Emozioni, romanticismo, poesia, colori, sentimenti, passionalità. Amore e persino odio. Per Vincenzo Pizzi, il protagonista del Giant Steps di oggi, la musica è la più alta forma d’espressione del proprio essere, è un mezzo per comunicare con il mondo, per raccontare se stessi, per scassinare i cancelli che trattengono i rinchiusi i propri sentimenti. Fondatore di Pyteca, e autore di release su label quali, tra le altre, Blackwater e Secret Keywords, il produttore molisano di stanza a Roma sta indirizzando il suo ascendente percorso musicale verso orizzonti vasti e personalizzati, che non si limitano ad unico suono caratteristico, ma che si personificano più verso il valore astratto di un mood specifico, profondo e sentimentale. Influenzato dai Joy Division, attento osservatore del mondo esterno e perfezionista sonoro, qui sotto i suoi quindici passi da gigante per presentarvelo. Buona lettura e buon ascolto.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Difficile ridurre tutto ad un disco o ad un singolo. Ogni disco, ogni traccia e ogni suono hanno scaturito in me un’emozione forte. Negativa o positiva. Rabbia, ansia, serenità, adrenalina, assuefazione, senso di impotenza, senso di importanza, tranquillità e felicità. Benessere e tristezza. Posso senz’altro dire che l’album “Unknown Pleasures” dei Joy Division sia stato fondamentale per me. Una delle colonne sonore della mia vita per eccellenza. Del mio giovane vissuto.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Precisamente nel 2013, quattro anni fa. Nel 2010 ho comprato il mio primo Novation Launchpad, incuriosito dalle molteplici funzionalità e dall’estetica così piatta e minimale. Ho iniziato guardando video e tutorial sparsi su YouTube. Ero a Miranda, in mansarda, con il mio windows fisso, il launchpad e la versione lite di Ableton Live. Non avevo scheda audio, monitor o casse esterne per pc. Iniziarono così le prime produzioni, se proprio vogliamo definirle tali. Un agglomerato di suoni che cozzavano tra di loro, senza ritmica o completamente fuori tempo. Classici loop tagliati male, con suoni micro e dosi massicce di effetti. Un disastro. Legittimo direi, non avevo mai aperto Ableton Live prima. Dopo il diploma di maturità ho deciso di frequentare la Nut Academy di Napoli e dopo aver conseguito il diploma in Musica Elettronica ho deciso di continuare gli studi scegliendo Sound Design allo IED di Roma. Testardo del fatto che da quel momento in poi produrre musica sarebbe stata una parte fondamentale della mia vita e il mio lavoro.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
È un rapporto continuo di crisi e non crisi. Odi et amo. Dopo che hai prodotto un singolo, un disco o una produzione audiovisiva pensi di aver trovato l’idea vincente. Soddisfatto e orgoglioso all’ennesima potenza lo ascolti più volte. La mattina dopo, lo riascolti e odi praticamente tutto. Pensi di aver sbagliato completamente, di non essere in grado di fare una produzione decente, apprezzabile e di non raggiungere mai quel livello professionale tale da essere preso sul serio. Inizi ad ascoltare tutte le tue release e pensi di voler cancellare tutto. Azzerare e ricominciare. Poi le ami di nuovo, sono tra le cose più belle della tua vita. In realtà è proprio la crisi stessa che ti aiuta a migliorare, è il giudizio sempre critico e costruttivo di se stessi che con il passare del tempo ti spinge ad amare ciò che fai. Non fermarti mai per nessuna ragione.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Nel 2014, il mio esordio con “Il Romanticismo Del Lago” per un V/A firmato Blackwater Label. La mia prima produzione rilasciata da label insieme ad artisti come Beat Movement, Luciano Lamanna, Antonello Teora, Cosimo Damiano eccetera. A un anno di distanza, il 28 Ottobre 2015, la mia prima release in vinile “Margaretha”, sempre per Blackwater. Un vinile molto importante, sia musicalmente che emotivamente parlando. Qualche mese dopo, ho pubblicato “Pazienza”. Un ep completamente in digitale per la RDL47, label indipendente di Rob De Large con base a Los Angeles. Da lì in poi, fortunatamente sono stati diversi i momenti gratificanti. “1959 + 1964”, EP dedicato alla mia famiglia e a Sofia, rilasciato sulla Secret Keywords di Gianmarco Silvetti e Natasha Parisella. Diversi remix, EP, V/A e live set per Blackwater Label, Secret Keywords, Little Hill, Absolute Records, NSV Recommended, Nashton Records, Hopera Records, Variant Electronic, Container Project, Miramojito Party e Seance Radio. A settembre 2016 invece, nasce Pyteca, la mia label digitale dove ho la massima libertà di espressione. Al suo attivo cinque EP, che vedono come remixer Gianmaria Coccoluto, Mannella, Worg, Lunatik, Jewill, Dario Lanzellotti, Gianmarco Silvetti eccetera. Sono tutti momenti molto importanti. Non si può escludere nulla. Sono ancora all’inizio, e la strada è lunga.