono fondatrice) che hanno ospitato musicisti e dj come James Priestley, Deadbeat, John Swing, Tommaso Cappellato, Dj Red, RPM, Rawmance ed altri. Le prime due edizioni della rassegna musicale “Capofaro Space & Sound” sull’isola di Salina, nell’arcipelago delle Eolie, sempre prodotta da “Il Vulcano” in collaborazione con “Capofaro Malvasia & Resort” e “Tasca d’Almerita” con artisti del panorama italiano ed internazionale come Robert Lippok, Joan Thiele, Native, Francisco, Dax Dj per citarne alcuni.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono altre tue passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Non mi annoio mai. Per me è importante conoscere qualcosa di nuovo ogni giorno; da due anni vivo in Sicilia tra Palermo e Pantelleria, prima ho passato sei anni tra Londra e la campagna inglese con dei periodi vissuti con la mia famiglia a Milano, la mia città natale. Ho sempre coltivato molteplici passioni, ma soprattutto trovo grande forza nella contemplazione di paesaggi naturali. In Inghilterra erano i boschi, mentre in questa fase siciliana, la più grande fonte d’ispirazione è il mare. Sull’isola di Pantelleria ho la possibilità di vivere momenti di tranquilla solitudine immersa nella natura incontaminata. È lì che assorbo per osmosi quella forza pura che tento di esprimere nei miei dj set.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Rimpiango di non aver mai vissuto un concerto di Michael Jackson o di Bob Marley. Da piccola andavo allo stadio San Siro, ma per vedere il Milan!
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
I primi cinque album che mi vengono in mente sono:
Fugees “The Score”
Lucio Battitisti “Anima Latina”
Chet Baker “Chet Baker Sings”
Alva Noto, Ryuchi Sakamoto “Vrionn”
Michael Jackson “Thriller”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Consiglierei tutta la filmografia di Hayao Miyazaki, Stanley Kubrick e David Lynch tanto per cominciare. Amo leggere saggi, come per esempio quelli di Jiddu Krishnamurti, Vandana Shiva o Tiziano Terzani.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgogliosa?
Un traguardo artistico non va per forza associato ad un’idea di traguardo professionale. Nella mia ottica è semmai più spirituale. Ci sono state alcune performances, in particolare a Pantelleria, sui tetti dei dammusi immersi nella natura, in cui mi rendevo conto di superare il concetto di dj come professione, ma intenderlo come un ruolo tribale. Lì ho capito che la musica può essere una stimolatrice per l’anima.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online.
La presenza del web nelle nostre vite la vedo come una delle tante forme di evoluzione. Quando ero bambina non c’era. Faccio parte di quella generazione che ha fatto in tempo a conoscere il mondo analogico. Non sono troppo nostalgica di quel mondo perché faccio in modo d’interagire con la tecnologia digitale il minimo indispensabile, senza farmi assorbire, cercando di prediligere l’interazione umana. La mia idea è che sta a noi decidere se fare un buon uso del web o viverlo come un’ossessione; non c’è motivo di controllare Facebook ogni dieci minuti.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Ho condiviso avventure, progetti, indimenticabili con tante persone, tanti amici. Ho viaggiato in tante città, club, festival e negozi di dischi d’Europa e d’Italia; ho conosciuto e suonato per tante diverse comunità musicali. Ho ballato, lavorato, organizzato, realizzato insieme a loro. Il segno più forte che la musica lascia nelle nostre vite è l’esperienza della condivisione. Ora proseguo lungo il cammino.
Passi incrociati: qual è la situazione musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
“Ho visto cose che voi umani…” [cit. Blade Runner].
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
La scena italiana, mi riferisco specialmente a quella del vinile, è ricchissima di talenti e grandi artisti. Nella rassegna musicale di cui sono curatrice, Capofaro Space & Sound, sull’isola di Salina, abbiamo voluto dare voce proprio a questa cultura, invitando dj e musicisti protagonisti delle più interessanti realtà Italiane. Per citarne alcuni Dax Dj (Family House), Native (Sounds Familiar), RPM (Terraforma), Cpt. William Bones (291 Out), Francisco (Edizioni Mondo). Attraverso i loro progetti musicali, la loro attività di dj, la produzione dei loro dischi, l’organizzazione dei festival e degli eventi, costituiscono quello che è ora un movimento culturale contemporaneo in Italia. Non mi sembra però che ci sia una degna struttura a sostegno di ciò. Ho vissuto a Londra e frequentato Berlino tra il 2006 ed il 2013, quindi la mia esperienza di musica è prevalentemente vissuta all’estero. Però mi sembra di capire che in Italia si faccia ancora fatica a comprendere che questa sia una forma d’arte e di cultura. Bisognerebbe sdoganarla dai club, in modo che possa interagire con nuove dimensioni. I locali a mio parere ghettizzano la musica elettronica in ambienti oramai obsoleti, a parte qualche eccezione. Mi da molto fastidio che la nostra professione sia in mano alle persone sbagliate. E non entro nell’argomento agenzie di booking.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Il prossimo passo è quello di distaccarmi per un periodo dalla Sicilia e tornare nel continente; un ritorno nel vivo dell’attività di dj.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
[Pic credits by Ugo Dalla Porta]