I Pink Holy Days sono di origine bresciana, duo fondato nel 2008 con attitudini electro-rock si fanno apprezzare per la carica con cui scuotono la consolle durante i loro live, ma anche (e soprattutto) per l’attitudine rave sia per quanto riguarda parte delle loro sonorità, che per quanto riguarda la loro esperienza personale. Quest’anno, però, la svolta cruciale con un nuovo disco, presentato in anteprima a Berlino tre mesi orsono; in uscita con il singolo “Vertigo” ed un bellissimo videoclip concesso in esclusiva a Wired. Abbiamo scambiato due parole con il più chiacchierone dei due, Moretz. Quindici passi, dunque, per diventare dei giganti.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Difficile tornare così indietro… La prima cosa che mi viene in mente non è una traccia in particolare, ma il fatto che per ascoltare musica da piccolo dovevo rubare la radio a mia sorella mentre era a scuola e le cassette al fratello maggiore del mio vicino di casa. Per cui ho sempre percepito la musica come un emozione particolare, non legata ad un brano o ad un album nello specifico, ma piuttosto alla creazione di una sensazione di sospensione.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Ho cominciato a suonare la chitarra a dieci anni, e inizialmente non comprendevo e denigravo la musica elettronica, ma in tarda adolescenza ho cominciato a frequentare i rave party ed ho capito che la techno e i suoi derivati facevano parte di un mondo molto più’ ampio della musica stessa. A diciotto anni è molto importante sentirsi parte di un movimento, poi tutto può’ svanire o trasformarsi in una vera passione e poi in un lavoro. Per me è stato così.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Ogni anno circa, cioè ogni volta che devo fare il disco e preparare il live per il tour nuovo. Vivo questo momento con grande stress e preoccupazione.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Il primo passo importante è stato sicuramente quando mi sono iscritto all’Accademia Internazionale della Musica a Milano. Ho studiato per diventare tecnico del suono. Questo mi ha permesso di approfondire la mia conoscenza tecnica e di aprire poi uno studio di registrazione e produzione. Una persona invece che mi ha dato molto è Marco Obertini, che ha per primo creduto nel progetto Pink Holy Days e mi ha sempre dato buoni consigli per andare avanti. Poi circa tre anni fa siamo entrati a far parte di Virus Concerti, e anche quello è stato un passo importante per poter suonare nei migliori club d’Italia e Festival in Europa
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Mi piace molto andare in mountain bike. Mi butto giù dalle montagne con una bici da downhill e mi sento vivo, cerco di farlo un paio di volte a settimana. Un’altra cosa che mi fa stare davvero tranquillo è andare all’estero qualche giorno. Solitamente scelgo Londra e Berlino.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Mi dispiace essere così pigro da non imparare a suonare il piano come si deve.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
1- Vincent Gallo – So Sad
2- The Smashing Pumpkins – Mellon Collie and the Infinite Sadness
3- Plastikman – Closer
4- Wire – Pink Flag
5- Liars – Drum’s Not Dead
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Un film in particolare che mi ha colpito molto è “I’m Still Here”. Per quel che riguarda i libri sono molto legato a “Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino”. L’ho letto a 12 anni nella mia cameretta con Bob Dylan in sottofondo ed è stato il momento in cui sono diventato grande. Certo, mi rendo conto che è una cosa generazionale, ma cosa non lo è?
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Onestamente lo sto ancora cercando. Tendo a dimenticare ciò che ho fatto di buono in passato e mi concentro su ciò che voglio ottenere. Questo mi da un senso di insoddisfazione costante ma anche una bella spinta a fare meglio.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
Il web è una grossa fonde d’ispirazione e frustrazione allo stesso tempo. Io preferisco vivere e coltivare la mia identità all’interno del mondo reale e utilizzo il web per lavorare ed informarmi. Credo che sia utile e distruttivo allo stesso modo. E’ semplicemente un mezzo perciò il suo valore è strettamente legato alla propensione personale di chi lo utilizza.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Adoro Plastikman ed ultimamente Hopkins. Per quel che riguarda la volontà di condividere, cerco di farlo con chiunque incontro nel mio lavoro. Dietro alla musica ci sono quasi sempre persone che hanno qualcosa di interessante e stimolante da raccontare
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Mi capita spesso di andare ad ascoltare un producer o una band che mi piace e immancabilmente in Italia c’è gente che spinge, fischia e fa cori da stadio durante la performance. Al di fuori dell’ambiente musicale trovo assurdo vivere in un paese che non fa altro che lamentarsi pur seguendo sempre gli stessi vecchi ideali di inciviltà ed inconsapevolezza civica.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Trovo assurda l’attenzione dei media Italiani verso una musica vecchia ed inutile. Inoltre credo che ci sia una bella schiera di coglioni che decidono come devono andare le cose. Abbiamo molti artisti interessanti che non vengono presi in considerazione a causa di persone ideologicamente ed artisticamente obsolete e autoreferenziali.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Per quel che riguarda i PHD abbiamo terminato un paio di mesi fa il disco nuovo e siamo molto soddisfatti. Abbiamo fatto uscire a febbraio Vertigo, il primo singolo con video in esclusiva per Wired. Ora siamo pronti per sperimentare il nuovo live set, che abbiamo presentato il 7 Febbraio a Berlino durante il party Incunabula. Inoltre io, Moretz, sto lavorando ad una cosa solista, SENDER, un progetto in cui sono libero di sperimentare ambientazioni techno, il mondo da cui provengo. Verso fine Marzo avrò’ l’Ep pronto e poi vedremo che succederà. Per il momento mi limito ad essere dj resident a CVLT, una serata techno che si tiene a Brescia.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.