Claudio Del Proposto, Patrizio Piastra e Francesco Stefanini sono gli Youarehere, progetto che nasce a Roma nel 2011 e con già all’attivo “As When The Fall Leaves Trees” per 51Beats, “Primavera” e “Propaganda” per la label indipendente Bomba Dischi. Nei loro 15 passi conosceremo meglio una dei live acts del prossimo Spring Attitude e che ha già aperto a band del calibro di Whomadewho e Shout Out Lands.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Patrizio: È sempre stata presenta la musica, sin dai giochi da bambino, ma ho capito che era una cosa “seria”, e al di sopra di ogni altro interesse quando ascoltai per la prima volta “Ok Computer” dei Radiohead.
Claudio: Giugno 1985, alla domanda di mia sorella circa cosa avrei voluto per il mio compleanno, io risposi: “La cassetta di Howard Jones (Dream into Action, n.d.C.)”. Dopo averla consumata di ascolti, ricordo che nel giro di un paio di mesi sapevo suonare i riff principali di ogni traccia su una pianola Bontempi che avevamo in casa.
Francesco: Ho cominciato ad ascoltare musica seriamente abbastanza tardi, in casa mia non si è praticamente mai ascoltata, seriamente intendo. Intorno ai 16 anni scopro il metal e la batteria, ma devo dire che solo dopo aver ascoltato “A Forest” dei The Cure è scattato qualcosa, soprattutto la curiosità verso la musica tutta.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Patrizio: Romanticamente quando ho scritto le mie prime cose (chiamarle canzoni sarebbe troppo) credo all’età di 10/11 anni. Più seriamente, molti anni dopo, quando ho cominciato l’esperienza con gli YAH.
Claudio: Quando impattai per caso in un programma che girava su Amiga 500 chiamato Pro Tracker. Ho passato più tempo su quello che su videogiochi tipo Ghosts’n’Goblins.
Francesco: Direi appena approcciato lo strumento (la batteria) è cominciata una sorta di dipendenza che dura tutt’ora. Quando a 16 anni passavo almeno 2-3 al giorno chiuso in camera a suonare ho capito che questa pulsione non era solo una passione del momento ma che avrebbe fatto parte della mia vita, e così è stato.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Patrizio: Quando una decina di anni fa capì che con il mio gruppo di allora suonavamo “tanto per” e che non ci sarebbe stato futuro. Lasciai la band, ma soprattutto abbandonai per molto tempo la musica suonata.
Claudio: Ogni singola volta che decido di tornare a scrivere qualcosa, in cui sento di avere delle cose da dire ma di non riuscire a trovare il modo per farlo. Mi succede sempre, e sistematicamente cado nello sconforto, e penso che non riuscirò più a combinare nulla di buono. Fortunatamente, ad oggi, sono sempre riuscito a venirne fuori.
Francesco: Ma devo dire che da quando ho cominciato a suonare con i “The Shadow Line” (mio primo gruppo e altro mio progetto che continua tutt’ora sotto il nuovo monicker di Bosco), non c’è stato mai un momento di crisi vera, penso di non aver mai smesso per più di uno-due mesi. Spesso ho avuto difficoltà a portare avanti questa passione solo per problemi di tempo non certo di voglia.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Claudio/Patrizio: Al momento direi la partecipazione all’Ypsigrock e il fatto di cominciare a suonare in grandi contesti come il Design Week Festival ad Aprile e lo Spring Attitude a Maggio.
Francesco: Beh dopo il primo disco dei The Shadow Line (Fast Century, 2008) c’è stato un bel fermento attorno alla band e abbiamo suonato in molti festival e live club importanti. Direi che ora con gli Youarehere si prospetta un tour molto importante dove si raggiungeranno alte vette come Spring Attitude, non vedo l’ora.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Patrizio: Sono totalmente immerso nella musica, è sempre stata la mia passione principale.
Claudio: Mi piace guardarmi intorno: l’arte, il cinema, la letteratura, lo sport. Ho un passato da writer e adoro giocare a calcio e ai suoi derivati. Nei tempi morti un libro, un film per decomprimere.
Francesco: Beh oltre il lavoro (sono un grafico), che per fortuna è anche una mia passione, la musica sicuramente è la passione principale sia suonata che ascoltata. Gli dedico la gran parte del tempo libero e anche delle risorse economiche.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Patrizio: Non aver avuto a 20 anni la determinazione e la volontà di fare sul serio, ma forse non ero pronto ed è giusto che tutto questo sia successo 15 anni dopo.
Claudio: Non aver proseguito gli studi classici di pianoforte da bambino vista l’eccessiva disciplina della mia maestra.
