In un tempo non lontano trovavo piacevolissimo l’atto di unire i puntini della Settimana Enigmistica, gioco che trovo ancora piuttosto divertente, solo che al posto dei puntini questa volta ci sono nomi come quello di Gerd Janson, Dj Sotofett, Optimo Trax e la Puglia. Vi chiederete, ma di che stai parlando? Ed invece il risultato di questa miscellanea svela un nome: Underspreche. Si perché il duo de facto formato da Marika e Simone sono pietra angolare tra quanto sopracitato e il sottoscritto e, con grande stupore, nonostante il nome teutonico, sono attivi nel tacco d’Italia. Addentrandomi nel loro mondo, partendo dall’EP condiviso con Muslimgauze su Optimo Trax, il loro canale SoundCloud regala edit audaci (anche troppo nel caso di “Dem Young Sconies”, traccia intoccabile per il sottoscritto), set ibridi di pregevole fattura e selezione e soprattutto un’attenzione non italica alla loro musica. Nemo propheta in patria si diceva e mi sembra una delle espressioni più azzeccate per rappresentare la miopia italica nei confronti di un prodotto pregevolissimo, seppure inserito nel marasma della musica dancefloor, che trova maggiori proseliti oltremanica e non qui.
Freschi di pubblicazione del loro primo album “Invito Alla Danza” sempre per Optimo, gli Underspreche hanno tutte le carte in tavola per rientrare nelle agende di molti, per ora godetevi il loro Giant Steps.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che vi ha cambiato la vita? La primissima. Quella che vi ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
M: All’età di sette anni circa fui costretta ad andare al Teatro Petruzzelli di Bari per assistere all’opera lirica “Tosca” nella quale mia zia interpretava la protagonista. Mi rimase impressa l’orchestra (e mia zia che moriva alla fine). Quel suono così avvolgente. Penso sia stata quella la prima volta che ho sentito la musica in maniera particolarmente familiare…
S: All’età di sette anni ero capocannoniere dei pulcini e il calcio era la mia orchestra. È arrivata molto dopo la musica ed è stata una passione avvolgente e totale…ma ricordo l’istante esatto in cui è cominciato tutto. Durante una delle vacanze estive della mia adolescenza a Porto Cesareo il singolo degli Snap “Rhythm Is A Dancer” si sentiva ovunque, comprai una cassetta pirata, subito dopo comprai l’originale e da allora non smisi mai più di acquistare musica. Custodisco ancora entrambe le cassette!
Passo numero due: quando avete capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della vostra vita?
Quando abbiamo iniziato la nostra collaborazione, ovviamente non subito ma a un certo punto, quasi spontaneamente abbiamo dato vita ad Underspreche e dal quel momento si è intensificato sia lo studio della musica che le ore trascorse a concretizzare le idee e soprattutto la voglia di vivere di musica.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel vostro rapporto con la musica?
I momenti di maggior crisi nel nostro rapporto con la musica sono legati alla creatività e quindi all’assenza di nuove idee. Non finiscono mai ma sono quelli che ti aiutano a creare nuove cose, anche quelli che ti fanno dubitare di più ma che ti fanno crescere e rinforzano l’autostima perciò…viva i momenti di crisi!
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella vostra carriera?
La nostra musica è presente nel mercato discografico solo da un anno perciò sicuramente uno dei momenti più importanti è stato l’uscita del nostro primo EP condiviso con una leggenda, Muslimgauze.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le vostre altre passioni? Come le sviluppate? Quanto tempo riuscite a dedicare loro?
M: Quando mancano le idee per un nuovo pezzo o semplicemente quando ho voglia di staccare la spina dallo studio mi piace dedicarmi ai lavori manuali tipo il cucito. Tenere le mani e la testa impegnati in qualcosa di altrettanto produttivo è rilassante. Ultimamente ho ritappezzato il divano con dei jeans riciclati, un lavoro infinito! Trovo molto d’aiuto guardare le serie tv. Penso sia un modo per staccarmi totalmente dalla realtà e raccogliere le idee e le forze per ritornare in studio.
S: La musica per me è l’unica passione e amo alimentarla anche nei momenti in cui son lontano dagli strumenti. Mi piace approfondire e studiare la scrittura musicale classica, jazz e quella di culture lontane dalla visione occidentale; ho approfondito la relazione tra musica e matematica in tutte le sue forme. Tutto ciò è stato fondamentale per avere una visione più ampia del ritmo musicale poiché una delle nostre prime idee era proprio quella di cercare di introdurre nella musica da club ritmiche che andassero anche oltre il classico quattro quarti. Beethoven, Messiaen, Brian Eno, David Byrne e Villalobos sono, tra i tanti, quelli che mi hanno affascinato avendo come fattore comune una visione futuristica ed hanno contribuito a stimolare la mia ricerca.
Passi perduti: quali sono finora i vostri più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
È troppo presto per parlare di rimpianti. C’è solo tanto da fare!
Passi che consiglieresti: quali sono secondo voi i cinque album (o brani) che consigliereste e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui volete bene o che stimate?
Questa è la domanda alla quale è sempre difficile rispondere, ce ne sarebbero un sacco da menzionare ma abbiamo provato a fare una selezione senza un ordine di importanza:
Album:
Jocelyn Pook “Flood”
African Head Charge “Drastic Season”
Tutta la discografica di Brian Eno, in particolare “Another Green World”
Ricardo Villalobos/Max Loderbauer “Re:ECM”
Den Sorte Skole “III”
Warp Records “Artificial Intelligence (I-II)”
Tracce:
Jon Hopkins “Collider”
Erik Satie “Gymnopedie n°1”
Ludovico Einaudi “Oltremare”
Peter Dundov “Oasis”
Mikael Seifu & Dawit Eklund “Tuff Ruff”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consigliereste?
