Dopo aver ospitato due dei resident di maggior talento dello Zu::bar, Giammarco Orsini e Mattia Diodati, torniamo a Pescara per presentarvi un duo che dalle spiagge abruzzesi dell’Adriatico sta lentamente facendosi conoscere in tutta Italia. Parliamo di Matteo Aielli e Fabio D’Egidio, in arte Re_Named, che grazie ad esibizioni convincenti e coinvolgenti – su tutte quelle che loro stessi ci ricorderanno nel corso dell’intervista, al fianco di Nina Kraviz, Loco Dice, The Martinez Brothers e Dixon – hanno saputo costruirsi una nicchia speciale all’interno del cuore del pubblico del club.
Oggi su Giant Steps ci sono Re_Named e i loro quindici passi: buona lettura e buon ascolto.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Fabio: Da amante dell’house anni ’90 sono tanti gli artisti che seguivo, soprattutto italiani come Alex Neri, Francesco Farfa e Stefano Fontana. Ma forse il disco che mi ha fatto capire che la musica doveva far parte della mia vita a tutti i costi è stato uno dei grandi successi dei Daft Punk, “Around The World”.
Matteo: la primissima traccia che mi ha emozionato, al punto da farmi scattare una molla dentro, è stata senza dubbio “Born Slippy” degli Underworld. Avevo sette anni, “Trainspotting” colpì anche mio fratello più grande, da sempre appassionato di musica dance- Già allora era “un amico della cassettina”
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Fabio: Già dai primi school-party mi ero innamorato di questo mondo. Ricordo che durante le feste, invece di ballare insieme ai miei amici, ascoltavo e soprattutto guardavo il dj, i suoi movimenti, cercando di capire come funzionassero quegli “apparecchi”. Poi un giorno, precisamente nel mio diciottesimo compleanno, mio padre (dj anche lui) mi regalò i suoi giradischi e me li fece trovare già montati a casa. Non sapevo da dove iniziare, ma diciamo che ho avuto un buon maestro e da quel momento non ho saputo più fare a meno di mettere le mani sopra quell’attrezzatura.
Matteo: Ormai sono passati circa dodici anni da quando acquistai i primi giradischi Gemini a trazione a cinghia e con il pitch lungo la metà di un normale Technics 1200. Con i soldi della paghetta, riuscivo a comprare uno, massimo due vinili a settimana nel negozio di dischi della città, punto di ritrovo del djing pescarese. All’interno di quel negozio, a noi così caro, abbiamo anche avuto modo di conoscere molti amici tra cui due ragazzi: uno di loro lo considero professionalmente come un fratello maggiore, Ale Rapini. L’altro ragazzo, nostro coetaneo e cresciuto insieme a noi all’interno di quelle mura, è Giammarco Orsini. È bello vedere che a distanza di molti anni siamo ancora tutti qui, affiancati nel progetto Zu.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Il nostro momento di maggior crisi nel rapporto con la musica si è verificato tra il 2007 ed il 2010. In una scena troppo legata alla minimal, un suono che ci rappresentava poco, abbiamo vissuto musicalmente un periodo abbastanza piatto, che ci ha portato a fare scelte professionali molto lontane dalla nostra natura. Momenti difficili, ma allo stesso importanti perché ci hanno permesso di fare tante nuove conoscenze e ci hanno aiutato molto nella padronanza del dancefloor.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
I nostri momenti più importanti sono senza dubbio legati all’ingresso nel “nostro” amato club, lo Zu::bar, dove abbiamo avuto la possibilità di condividere la consolle insieme ad artisti del calibro dei The Martinez Brothers e di Nina Kraviz: un dancefloor caldissimo sin da subito, feste memorabili. Poi c’è stato il nostro debutto allo Zu::Shaman al fianco di Loco Dice e Dixon: è stata la prima volta in cui abbiamo potuto esibirci di fronte a così tante persone, in un festival così importante. Ricordiamo con molto piacere un nostro set di tre ore in riva al mare, di fronte a migliaia e migliaia di persone, mentre il sole sorgeva all’orizzonte, un’emozione davvero molto bella. Importantissime, inoltre, le nostre partecipazioni allo Space di Ibiza nel party Revolution di Carl Cox e al Barrakud festival nell’Isola di Pag in Croazia, in cui abbiamo suonato al party Cocoon con Sven Vath e Maurizio Schmitz al Papaya e con Ellen Allien al Kalypso: sensazioni uniche, sia per la consapevolezza di suonare con delle leggende viventi come loro, sia perché sono state le nostre prime esperienze importanti lontani da casa.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Fabio: Oltre alla musica ho una forte passione per lo sport. Anche se il tempo libero è sempre meno, mi piace molto correre e Pescara, avendo una splendida riviera, si presta magnificamente per questo tipo di sport. Quando posso inoltre vado a nuotare in piscina. Ma la mia passione più grande è il Pescara Calcio, una “malattia”, anch’essa trasmessa dalla mia famiglia, che mi porta a seguirlo ovunque.
