A rileggere ora la biografia degli Speaking Minds per fornivi una presentazione quanto più completa, ci siamo resi conto che quello di Simone Sinatti e Marco Paladin è davvero un progetto giovane. Nata non più di tre anni fa, infatti, con l’obiettivo di combinare la passione per il clubbing dell’aretino Simone e gli studi al pianoforte del trevigiano Marco, la loro unione è stata ai nostri occhi una presenza consolidata e costante, germogliata definitivamente con la loro recente esibizione al roBOt Festival e grazie alle uscite su AEON, Cityfox, Musica Autonomica e My Favorite Robot. Ora che anche i grandi della scena sembrano essersi accorti del loro gusto (è storia recente il costante supporto a “Who The F**k Cares” da parte di Laurent Garnier), anche i dubbi dei più scettici sembrano esser stati vinti: che siano loro il prossimo duo italiano d’esportazione?
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
S: Bella domanda. Fin da piccolo ho sempre ascoltato tanta musica in radio, o nei primi canali TV di musica (per capirci: quando MTV era ancora MTV), ma se devo citare un disco in grado di introdurmi alla musica elettronica credo che quello sia stato “Hey Boy, Hey Girl” dei The Chemical Brothers. I brividi e l’energia che mi ha lasciato dopo averla sentita la prima volta mi ha portato ad approfondire molto di più, appunto, il lato elettronico della musica.
M: Non c’è un disco che mi ha cambiato la vita, ce ne sono stati diversi e posso sicuramente dirvi che mi hanno sempre più convinto che la musica sia l’arte per eccellenza. Molto spesso sono rimasto sconvolto, mi chiedevo come la mente fosse in grado di concepire certe alchimie e certi equilibri sonori: come hanno fatto i Pink Floyd in “Pig (Three different Ones)” a mischiare il grugnito del maiale in quella che forse rimarrà – almeno, per me sempre sarà – il loro pezzo più incredibile? Sicuramente quel disco ha cambiato il mio modo di concepire la musica, ma ce ne sono stati troppi, dalle “Fughe” di quel pazzo “matematico” di J.S. Bach a “Prendila Così” del nostro Lucio, saltando tra veri e propri orizzonti temporali.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
S: Ho avuto la fortuna di crescere in mezzo a cugini più grandi di me, il che mi ha permesso presto di iniziare a frequentare i locali. Già a quindici anni a lavorare in pianta stabile con le realtà della zona a livello di pubbliche relazioni. Fin da subito ho provato simpatia/curiosità per il ruolo del DJ, quella figura che mi affascinava e permetteva di divertirmi ogni santo sabato sera, così che un paio di anni dopo con dei soldi che mi ero faticosamente messo via ho comprato la mia prima console (che ovviamente ancora ricordo: 2 CDJ 100s ed un Behringer DX626). Da li poi è stata una crescita lenta e graduale: dalle prime serate, alla residenza nei locali della mia città, Arezzo, fino alla creazione appunto del progetto Speaking Minds con cui ho iniziato in maniera più seria ad esplorare il mondo della produzione su cui mi ero comunque già affacciato per la necessità di veder la gente ballare grazie a qualcosa di mio.
M: “Marco, hai fatto il tuo quarto d’ora obbligatorio di pianoforte?”, così avreste sentito mia mamma parlare quando a cinque anni non ne volevo sapere di mettermi a suonare. Iniziare è dura, continuare di più, ma se vien da sé allora non è difficile: la musica è la mia vita, si è infiltrata dentro me con la naturalezza dello sguardo che ti colpisce fulmineamente. Certo, ci ho messo del mio, ma non sarei quel che sono senza ciò che la musica mi ha fatto provare. Due sono stati i passi fondamentali per il mio percorso: la scoperta della musica elettronica con il primo contatto con il club e i primi cenni di composizione al pianoforte; sentivo dentro me che insomma, avevo voglia di esprimere un mio suono, non volevo più limitarmi a riprodurre e poi.. poi ho trovato Simone, che di musica ne sa più del diavolo, da due passati diversi è nato un presente e futuro comune.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
S: La pazienza e la perseveranza per raggiungere gli obbiettivi che mi prefiggo non mi sono mai mancate, sicuramente ciò mi ha più disturbato nell’arco di questi primi passi è stato il dover avere a che fare con gente ingrata, opportunista ed incompetente, anche se fortunatamente la “combo” si è presentata poche volte. Man mano che si va avanti però si impara a capire quali sono le persone di cui circondarsi per avere una piacevole crescita, sia umana che artistica, ed è per questo che a posteriori voglio ringraziare tutte queste persone per avermi dato ancora più forza di andare avanti e avermi fatto capire con chi non voglio avere a che fare.
