Yougrent è un producer, dj e co-fondatore di Sound Butik. Si è approciato alla musica in giovanissima età, suonando il clarinetto e completando gli studi classici al conservatorio. Successivamente ha iniziato a lavorare su un progetto hip-hop dal nome Monroe, dove ha prodotto un paio di EP che gli hanno permesso di entrare a contatto con l’enorme cultura soul e jazz. Dopo questa parentesi, si è dedicato al djing e alla produzione di musica elettronica a cavallo tra techno e house con una forte connotazione ipnotica e sognante. La sua prima traccia, “The Hole In The King’s Sock”, ne è la conferma, e viene pubblicata in vinile all’interno del secondo V.A. della label Flexi Cuts. Yougrent è un grosso collezionatore di dischi e un dj fortissimo: i suoi set sono incredibilmente eclettici, vanno e vengono in continuazione tra house e techno con un costante feeling disco e un’atmosfera molto funk. Questo gli ha permesso di condividere la console con tanti bei nomi quali Young Marco, Stump Valley, Okee Ru, The Analogue Cops e Florian Kupfer.
Oggi i quindici passi da gigante sono, meritatamente, suoi. Buon ascolto e buona lettura.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Questa domanda mi ha fatto venire subito in mente quando all’età di sei anni ascoltavo allo sfinimento “Barbar Ann” dei Beach Boys. Ggni giorno dovevo mettere quella canzone sullo stereo dei miei genitori, mi divertiva! Toglievo le scarpe e iniziavo a ballare, sarò andato avanti così per mesi. Sicuramente quello è stato il mio primo approccio alla musica.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
All’inizio del conservatorio, tra un libro di solfeggio ed il caro e vecchio metodo completo per clarinetto di Aurelio Magnani, c’è stato anche il tempo per imparare un libriccino, regalatomi da mio zio, musicista e mio mentore. Si trattava di una raccolta di spartiti dei Beatles riarrangiati, tra cui “Yesterday”, che era la mia preferita e la suonavo sempre per i miei parenti. Iniziai ad esercitarmi con il CD “Live At The Apollo” di B.B. King e passavo ore a improvvisarci sopra. Contemporaneamente conobbi il mitico programma Acid Pro e da quel momento non ho più smesso di smanettare con l’audio in qualsiasi forma.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Probabilmente quando ho pensato di interrompere il conservatorio, tra i quindici e i sedici anni. Ero stanco di seguire due scuole contemporaneamente: la mattina facevo il liceo linguistico ed il pomeriggio seguivo le lezioni di musica, con rimanente tempo per lo svago pari a zero. Istintivamente iniziai a studiare sempre meno, saltando anche le lezioni, con la conseguenza che fui rimandato un anno nel corso di clarinetto. In questo anno sabbatico che mi sono preso di spontanea volontà rimasi sempre nell’ambito musicale e ne uscì che avevo imparato a scrivere testi in metrica e rappare. Quindi così vivo il mio rapporto, con la musica ci entri e ci esci dalla crisi. Come dice Neffa: “per un’ora d’amore segue un’ora per lo sbattimento”.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Definire carriera il mio percorso mi fa onore, ma non è così perché vivo di musica in senso assolutamente personale. Ci sono state soddisfazioni che terrò a mente per sempre come i consensi ricevuti per il mio EP rap nel 2006, il sudato diploma in clarinetto, le infinite notti a registrare gruppi di amici e reinventare dalle jam nuovi brani ed ultimamente condividire la console con artisti che rispetto ed avere la possiblità di conoscerli da vicino.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Una grande passione a parte la musica è la fotografia, quando avevo più tempo libero mi dedicavo alla camera oscura. A conti fatti ormai lavorando a tempo pieno in un altro ambito, da circa otto anni, quando torno a casa, dedico quanto più tempo posso all’ascolto e alla produzione.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Vivo la musica sempre in maniera istintiva, pertanto non ho mai dovuto fare delle scelte o attuare strategie che ad oggi mi fanno pensare: avrei potuto fare diversamente.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Steely Dan “Aja”
DJ Shadow “Endtroducing…..”
B12 “Electro-Soma”
The Good, The Bad & The Queen “The Good, The Bad & The Queen”
Toe “ The Book About My Idle Plot On A Vague Anxiety”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Ultimamente sto rileggendo per la seconda volta di fila “Il rap spiegato ai bianchi” di Wallace e Costello, un’analisi sulla scena rap americana degli anni ’80 raccontata in maniera esilarante. “La casa sotto i portici” di Carlo Verdone, un libro che ho letto in un periodo un po’ difficile e si è rivelato un vero anti depressivo. Come film per citarne alcuni che adoro, ma abbastanza diversi tra loro, metterei “Amadeus”, “Equilibrium”, “Il Labirinto Del Fauno” e “Spun”. Invece una delle ultime serie TV che ho apprezzato è stata “Bloodline”, drammatica come poche.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sono orgoglioso di essere uscito con una traccia sul mio supporto preferito, chiaramente il vinile. Grazie a Simone Guerra aka Relative, boss della Flexi Cuts che ha creduto in me e mi ha dato la possibilità di riservarmi uno spazio nella sua seconda release, il V.A. “Piada Vibes”. È successo tutto un po’ per caso, non avevo mai preventivato di fare un’uscita ufficiale, tant’è che alla notizia ero un po’ spiazzato, ma è stata una piacevole esperienza.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Ormai il web non è altro che il prolungamento della realtà, siamo tutti qui dentro ed inevitabilmente, se prima poteva sembrare un’alternativa, oggi rappresenta ciò che ci circonda nel bene e nel male. Quindi la vivo bene e un po’ male. Come ogni cosa, dipende dall’utilizzo che ne fai: per esempio io amo frequentare più i forum che i gruppi Facebook, penso sia uno spazio più consono a instaurare rapporti e creare discussioni interessanti e costruttive.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Ovviamente con il collettivo Sound Butik, che oltre ad essere bravissimi dj, sono amici con i quali condivido la quotidianità, non solo legata alla musica. In questi anni abbiamo portato avanti la nostra idea di festa, valorizzando il binomio musica-divertimento, rispettando i nostri riferimenti, convogliando tutto nella crescita di noi stessi e cercando di lasciare un ricordo positivo nei fruitori dei vari party che abbiamo organizzato.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Andare in giro per Detroit con la famiglia di mio zio, trapiantata lì da più di quarant’anni, mangiare cucina siciliana, tipo una bella pasta con i tenerumi e dopo qualche ora bussare alla porta degli UR e fare acquisti da Submerge. Poi quelle situazioni tragicomiche che capitano un po’ a tutti quando ti ritrovi a fare il dj, soprattutto in feste private, cioè di avere a che fare con persone moleste che salgono in console per fare imprevedibili richieste stile radio jukebox, capita…
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Non saprei, vedo tanto bel movimento che sarebbe riduttivo parlare di quello che non mi piace, semplicemente ci sono cose che non seguo per gusto o affinità. Questo concetto è riferito per l’Italia come per il resto del mondo.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Qui mi sento di rispondervi alla Moodymann: “go home and fuck that motherfucking MPC all fucking night”! Il resto verrà da sé. Nel frattempo sono stato felicemente invitato a partecipare alla seconda release della label Cape Bazar, un nuovo progetto di amici di Palermo che promette bene e consiglio di seguire.
Passi sintetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.