Film:
“Non ci resta che piangere”, Troisi / Benigni
“Storia di una ladra di libri”, Brian Percival
“Come un tuono”, Derek Cianfrance
“Django Unchained”, Quentin Tarantino
“Inside Out”, Peter Docter
“The Hateful Eight”, Quentin Tarantino
“The Road”, John Hillcoat
Libri:
“Musica dal profondo”, Victor Grauer
“John Cage and Buddhist Ecopoetics”, Peter Jaeger
“Brian Eno – His music and the vertical color of sound”, Eric Tamm
“I segreti del Jazz”, Stefano Zenni
“La musica Sperimentale”, Michael Nyman
“Frank Zappa: Rock come prassi compositiva”, Giordano Montecchi
“Il suono dell’estasi”, Raffaele Pozzi
“African Rhythm and African Sensibility”, John Miller Chermoff
“Musica Indiana” – Patrizia Saterini
“Rhythm Riders: Cavalcando il Ritmo”, Michela Raso
“Ascoltare Beethoven”, Giovanni Bietti
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora andate più orgogliosi?
Il primo album rappresenta per ogni artista un momento particolare e con il nostro “Invito Alla Danza” abbiamo avuto la possibilità di dare un’idea più completa di quello che è il nostro stile e della musica che ci piace produrre. Tutto ciò è stato reso magico e imbarazzante al tempo stesso dalle parole inaspettate e bellissime da parte di Keith, il proprietario di Optimo Music e Optimo Trax, nella press di presentazione dell’album. Inoltre siamo rimasti senza parole per l’elegantissima recensione forbita e dettagliata di Christian Zingales su Blow Up e l’articolo a cura di Luca Bandirali sul Quotidiano di Lecce poi, davvero fantastico! L’ultimo posto dove pensavamo di poter leggere qualcosa inerente alla nostra musica!
Passi virtuali: come state vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
È una risorsa importante che ci ha aiutato molto in questi anni nell’approfondimento degli studi della musica orientale e della poliritmia che permeano le nostre produzioni. Tramite delle ricerche abbiamo conosciuto nuove culture, nuova musica, dunque nuove idee. Sarebbe stato faticoso o forse impossibile recuperare diversamente le stesse informazioni in cosi poco tempo ma rimaniamo pur sempre legati alla carta stampata, infatti, compriamo una marea di libri.
Passi in comapagnia: quali sono i dj e producer con cui sentite più affinità, e con cui vorreste sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Grazie ad un incontro di acquisto / vendita di dischi in vinile abbiamo conosciuto un super cultore di musica, Max Nocco che lo stesso giorno ci parlò di Michele Mininni e da lì nacque una grande amicizia con entrambi, un confronto musicale continuo. A distanza di tempo abbiamo avuto modo di conoscere Donato Epiro, un altro artista conterraneo. Il suo approccio alla musica è abbastanza introverso e intimista. Scrive cose totalmente differenti dalla nostre ed è anche per questo che è stimolante ascoltare la sua musica ed il suo punto di vista. Rappresentano la nostra “giuria di qualità”: sono i primi ai quali inviamo le nostre tracce finite. Max è un’enciclopedia musicale vivente, è un uomo fatto vinile. Michele è per noi un grande talento musicale, un produttore visionario con idee innovative, anche lui dotato di grande cultura musicale.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che vi è capitato di vivere?
M: Ultimamente abbiamo suonato nell’Osservatorio Astronomico del Dude Club e un ragazzo che era davanti alla console prima che cominciassimo a suonare ci ha chiesto se poteva scattare una foto. Sinceramente anche un po’ stupiti (Simone odia le foto quindi era anche un po’ intimidito dalla situazione) ci mettiamo in posa, io mi sistemo i capelli, ci avviciniamo e sorridiamo. Il ragazzo con il telefono in mano ci guarda e dice: “Nono, la foto la vorrei fare al pannello dietro di voi…Vi chiedevo se potreste spostarvi”. Volevo sprofondare per la figuraccia però obiettivamente l’art work fluorescente della sala dell’Osservatorio è fantastico.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più vi danno fastidio nella scena musicale italiana?
Parlare di cosa non va nella scena musicale italiana non aiuta, fa solo alzare un polverone dal gusto polemico, cosa che non siamo abituati a fare. Preferiamo parlare invece dei progetti che funzionano, che abbiamo toccato con mano e che sono una realtà in continua crescita come quello del Knick Knack e Oriente. Due progetti molto diversi tra loro in termini musicali che hanno in comune la professionalità, la passione e il fatto di voler portare in scena la musica…Senza tavoli, bottiglie o privé.
Passi che stai per compiere: quali sono i vostri prossimi progetti?
Abbiamo un nuovo EP in uscita prima dell’estate, lo abbiamo chiamato Symbiosis per definire la stretta relazione che si è sviluppata tra il nostro modo di concepire la musica e quello di culture lontane da noi. Abbiamo usato dei sample provenienti da posti diversi, come una ninna nanna di un popolo argentino ed una canzone d’amore vietnamita…nel frattempo siamo già a lavoro su altre idee…
Passi sinteitici: salutateci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se vostra o di altri.