M: Mamma mia, non so se ci sono più crisi o soddisfazioni!. La montagna da scalare è tortuosa e molte sono le rocce che cadendo finirebbero per trascinarti a valle. Per fare questo lavoro ci vogliono tre cose: pazienza (non a caso la metto come prima), perseveranza e passione, ecco a voi le “3P” della musica contro le “4P” del marketing. Le crisi maggiori, comunque sia, sono per me i tempi da attesa infiniti per aspettare le uscite, poi il fatto che qualcuno a volte sembri snobbare il tuo lavoro, insomma è un mondo (perché di un mondo si tratta) dove l’uomo non tarda a manifestare i suoi lati negativi. Poi in questo momento io e Simone studiamo ancora e vi assicuro che è proprio difficile incastrare tutto. Ah sì, devo dire però che se tante sono le cose negative molte sono anche quelle positive: essere circondati da persone che credono in te ti da una spinta che è essenziale per andare avanti.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Il semplice poterla iniziare a definire carriera direi che è un passo enorme e soddisfacente. Ad oggi forse i ricordi più indelebili che abbiamo impressi nella mente sono la partecipazione a roBOt Festival al fianco di colossi della musica elettronica mondiale, l’esserci potuti esibire al Tenax e la prima data all’estero, tutti passi indimenticabili. Li inizi veramente a capire che qualcuno apprezza ciò che fai ed è bellissimo!
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
S: Guardo tantissimi film: almeno quattro o cinque a settimana e in un mese vado al cinema almeno tre volte; senza tener conto delle serie TV che, spesso e volentieri, oltre a rilassarti e distrarti ti risucchiano la vita. Da buona pecora nera della famiglia, amo sì lo sport, ma preferisco il ruolo di spettatore a quello di atleta: il calcio, con le poche gioie del Milan di questi anni, ma pure basket, rugby ed atletica (tradizione di famiglia da cui mi sono abilmente defilato). Ultimo ma non meno importante, amo viaggiare, ed anche per questo non finirò mai di essere grato a questa nostra passione/lavoro che sta iniziando a portaci in giro, visitando dei luoghi fantastici.
M: Sono une persona con tante di quelle passioni che forse dieci vite non basterebbero. Immaginate: una carriera da cuoco, una da regista, una da musicista, una da calciatore, una da businessman newyorkese.. chi non le vorrebbe?! Detto ciò ho talmente tanta fantasia che finisco per prendermi in giro da solo. Amo il cinema, avevo letto che i “film” mutano la personalità: ci credo fermamente, a volte esco di casa con umore alla Christian Bale in “American Psycho” e rientro talmente in pace con me stesso che mi chiedo dove sia finita tutta la rabbia che avevo in corpo. Purtroppo per questioni di tempo ho dovuto tagliare molto sulle mie passioni extra-musicali: mi piacerebbe molto prepararmi da mangiare, ma finisco per pranzare spesso fuori; seguirei sempre il calcio, ma a stento lo finisco per vedere la domenica e così via. Diciamo che sono talmente concentrato sui miei impegni che nel tempo che mi rimane preferisco stendermi e spegnere la mente per qualche minuto.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
S: Di rimpianti ce ne potrebbero essere molti, ma diciamo che il più grande è la mia testardaggine che spesso e volentieri mi ha portato a perdere più tempo del dovuto dietro a progetti o situazioni che non avrebbero meritato tutto il tempo e l’attenzione che gli ho dato, distogliendomi dalla mia personale crescita facendomi solo arrabbiare e demoralizzare. Non mi pento di nulla però, perché gli errori sono ciò che aiutano a crescere in ogni ambito: se oggi sono così soddisfatto di ciò che sto raggiungendo insieme a Marco con il progetto Speaking Minds è anche grazie a ciò che ho imparato dai miei errori.