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Mi piace molto osservare. Per la precisione i luoghi, le persone e ciò che mi circonda. Nulla è banale, nulla è scontato o già visto. Ascoltare le loro storie o immaginarle per poi trasformarle in musica. Visitare luoghi nuovi, mangiare bene e bere del buon vino. Assaggiare piatti tipici del posto. Girare e montare videoclip, disegnare cose astratte (mi rilassa, non sono assolutamente in grado) e scrivere. Scrivo molto, ma non rendo mai pubblico ciò che scrivo). Riesco a trovare il tempo necessario per tutto, riesco ad organizzare bene le mie giornate. Sono un amante della natura, del mare, della montagna, del cinema e delle serie tv.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Il mio unico rimpianto, forse è quello di non sapere suonare il pianoforte. Però, sono ancora in tempo per imparare.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Assolutamente questi:
Kraftwerk “The Man Machine”
Moderat “Moderat”
Steve Reich “Octet • Music for a Large Ensemble • Violin Phase”
The Smiths “The World Wont’ Listen”
Franco Battiato “La Voce Del Padrone”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Libri purtroppo nessuno, non sono un gran lettore. Film parecchi, ma consiglierei di sicuro questi: “Big Fish”, “24 Hours Party People”, “The Elephant Man”, “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, “Moonrise Kingdom” e “Captain Fantastic”.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Senza ombra di dubbio, Pyteca. Sfumature e sfaccettature diverse per un’identità ben precisa. Nulla di canonico, nessuna omogeneità nello stile, ma solo nell’espressione. Libertà artistica, colori. “Handmade techno & Romanticism”.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
A me non dispiace affatto. L’importante è non abusare, o farne una dipendenza. Non deve essere assolutamente un’alternativa o una scappatoia alla vita reale e a quello che sei realmente. Basta trovare il giusto compromesso.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Giulio Maresca, Franz Rosati, Dario Lanzellotti, Alessandro Giustini aka Lunatik, Gianmarco Silvetti e Gianmaria Coccoluto. Ho una profonda stima nei loro confronti, sia per quello che sono e sia per il loro livello artistico. Non si smette mai di imparare, di esplorare e di essere curiosi.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Il Berghain, senza ombra di dubbio.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Io apprezzo molto la scena musicale italiana in generale, e sono contento di farne parte un minimo. Che sia sul filone elettronico, pop o cantautorato poco importa, l’importante è continuare a produrre roba italiana degna di nota. Qualità e consapevolezza. Non manca nulla, abbiamo tutte le carte in regola. Dovremmo valorizzare molto di più quello che facciamo e quello che abbiamo. Detto questo, non sopporto la presunzione e la poca disponibilità. Il limite di non poter chiedere o fare. Chi non ti risponde e non ti prende sul serio. Le produzioni tutte uguali, questa corrente un po’ industrial e un po’ rave. Gli artwork e le foto in bianco e nero. La voglia di somigliare per forza a qualcuno. Siamo liberi di esprimerci, facciamolo nel miglior modo possibile.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
A Giugno mi sono laureato in Sound Design e questo mi rende molto soddisfatto. Produrre musiche per film, spot e audiovisivo in generale. Suonare live e continuare con le mie produzioni. Portare avanti Pyteca e crescere insieme. Svolgere il lavoro di Sound Designer a trecentosessanta gradi.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.