Al pari di altri validi giovani e giovanissimi artisti romani, Marco Piovesan, in arte PVS, è uno dei migliori prospetti che la techno italiana potesse partorire negli ultimi anni. Nato musicalmente al fianco di Fabrizio Sala all’interno del progetto London FM, che li ha visti, dopo una gavetta lunga anni, approdare al Goa Club di Roma nelle vesti di resident del sabato notte, PVS ha intrapreso da un paio d’anni la “via solista”, lasciando a Fabrizio il timone della consolle di Nozoo e perseguendo la sua vera, grande passione: la techno. Da quel momento la storia è più o meno nota, scandita da uscite importanti (come quelle su Key Records e M_Rec, delle sue due guide artistiche Freddy K e Max M) e dalle prime due release della sua H.mevvork, dov’è stato affiancato da remixer eccellenti come Giorgio Gigli, i Dadub, VSK e Conrad Van Orton. Ecco, questa è la dimensione che più si addice a Marco Piovesan, il campo da gioco dove il suo talento può misurarsi con metriche in grado di metterne in mostra gusto e valore, sia artistico che umano.
Per questa e per decine di altre ragioni, per noi è un piacere coinvolgere PVS all’interno di Giant Steps, ma anche ospitarlo in radio grazie alla collaborazione che Soundwall ha stretto con M2o: ieri il suo set è andato in onda all’interno di Signal Hill e sabato potrete ascoltare l’intervista audio in onda su Electro Zone.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Certamente “Children” di Robert Miles: era il 1992 e da piccolo, beh, ho sempre avuto un debole per le melodie strappacuore.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Quando per la prima volta ho sentito una mia traccia passata per radio. Avevo quindici e ricordo che fu molto strano e molto stimolante perché si trattava di un piacere che non avevo ancora mai provato. Forse per quello che ho sempre preferito la produzione piuttosto mettere i dischi.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Sicuramente gli ultimi sei-sette mesi. Ho avuto dei problemi all apparato uditivo, un acufene, che non mi permetteva di sopportare determinate frequenze; da lì un calvario di cinque mesi con serate saltate, produzioni ferme e quello che più mi angosciava era che non avevo la certezza di guarire. Sono stato molto vicino allo smettere del tutto. Ora qualche problema l’ho risolto, sono in una situazione che mi permette di lavorare anche se a volte mi rendo conto quanto sia difficile fare tutto con un orecchio solo.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
In primis lavorare in club come il Goa di Roma, mi ha fatto crescere e prendere consapevolezza del mio lavoro. Poi errare a far parte della famiglia M_Rec: dopo quintali di demo mandate a Max essere scelto è stata una liberazione! Infine il Tresor; lì veramente per un dj la prima volta li non si scorda mai.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Quello del dj non è il mio unico lavoro, quindi posso permettermi di considerare la musica esclusivamente come passione. Per il resto, amo in un modo romantico il calcio tanto che ancora mi emoziono se ripenso alla finale di Berlino e ho i brividi quando rivedo le giocate di Roberto Baggio.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Il mio più grande rimpianto è quello di essermi un po’ perso per strada durante un periodo molto delicato della mia carriera. Fortunatamente poi ho fatto le scelte giuste ed eccomi qua. Però ammetto di aver un po’ allentato la presa, è inevitabile commettere errori quando trascuri le cose importanti che hai intorno.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Consiglio quattro album: “Tour De France” dei Kraftwerk, “You Are Eternity” dei Dadub, “The Fat Of The Land” dei Prodigy e “Order Of Noise” di Vessel. Infine consiglio l’ascolto di “Game One” di Infiniti.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Premetto di non essere un grande lettore ma per chi ama la musica non può mancare “Last Night A Dj Saved My Life”, che racconta l’evoluzione della figura del dj negli anni. Il capitolo che riguarda Detroit, poi, è bellissimo. Agli esperti, invece, consiglio “Energy Flash”: è molto più tecnico, un vero classico. Quando Simon illustra dischi riesce sempre a trovare paragoni brillanti . Come film consiglierei “The Fan” e “Fai La Cosa Giusta”, anche se la lista dei miei preferiti e lunghissima, ne divoro a quintali.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Senza dubbio di “Fuckin’ Society”, disco al quale sono molto affezionato, un lavoro con una storia lunga un anno. Si tratta della prima uscita della mia label e questo mia ha reso molto insicuro e ansioso poi però è andato benissimo, tanto che il disco è stato apprezzato da alcuni degli artisti che stimo di più tra cui Inigo Kennedy, Marcel Dettman e Max M…poi è piaciuto anche a mio padre, il che è tutto un dire!
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
L’onnipresenza del web nelle nostre vite è inevitabile, è l’uso che ne facciamo che rende la rete utile o dannosa. Per quanto mi riguarda ha cambiato radicalmente il modo di lavorare rispetto a quando ho iniziato; certo è vero delle volte ho l’impressione di vagare senza meta tra i siti, ma in quei casi è meglio spegnere tutto e uscire, oppure aprire un progetto e lavorarci fino a tarda notte.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Adoro lavorare con i miei amici. Con Max M è nato un bel rapporto, ne sono contentissimo: è la persona più schietta che conosca, oltre ad essere musicalmente un mostro. Con Daniele e Giovanni dei Dadub mi lega la stima infinita che nutro nei loro confronti e che rappresenta una grande fonte d’ispirazione per me. Con Giorgio Gigli vale un altro discorso: frequentiamo le stesse situazioni e siamo amici anche al di fuori della musica, lui è fantastico! E poi c’è Freddy K che mi ha scoperto, coltivato e lanciato. E’ un fratello maggiore, e quello che più ci accomuna oltre alla techno, sono i valori…più di questo!
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
E’ successo che con il mio socio di un tempo, Fabrizio Sala, dovevamo suonare in un locale di provincia: tutto perfetto, se non fosse che la consolle era rivolta esclusivamente verso il privè …il resto del club?! La cosa che mi ha colpito, e che racconto sempre, è la totale normalità con tutti ne parlavano. Fu assurdo! Meno male che non ci abbiamo più suonato.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
La cosa chi mi da più fastidio è la totale sfiducia verso gli italiani. Si guarda sempre all estero e mai in casa nostra e non sto parlando dei booking ma delle produzioni, quando poi fuori dall’Italia gli stessi producer sono molto stimati. Tutto questo è un paradosso, sono stanco di sentire lamentele ma di non veder cambiare le cose, perché siamo noi stessi a non fare il salto di qualità. È possibile che l’unica soluzione sia andare a Berlino? Mi domando poi quanto i clubber tedeschi ci stiano aspettando.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho chiuso pochi giorni fa un progetto per Attic Records di Fabrizio Lapiana. Siamo appena agli inizii…vedremo! Comunque Attic è una sicurezza. Non nascondo che quest’anno l’imperativo è portare avanti H.omevvork, la mia etichetta: ci sono già belle uscite pronte, tra cui i remix di Max M edel talento di Pole Group, Kwartz. E dopo tre mie originals è ora di nuovo nome, ho già un po’ di ansia…buon segno! Per il resto ancora pago le conseguenze dell’acufene, ma approfitto di questo tempo per cambiare qualcosa nel mio suono, vorrei rinnovarlo un po’, ora vediamo…
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Saluto ai lettori di Soundwall con “Born Slippy” degli Underworld.