M: Non ho molti rimpianti, le scelte che faccio e facciamo sono ponderate accuratamente. Spesso e volentieri mi concentro sul nostro futuro e mi confronto sempre con Simone su quale sia la scelta migliore per noi. La vita è fatta di occasioni che vanno prese all’istante e che, nonostante tu abbia poco tempo per scegliere, cambieranno la tua carriera. Sicuramente il fatto di soffermarsi a volte ad aspettare troppo, o a pretendere qualcosa da chi non può o non vuole darlo, ci ha abbattuto molto ma, diciamo, questo è senz’altro normale in questo campo.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Cinque sono veramente pochi, o per meglio dire, è impossibile con soli cinque album fare una lista di “must have” veramente esaustiva. I più importanti per noi sono stati:
Michael Jackson “Thriller”
Radiohead “Kid A”
Jamiroquai “A Funk Odyssey”
Depeche Mode “Violator”
Kraftwerk “Die Mensch Maschin”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
S: Ahimè, io ed i libri non siamo mai andati d’accordo fin da quando ero piccolo. Però, come ho appena detto, amo il cinema e sicuramente se dovessi citare alcune delle pellicole a me più care direi in primis Donnie Darko, passando per dei classici come IT o Shining, Il Collezionista di Ossa, ed i più recenti Dallas Buyers Club o Inception.
M: Come Simone non ho mai sopportato la lettura benché abbia pieno rispetto per chi ama questo passatempo. Riguardo i film invece ho sempre amato quelli intriganti, quelli che un po’ rispecchiassero il mio essere complicato, sicuramente vi dico: Il segreto dei suoi occhi; Memento, American Psycho, Mulholland Drive.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Direi che aver avuto l’occasione di remixare un monumento della house music come DJ Sneak e una splendida voce come quella di Flowers and Sea Creatures sono due ottimi esempi, senza poi dimenticare l’emozione nel vedere colossi quali John Digweed, Christian Prommer, Alex Niggemann ed Adriatique, per dirne soltanto alcuni, supportare i tuoi lavori. Difficile dimenticare certi momenti!
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
S: Sicuramente la massiccia presenza del web e i conseguenti metodi di sponsorizzazione/diffusione hanno condizionato molto la musica negli ultimi anni, tanto che credo (a malincuore) nella maggior parte dei casi conti di più come si vende il prodotto piuttosto che il prodotto stesso. Mi trovo benissimo con l’avvento del web, non lo nego, mi ritengo una persona abbastanza “social”, ma mi piacerebbe che si tornasse più a badare alla sostanza che all’apparenza, questo si.
M: E’ vero, a volte si passa più per personaggi che persone. I social network hanno condizionato e plasmato il modo di vedere la musica, la gente, le serate: tutto viene filtrato tramite l’ottica del “più hai meglio è”, “io posso e tu no”…insomma io credo che all’interno del web molte volte siano ben chiare agli occhi di tutti le debolezze delle persone e i difetti più che i pregi delle stesse. Nonostante tutto ciò, è ovvio che il web permette alla tua voce, alla tua musica, di oltrepassare i limiti spazio-temporali che fino a poco tempo fa erano invalicabili e questo non è sicuramente da sottovalutare.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Sicuramente per noi sono state e sono figure molto importanti quelle di My Favorite Robot, Christian Prommer ed Alex Niggemann, persone che hanno creduto in noi e nella nostra musica, stampando il nostro materiale e credendo nel nostro progetto. Non vogliamo però dimenticare amici quali ad esempio Mind Against, Hunter/Game ed anche Leon, che pur essendo già ben lanciati trovano sempre spazio e tempo per un prezioso consiglio. Lo stesso discorso vale anche amici di tutti i giorni, quelli veri con cui si cresce insieme, come Black Loops, Raw M.T. o SkyBoy che come noi si stanno dando da fare per trasformare questa passione nel proprio lavoro full-time.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
S: Difficile sceglierne uno in particolare, ma direi che in ambito non musicale il tuffo con conseguente bagno dell’uomo nudo nella fontana del Nettuno a Bologna vince sicuramente. A livello musicale invece il lancio di un bicchiere colmo di ghiaccio all’indirizzo del guest che stava facendo la sua performance live è stato alquanto bizzarro ed inappropriato, quantomeno da ricordare visto che lo ha colpito esattamente in testa!
