Figura chiave dell’intera scena undeground italiana, Salvatore Stallone ha fatto ballare intere generazioni di clubber col suo gusto inconfondibile e con la sua preziosissima collezione di dischi. La sua storia, contrassegnata da un’incredibile umiltà e un’umanità sempre più rara, parla di passione e dedizione totale alla musica, prerogative che dovrebbero caratterizzare chiunque sceglie giradischi e mixer come strumenti del mestiere.
Per questa ragione siamo particolarmente felici di averlo sulle nostre pagine, per quello che rappresenta il secondo appuntamento della nostra collaborazione coi ragazzi di 180gr: buona lettura e, soprattutto, buon ascolto. Credeteci, ne vale la pena!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Avevo circa nove anni e la mia passione era il meccano, un gioco per ragazzini. Vivevamo in una campagna sperduta della provincia di Foggia, io giocavo chiuso mia cameretta. All’improvviso sentii una musica, un ritmo che mi fece l’effetto del pifferaio di Hamelin: lasciai il gioco e seguendola mi portò dietro la porta del salone dove mio padre, con la porta chiusa, stava ascoltando qualcosa. Il giorno dopo mi diedi per malato e non andai a scuola e, appena la casa fu deserta, andai in salone e con grande fatica cercai di capire come funzionava l’aggeggio che utilizzava per ascoltare la musica. Ci riuscii dopo un’oretta, così cominciai ad ascoltare e cercare tra circa centocinquanta vinili ciò che avevo sentito il giorno prima musica. Ore e ore…ahhhhhh eccola! “Moby Dick” Led Zeppelin! Da quel giorno cambiai richieste per i miei regali di Natale: solo mangiadischi e 45 giri.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
A dire la verità non avevo idea che potesse essere un lavoro, io ascoltavo musica e mi divertivo a creare cassette con la mia selezione. Ci eravamo trasferiti in Campania, precisamente a Montesarchio, da qualche anno e il caso volle che la vicina di casa chiese in prestito a mio padre l’impianto hi-fi per la festa dei diciotto anni della figlia. Mio padre le disse di sì a patto che a manovrare il tutto fossi io (avevo conquistato la sua fiducia a dodici circa anni). Diciamo che quando smisero di passarmi i loro 45 giri iniziai a scegliere i miei e il party decollò. In giro si sparse la voce e da lì a qualche mese fui contattato, con il permesso dei miei genitori, da Franco Bellini, proprietario del disco club a Montesarchio.
Per quanto riguarda le produzioni, invece, si è trattato di un percorso totalmente diverso: la mia passione mi portò prima ad editare la struttura di qualche brano dance, così da poterla proporre secondo il mio personale punto di vista; poi negli anni ’90, trasferitomi a Caserta, terra di grandi musicisti, conobbi il chitarrista e arrangiatore Antonello Fusco. Seppur per un breve periodo, ma molto intenso, Antonello mi permise di scoprire la mia passione per la produzione della musica dance e questo mi portò a creare nel 2002 il Polyritmia, club jazz con un piccolo studio di registrazione. Mi trovai in contatto con musicisti del calibro di Gianni Guarracino, Antonio Onorato, Rick Margitza, Grant Stewart, Dick Oatts, Pietro Condorelli, Tony Esposito, Giovanni Amato, Flavio Boltro, Daniele Brenca, Vincenzo Saetta, Carl Potter, Leveratto e tantissimi altri che si esibirono lì. Fu proprio la vicinanza al loro linguaggio musicale che mi ha permesso di comprendere quale strada armonica e ritmica avrei dovuto intraprendere come produttore.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Onestamente penso che la musica sia la medicina migliore per le crisi vissute a causa di motivi personali, anche se non sono mancati i momenti difficili dovuti ad alcune scelte lavorative oppure ad errori personali.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Beh, dopo quarant’anni ancora oggi è una continua scommessa e ogni volta che mi invitano in consolle per me è un momento molto importante. Detto questo, uno dei più significativi è stato essere invitato da Young Jazz per il party di chiusura del quarantesimo Umbria Jazz.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
La musica e tutto quello che le gira intorno: unica passione.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non ho rimpianti. In passato ho fatto qualche scelta discutibile, ma sono convinto che alla fine per me si sia trattato comunque di un bene.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Consigliare musica per me è come consigliare qualcosa di molto intimo personale. Nonostante sia molto difficile, a volte è possibile trovare qualcuno che condivida i tuoi gusti, come mi auguro capiti ora: “Anima Latina” di Battisti, “Il Volo” di Radius, “Pithecanthropous Erectus” di Mingus, “Impressions” di Coltrane e il “Boléro” di Ravel.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Come letture: “Peggio di un bastardo”, roba di Mingus e riflessione, e “Prolegomena to Any Aesthetics of Rock Music” di Bruce Baugh.