Matteo: La passione per i motori e per le automobili in generale mi ha spinto ad iscrivermi all’ università di Ingegneria Meccanica. Purtroppo, per ora, questa passione è stata sommersa totalmente dagli studi che mi tengono impegnato per la maggior parte della giornata e quando riemergo dai libri…solitamente mi dedico alla ricerca di musica o alla produzione. Molte volte è davvero difficile far coincidere tutto.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Per entrambi, uno su tutti non aver coltivato lo studio di uno strumento musicale in gioventù. È una carenza di cui siamo consapevoli e ne risentiamo in studio, ma che abbiamo intenzione di colmare al più presto.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Daniel Bell “Deep Down”: questa traccia racchiude a pieno il concetto di “less is more”. Daniel Bell lo consideriamo uno dei nostri produttori preferiti, rari i suoi lavori che non amiamo.
Kerri Chandler “Keep Me Inside”, un vero e proprio capolavoro house.
Soul Capsule “Lady Science (NYC Sunrise)”, un classico firmato Thomas Melchior e Baby Ford.
Un altro disco a cui siamo legati, con sonorità più techno e acide è “Acid Eiffel” di Laurent Garnier.
Infine Lazare Hoche “Session 2”, contenuta nel suo 5×12” e che abbiamo “suonato” più e più volte nei nostri set.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Fabio: Non amo molto leggere, non sono certo la persona più indicata nel suggerire delle letture. Al contrario sono un appassionato di film: adoro rilassarmici di fronte. Sicuramente Quentin Tarantino è uno dei miei registi preferiti, ho visto ed apprezzato tutti i suoi film, anche l’ultimo in ordine di tempo “The Hateful Eight”, ma “Pulp Fiction” rimane il mio preferito di sempre.
Matteo: Amo guardare film anche se gli impegni giornalieri, non sempre me lo permettono. Tra gli ultimi che ho visto consiglierei “Fury”, un film drammatico, ambientato durante la seconda guerra mondiale; “Quasi amici” per la sua storia così singolare, per di più vera mi ha segnato molto…tant’è che per curiosità mi sono letto pure il libro intitolato “Il diavolo custode” da cui ne è stata tratta la storia; “La teoria del tutto”, un film basato sulla vita straordinaria di Stephen Hawking, mi hanno sempre affascinato le vite di persone così intelligenti… Albert Einstein ne è un altro esempio: “Pensieri di un uomo curioso” è una biografia con dei suoi aforismi che spiegano chi fosse e quali fossero suoi pensieri, non solo nei riguardi della scienza. Un altro libro che ho letto di recente e che mi è davvero piaciuto è “I re di Roma”, un libro d’inchiesta sugli ultimi fatti cronaca di Mafia Capitale e che rivela i vari retroscena di corruzione tra sistema criminale e politica.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sicuramente tra i passi fondamentali, ricorderemo a vita i due episodi in cui abbiamo ricevuto dei complimenti sinceri da parte di Apollonia e dei The Martinez Brothers per il nostro set. Un altro episodio simile è successo quando una sera venne Leon all’insaputa di tutti per un saluto, e inaspettatamente il giorno dopo scrisse su Facebook un post dedicato a noi, ma non solo di cui ne andiamo molto fieri ancora oggi, anche per la totale sorpresa da parte nostra. Nella festa con i The Martinez Brothers l’atmosfera era particolarmente calda e inoltre, altra cosa che ci ha riempito di orgoglio, è stato vedere il dancefloor rispondere così bene al nostro lavoro. Questi episodi ci hanno suscitato delle emozioni uniche.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Principalmente cerchiamo di sfruttare le potenzialità che questo mezzo ci mette a disposizione. Anni fa, per due normalissimi ragazzi come noi sarebbe stato molto più difficile fare così tante conoscenze legate al mondo della club culture. Per il resto spesso troviamo noiosi i contenuti dei social network e cerchiamo di non sottrarre tempo prezioso alla nostra vita reale.