M: Momenti assurdi? Ve ne cito solo uno di infiniti eventi imbarazzanti. Esco di casa la mattina per andare in università e a lezione mi accorgo di essere senza una lente degli occhiali; la cerco ovunque nel pavimento dell’aula ma nulla. Al ritorno, andando in bagno in appartamento, la trovo li per terra; morale: ero salito in autobus la mattina con gli occhiali senza lente, immaginate che idea si è fatto chi mi aveva visto e salutato!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
S: Sicuramente la mancanza di quella collaborazione che è alla base della buona riuscita delle bellissime feste a cui prendiamo parte/di cui parliamo sempre all’estero: se soltanto ci fosse un pizzico di individualismo in meno, moltissime feste in più funzionerebbero, visto che è l’unione a far la forza e non le guerre. Inoltre aggiungerei che, prendersi maggiori rischi investendo sull’atmosfera della festa creando una sintonia con il pubblico, piuttosto che giocare sempre sui “soliti nomi” permetterebbe di avere un varietà di guest molto più ampia e di lavorare sulla qualità piuttosto che sulla quantità.
M: Troppo spesso c’è troppa invidia per il prossimo, si punta alla serata sicura con i soliti nomi e si è diffidenti nel lanciare nuovi artisti. Molto spesso si reputa di successo solo chi è stato dal mercato considerato di successo; negli altri paesi, come in America o in Inghilterra, c’è molto più stimolo imprenditoriale, c’è più spinta per il rischio, si lancia un nuovo nome perché si crede in lui e non solo perché parte del sistema. Questo è anche uno dei motivi per cui in Italia è molto più difficile emergere. Nel nostro paese chi si fa un “mazzo” così per diventare qualcuno tende poi ad avere un comportamento quasi conservatore per la propria posizione, si tende all’egoismo, a pensare: “io ci sono arrivato e ti parlo da persona che sta più in alto di te, non sullo stesso piano”. Questo è sicuramente uno dei motivi per cui negli altri paesi gli artisti famosi sono molto più giovani in media dei nostri, qui c’è sempre la paura che l’allievo superi il maestro e gli porti via il pane dai denti.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Abbiamo molto materiale in rampa di lancio: è appena uscito un remix per una nuova, ma stimolante realtà londinese quale Bade Records; il vinile del nostro EP per la tedesca Musica Autonomica, gestita da Christian Prommer che ha pure voluto preparare il suo remix e l’EP per AEON, etichetta di Alex Niggemann con la quale abbiamo già collaborato con un remix per l’EP di Dodi Palese (che ha visto lo streaming in premiere appunto qui su Soundwall) ed una traccia per il various celebrativo della decima uscita della label. Nei prossimi mesi, invece è previsto un EP per Cityfox, longeva etichetta svizzera ormai di base a NY; un remix in cantiere per Andrew Grant su My Favorite Robot Records (sotto il suo nuovo alias NAOME), uno per Kurt Baggaley su Abstract Theory, la collaborazione con Aquarius Heaven ed il nostro LP di debutto, al quale stiamo lavorando con estrema calma scegliendo alcune collaborazioni per la sua realizzazione che ci entusiasmano molto.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.