Da vedere: per gli adolescenti “Hair” di Milos Forman; mentre per i meno giovano come me, che non ricordano mai i nomi delle cose (con i titoli dischi per me a volte è un dramma), “Memento” di Christopher Nolan.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
“Slvia’s Element”.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra líaltro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Benissimo! Io vivo in un piccolo paesino che per certi aspetti è davvero fantastico, ma ha i suoi limiti. La rete per me è una salvezza! Poi vuoi mettere? Negli anni passati giravi mezzo mondo per comprare musica oggi la puoi ascoltare nei negozi sul web ventiquattro ore su ventiquattro…
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
In campo internazionale, Richard Sen e Rhythm Doctor Soft Rocks sono quelli con cui ho maggiore affinità e per i quali nutro maggiore stima. Richard e Doctor hanno reinterpretato dei miei lavori secondo la loro prospettiva armonica e ritmica.
In Italia (considera che vivo in paesino del Sud che da poco è sulle cartine stradali o quasi!) sto ultimando alcuni progetti musicali coi System of Survival e con Claudio Coccoluto.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Immaginate in quarant’anni e più d’attività quante cose assurde possano essere capitate…credo si possa scrivere un libro! Dal delinquente che all’inizio degli anni ’80, in un locale in cui lavoravo la sera di Natale, venne in consolle con una pistola ordinandomi di staccare la musica ed accendere le luci perché voleva estorcere dei soldi al proprietario, al sequestro dei miei dischi avvenuto in Sardegna nel 1992 per mano del proprietario di un club dov’ero resident perché non voleva che andassi via.
Poi il fermo di quarantotto ore a Tempio Pausania per aver fatto ripartire la musica a un rave nonostante la festa fosse stata bloccata dalle forze dell’ordine e il la “Swap Dub” di “By Faith” che CeCe Rogers mi ha sottratto senza riconoscermi il copyright e i diritti di riproduzione meccanica.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Il “subacqueo”, il classico personaggio che riesce ad infiltrarsi dovunque senza competenze professionali, utilizzando il classico copia-incolla sia come dj che come produttore e organizzatore d’eventi.
In generale nella scena musicale italiana esiste la possibilità di utilizzare nomi e sigle già esistenti. Credo che nel Regno Unito e negli U.S.A. questo non sia permesso, soprattutto dalla stampa specializzata, più attenta a riconoscere l’originalità di uno stile musicale, di un tipo di arrangiamento, di un’armonia o di una melodia. Porto ad esempio il caso de Il Volo: la vera band fu fondata nel 1974 per volontà di Mogol che collaborò con Lucio Battisti in “Anima Latina”!
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Le uscite firmate 6L6 & Co., progetto musicale che divido con Daniele Brenca, musicista conosciuto al club Polyritmia, che vedranno coinvolte diversi ospiti: l’idea è quella di comporre musica che non abbia né frontiere, né barriere. Poi sto ideando una serata dai connotati psichedelici per l’autunno prossimo al 65 mq a Milano, si chiamerà Dancesignal; infine, burocrazia e parole date permettendo, dovremmo inaugurare nel prossimo autunno il Funky a Benevento, un club da 500-800 persone dove dovrei essere resident e direttore artistico.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.