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Siamo da sempre in contatto con Ale Rapini e, anche se facciamo suoni diversi, considerandolo come il nostro fratello maggiore, spesso ci troviamo a discutere con lui su molti argomenti, a volte anche lontani da ciò che riguarda il mondo del clubbing. Probabilmente la persona con la quale sentiamo maggiori affinità, sia in termini di gusti musicali che di produzioni (i suoi consigli sono sempre graditi), è Jack Wickham, un ragazzo inglese dal futuro molto promettente. Alternandoci in consolle siamo entrati in stretto contatto con i System Of Survival, al tal punto da rilasciare un EP sulla loro label Fventi ed ancora oggi persiste questo legame di amicizia, condivisione e profondo rispetto. Siamo fortemente legati ad un nostro amico, Matteo Massimi, profondo amante della house music, che è da sempre, sin dai primi beat realizzati su Ableton, al nostro fianco: dobbiamo a lui la maggior parte delle nostre conoscenze a riguardo. Inoltre spesso scambiamo musica, condividiamo idee, ma soprattutto amicizia sono Stefano Cattivera e Gianni Presutti, due dj dell’entroterra della nostra regione.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Fortunatamente non è mai successo nulla di realmente assurdo. L’unica situazione particolare, oseremmo dire estrema, che ricordiamo, ma comunque molto simpatica, risale a marzo 2015: era il primo appuntamento sulla Majelletta con Zu On The Rocks, eravamo a duemila metri di altitudine. Sapevamo che avremmo suonato open air sulla neve ma….non avevamo previsto che avremmo suonato con un freddo polare artico, contro un vento gelido, e che con i guanti non avremmo avuto la sensibilità necessaria alle dita per fare i missaggi mentre senza guanti…lasciamo stare! Le dita ci diventavano come dei ghiaccioli viola! Avevamo quasi paura si spezzassero! Non sapendo come ovviare a questo problema… ci siamo guardati negli occhi e… abbiamo seguito i consigli degli alpinisti: ci siamo rimpilzati di grappa! Che risate quel giorno! Sebbene le temperature fossero rigide, il pubblico era caldissimo, con gli occhi pieni di meraviglia e stupore, ed è stata una festa che ricorderemo a vita per tutto quell’entusiasmo e per l’atmosfera che si respirava e sopratutto per ciò che ci circondava: montagne, neve, un tramonto spettacolare e un panorama mozzafiato. Dalla Majella si vede il mare!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Sinceramente non sappiamo se sia un problema solo italiano, tuttavia l’unica cosa che ci da davvero molto fastidio della nostra scena sono i “criticoni”. Noi li definiamo gli “scienziati della club culture”, ovvero quelli che hanno sempre da ridire su tutto, il più delle volte, tra l’altro, senza alcuna esperienza, competenza e preparazione: hanno da ridire sull’artista, hanno da ridire sulla proposta musicale dell’artista e del club, hanno da ridire sulla gente, sul loro abbigliamento, hanno da ridire sull’impianto…che palle! Parliamo degli haters da tastiera che poi spesso seguono solo mode passeggere (motivo per cui dedichiamo poco tempo ai social network), ma anche degli haters da dancefloor che non si rendono conto di essere i primi fuori luogo in un club. Andiamo a ballare per divertirci con gli amici, per ascoltare e ballare la musica, per conoscere gente nuova. Se non vi piace, che ci venite a fare? Non rovinateci il vibe!
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Abbiamo in cantiere un EP che verrà rilasciato solo su vinile con due remix su un etichetta di alcuni nostri amici. Ci stiamo lavorando tanto e da tanti mesi, con la speranza che tutti questi sacrifici ci diano qualche soddisfazione.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Di solito non chiudiamo mai un dj set con una nostra traccia, ma con questa intervista ci sentiamo di farlo e vi salutiamo con una nostra traccia che si intitola “Moon”, sperando che continui a portarci fortuna!