Una personalità musicale dai molteplici echi. Così Serena Butler, giovane misterioso artista protagonista del Gian Steps di oggi, definisce il suo lato artistico. O meglio, il loro lato artistico, visto che a Serena piace parlare al plurale di stesso e/o stessa. Un’esplosione inaspettata, arrivata dopo la primissima release sulla Eerie di Marco Shuttle, e un’ascensione tanto silenziosa quanto misteriosa e affascinante verso traguardi di spicco, gig importanti come il Reaktor di Amsterdam dove si esibirà la notte dell’ultimo dell’anno. Un amore nato per la musica in giovanissima età e alimentato nel corso della propria adolescenza senza davvero farlo esplodere mai…fino a poco meno di due anni fa, quando è arrivato quel segnale in cui Serena ha capito che la musica è e sarà la sua vita. Autechre e Drexciya, così come spaghetti western e Frank Herbert, Serena è un automa vittima di impulsi assimilati e poi inevitabilmente rielaborati nello sfogo della creazione della sua musica pura, morbida, genuina e raffinata, quanto non convenzionale e ricercata. È un piacere proporvi oggi i quindici passi da gigante di un artista dalla personalità così elaborata e affascinante: Serena Butler.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Me lo ricordo molto bene. Avevo quindici anni e divoravo avidamente ogni pagina di “Last Night A DJ Saved My Life”, soprattutto il capitolo sulla prima house di Chicago. Mi scrivevo ogni traccia citata e suonata da Levan, Hardy e Knuckles, quasi come se stessi accumulando una splendida ed inedita conoscenza proibita. Un titolo in particolare mi colpí in modo violento, “Let’s Do It” dei Covertion, un pezzo post-disco uscito nel 1980 per SAM Records. Un opener perfetto: dovevo averla a tutti i costi, ma i soldi erano pochini e limitati alla paghetta di papà. Trovai attraverso Discogs (versione primitiva) una copia in vendita da Discopiù a Rimini, e decisi di imbarcarmi nella mia prima traversata in solitaria per coprire il centinaio di chilometri che separavano la mia casetta dalle spiagge riminesi. Ebbi il mio primo assaggio di treni regionali e dopo un pomeriggio di ricerche frenetiche e strade sbagliate finalmente misi le mani sul mio primo disco in vinile, e non so descrivervi la mia felicità in quel momento. Non avevo nessun giradischi tra l’altro all’epoca, e l’acquisto fu solo un atto di fede verso un mondo a cui sapevo di non poter resistere. Molti anni dopo, e qualche ristampa, quel disco è ancora qui con me.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Relativamente da poco, circa due anni, non appena terminati i miei studi in musica elettronica al conservatorio di Bologna. È sempre stata la mia più grande passione, ma non avevo mai fatto il passo in più, la concretizzazione spirituale di una forza a cui so di non poter più fare a meno.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Alcuni rifiuti dopo lunghe illusioni sulla prima release hanno fatto male, molto male. Volevo arrendermi subito, ma con un po’ di fortuna, una discreta volontà e la fiducia di un musicista importante (per me), le cose sono andate diversamente. Potrei anche parlare di certi momenti di sconforto, più che crisi, riguardo all’estesa gratificazione esterna per lavori altrui di dubbia fattura, ma sono svaniti nel medesimo istante in cui ho realizzato che avrei dovuto concentrarmi solo su di noi, e non sulla realizzazione (e crisi) di altri umani.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
La possibilità di debuttare in vinile per Eerie è stato un game changer, e anche la chiamata per il capodanno del Reaktor quest’anno è stata una bella sorpresa. Ci saranno anche altri momenti fondamentali ma si concretizzeranno solo l’anno prossimo (o quello dopo) . Mi spiace di non avere molto di eclatante da elencare, ma abbiamo appena cominciato.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Astronomia, biologia marina, retrogaming, fantascienza, cucine (regionali) e molte altre. La curiosità è sempre stata il mio forte. Molte riesco a svilupparle attraverso la lettura, che pratico praticamente in ogni momento libero, e tra stazioni e aeroporti, ce ne sono parecchi. I videogames sono parte essenziale del mio processo creativo, in realtà molto caotico e originale, e cucino tutte le volte che posso anche se con risultati piuttosto…discontinui, per utilizzare un leggiadro eufemismo. Amo particolarmente anche certi vecchi fumetti della Bonelli e il cinema in quasi tutte le sue forme, con una predisposizione particolare per lo Spaghetti Western. Non riesco a resistere ad uno Stetson calato sugli occhi.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Per il momento non ho nessun “reale” rimpianto musicalmente parlando, anzi devo dire in realtà di aver schivato un paio di pallottole che di rimpianti me ne avrebbero sicuramente procurato qualcuno. Ma c’è ancora tempo per pentirsi, riparliamone tra un anno e sono sicuro che avrò molte più lacrime da raccontarvi.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Sicuramente i due album che mi hanno portato su questa strada, “Incunabula” degli Autechre e “Neptune’s Lair” dei Drexciya, e questi non dovrebbero mancare nemmeno ai miei peggiori nemici. DJ Shadow con “Endtroducing”, che mi ha aperto un universo di possibili campionamenti, e le intere discografie di Basic Channel, Maurizio e Chain Reaction, che rappresentano perfettamente i molteplici echi della mia personalità musicale. E anche Bernard Parmegiani e la 1080p, ma ho sforato i cinque nomi, vero?