Francesco: Beh purtroppo o per fortuna da quando ho cominciato a suonare non ho mai avuto tanto tempo da dedicare alla mia formazione da batterista, sono un completo autodidatta, cosa che non rinnego e che, anzi, penso abbia molti lati positivi. Vorrei però avere più confidenza con lo strumento, ma c’è ancora tempo.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Patrizio:
Ok Computer – Radiohead
( ) – Sigur Ros
Anima Latina – Lucio Battisti
Immunity – Jon Hopkins
Hex – Bark Psychosis
Claudio:
Selected Ambient Works 85-92 – Aphex Twin
Unknown Pleasures – Joy Division
Kid A – Radiohead
Duran Duran – Duran Duran
Autechre – Incunabula
Francesco:
Radiohead – Ok Computer
Peter Gabriel – IV
Sigur Ros – ( )
Talking Heads – Remain in Light
Bloc Party – Silent Alarm
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Patrizio: Tra i libri “Che ne è stato di te Buzz Aldrin” di Johan Harstad e tra i film non so, ce ne sono veramente tanti, forse Mystic River o comunque qualsiasi produzione dove ci sia Sean Penn.
Claudio: Direi tre libri: “Trilogia della Città di K” di Agota Kristof, “Petrolio” di Pier Paolo Pasolini e “Uno, Nessuno e Centomila” di Luigi Pirandello. E due film: “Andrej Rublev” di Andrej Tarkovskij e “8 e 1/2” di Federico Fellini.
Francesco: Come libro direi “Il Sentiero per la Cascata” di Raymond Carver anche se bisogna essere nel mood giusto per apprezzarlo, per i film c’è talmente tanto che consiglierei una filmografia completa di Scorsese per andare sul sicuro.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Youarehere: L’essere riuscito a suonare con continuità in giro per l’Italia e non solo.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
Patrizio: È un mezzo come tanti altri, dipende sempre dall’uso che uno ne fa.
Claudio: Lo ritengo fondamentale e imprescindibile. Ha azzerato le distanze a 360 gradi: artisticamente, umanamente, culturalmente. Troverei impensabile il farne a meno.
Francesco: Io sono un internet-dipendente quindi per me non assolutamente un problema l’onnipresenza del web, credo però che dopo questi anni di abbuffata ci sarà bisogno sempre più di capirne pregi e soprattutto difetti e instaurare un rapporto più sano ed equilibrato.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Patrizio: La sparo grossa: Jon Hopkins, Four Tet e Apparat.
Claudio: Aphex Twin.
Francesco: Personalmente ho sempre apprezzato tantissimo il percorso artistico di Jon Hopkins e quello di Caribou.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Patrizio: Quando ero più giovane, mi ritrovai a suonare in un posto a Roma, una sorta di sala giochi, verso l’una di notte, di fronte a nessuno.
Claudio: Suonare in Angola, in un club che credo non esista neanche più. Nella patria del Kuduro sono soliti prestare molta attenzione alle basse frequenze e ai decibel. Non ho mai più avuto modo di ascoltare la mia musica ad un volume così alto.
Francesco: Sicuramente i primi concerti in locali fatiscenti, le prime trasferte, i concerti pagati con una consumazione, niente che un musicista indipendente non abbia vissuto.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Patrizio: Ho l’impressione che a volte, nella scena indipendente, il pubblico e gli addetti ai lavori siano la stessa cosa. Insomma una specie di “cantarsela e suonarsela” da soli.
Claudio: La diffidenza. Noto sempre un approccio scettico verso gruppi e progetti, che siano nuovi o “consolidati”, mentre invece c’e’una spiccata tendenza ad esaltare tutto quello che viene da fuori.
Francesco: L’ambiente della musica indipendente è illusorio, molti si credono arrivati dopo qualche buona recensione, tenere i piedi ben piantati a terra è una cosa che dovremmo imparare da molti collegi esteri.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Patrizio: Suonare dal vivo il più possibile, cominciare a lavorare al prossimo materiale Youarehere e portare a termine i brani del mio progetto solista DNMA.
Claudio: Finire di registrare il primo album con i The Public Radar, mio progetto parallelo a YAH, e tornare a dare musica anche al mio progetto solista micro. Insomma, sostanzialmente, suonare.
Francesco: Sicuramente ora suonare tanto e bene dal vivo con gli Youarehere, poi prossimamente (ancora non sappiamo quando) ci sarà il nuovo lavoro dei Bosco che sta piano piano vedendo la luce, insomma non credo di appendere le bacchette al chiodo per ora.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.