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Come libri la lista sarebbe davvero lunga, ma irrimediabilmente la saga di Dune, nella sua mastodontica interezza. Frank Herbert era davvero un grande visionario e l’intera epopea di “Arrakis” è qualcosa che qualunque reale appassionato di – insert anything – dovrebbe leggere e rileggere. Per i film non voglio dire davvero le solite cose, certo “Blade Runner” e “Ghost in The Shell” (1995) sono stati fondamentali nella mia formazione creativa, ma oggi voglio consigliare qualcosa di diverso: “I Giorni Dell’Ira” di Tonino Valerii, il mio western preferito in assoluto, classe 1967. Un climax dopo l’altro, una colonna sonora di primissimo livello e i migliori grugni nella carriera di Lee Van Cleef e Giuliano Gemma. Un must.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
La chiamata del Reaktor è stata il culmine di un percorso di stima da parte di molti artisti che ho sempre stimato, anche se magari musicalmente agli antipodi rispetto alla mia visione. Per ora siamo soddisfatti così.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Essendo principalmente uno spirito digitale, la vivo abbastanza bene. Nel netherworld ho trovato una realtà stimolante nel quale sopravvivere, e per quanto riguarda la mia persona fisica non lo vivo in modo particolarmente concitato, cerco di approfittare dei vantaggi che mi fornisce nell’organizzare le mie attività musicali e le mie amicizie sparse un po’ ovunque. Trovo interessante vivere in una realtà temporale in cui oltre alla mia coscienza mi è possibile accedere istantaneamente ad una versione beta di una mente alveare globale già di per sé piuttosto ben strutturata. Oltre all’archetipo delle informazioni ubiquamente accessibili, ci sono anche altri costumi umani in rapida mutazione, come il concetto della privacy e la fluidità gender. La vita riflessa degli altri non è più solo altrui, così come le idee in perenne riciclo appartengono ad una collettività che ancora non ha una vera appartenenza ideologica, ma ne vive quotidianamente le contraddizioni in essere.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Molti dei miei principali mentori spirituali sono già passati a miglior vita, tra cui i primi dei come Francis Grasso e David Mancuso, del cui stile nella selezione devo quasi tutto. Tra i viventi sicuramente posso prendermi la libertà di citare Kool Herc, Marco Shuttle, Total Freedom, Umfang, Inga Mauer e Moxie. Ci sarebbe altra stima da distribuire, ma non amo le liste troppo lunghe e magari un po’ lecchine.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Una data la scorsa estate al Prosanova Festival a Hildesheim, vicino Hannover. Il festival era stato organizzato in un ex Aldi occupato all’interno di un complesso universitario, e la cosa mi intrigava parecchio. Il problema era che senza volo diretto sarei dovuto atterrare a Duesseldorf e prendere un certo numero di treni per arrivarci. Nessun problema, se non fosse che, per una serie di tragicomici motivi, sbagliai treni sia all’andata che al ritorno, ritrovandomi sperduto nelle campagne della Germania centrale senza che nessuno del festival si preoccupasse di dov’ero finito. Alla fine, mezz’ora prima della mia slot, e grazie alla gentilezza di perfetti sconosciuti un po’ divertiti, sono riuscito ad arrivare in condizioni propriamente non ottimali. Poi non c’erano le spie e l’ingresso delle cuffie era rotto, ma questa è un’altra storia.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Risulterò un po’ prosaico e poco interessante in questa risposta, ma vivendo ai margini della scena e suonando (per ora) principalmente oltre confine, non sono ancora riuscito ad accumulare sufficiente fastidio riguardo la scena italiana. Poi le scene sono parecchie ed altrettanti i fastidi, e non amandoli particolarmente cerco di grattarmi il meno possibile.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Abbiamo una serie di release molto interessanti programmate per il 2018 tra cui lo sviluppo della mia label Bene Tleilax, alcune collaborazioni davvero speciali (citerò solo quella con la mia socia Grand River aka Aimée Portioli) ed una serie di date in posti davvero carini dove abbiamo sempre sognato di poter assaggiare le loro autentiche cucine tradizionali. Ma amando le sorprese e non volendo fare annunci a vuoto, per ora manterremo il segreto e perciò niente nomi, sorry.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.