Lasciatemi introdurre questo artista con le sue stesse parole: “…il mio scopo con la musica è solo fare qualcosa che non invecchi, così tanta musica dance sembra progettata per seguire una moda o una mania e questo è qualcosa che voglio evitare a tutti i costi. Ho anche una forte fede nel sostenere il tocco umano, non sovra producendo e conservare un vivo e più naturale e ruvido sound”. Stiamo parlando di Giles Smith, produttore inglese che prima di tutto è una persona di gran cuore, con un forte senso della storia della musica house, un collezionista di vinili prima e un dj poi, padrone di un agenzia e di una label. Come potete leggere dalle sue parole il suo scopo non è quello di perdere tempo e in quest’intervista ci spiegherà alcuni dei suoi valori essenziali nella musica e nella vita di tutti i giorni al dispetto di un sempre più commercializzato mondo dove l’apparenza è ormai ciò che conta.
Raccontaci di com’è iniziata la tua passione per la musica elettronica, in particolare per le sonorità house di cui hai una grande cultura.
La prima vera introduzione a questa musica avvenne attraverso un vecchio amico che mi portò a un rave nel 1992. Era lo stesso periodo in cui iniziai a sentire delle cose alla radio che hanno fatto in modo che le mie orecchie si rizzassero poiché era un suono diverso da ciò che avevo sentito prima. Le prime sonorità cui ero stato esposto erano in stile hardcore e breakbeat, ma velocemente trovai una seconda e più intima stanza in questo grande rave dove c’era dell’ house music e ho preferito quel tipo di sound. Era più un qualcosa pieno di sentimento e mi fece sentire in maniera diversa. Questo era il periodo di Terrence Parker, Tony Humphries e Blaze. A quel punto c’era anche il vibe inglese più energico di gente come Junior Boys Own, djs come Terry Farley con cui dopo sono diventato amico e mi procurò alcune delle mie prime e più significanti date. Fui abbastanza fortunato a iniziare ad uscire nel ‘92; questo non era l’88, il periodo della rivoluzione acid house ma solo quattro anni dopo, quindi l’intera scena della musica dance e dei party era ancora una subcultura non commercializzata come lo è ora. Molti ragazzi nella mia scuola non conoscevano davvero questo mondo e mi sentivo fortunato e credo speciale per aver vissuto queste esperienze. Questo fu molto eccitante per un quindicenne essere parte di questa scena underground. Adesso ogni ragazzo conosce l’house music o è stato in un club a suonare musica dance, probabilmente prendendo pastiglie di ecstasy, ma a quel tempo la maggior parte dei mie amici a scuola non trovava questa scena speciale e accattivante e penso anche che per alcuni di loro fosse un vero e proprio tabù, specialmente per coloro che frequentavano una severa scuola maschile a Cambridge. Volevo far parte di quel mondo e saperne di più!
Hai iniziato come collezionista di vinili, senza il desiderio di suonarli in pubblico. Spiegaci con quale criterio li acquisti e come sei solito fare ricerca: come catturi i suoni che più suscitano il tuo interesse?
Bene questo era prima che ognuno potesse comprare CD o cassette commerciali già mixati, c’erano solamente queste registrazioni dei set dei djs che erano vendute o passate via via. Ero sempre curioso e ne volli sapere di più. Non c’erano siti internet che parlavano di dettagli specifici di questa musica e i miei vecchi amici che mi portarono in queste feste non erano interessati ai nomi dei dischi, quindi, la principale maniera con cui imparai fu la radio. Usavo sentirla religiosamente e usavo tornare a casa a mezzanotte o stare sveglio fino a mezzanotte solo per registrare gli Essential mix su cassette. Qualche volta avevo l’abitudine di addormentarmi ma impostavo la sveglia cosicché potevo scambiare la cassetta per continuare a registrare! Quindi ero a registrare ogni Sabato sera/Domenica mattina quando non ero fuori o addirittura tornavo a casa prima per farlo. Ci potevano essere artisti come Ashley Beadle, Doc Martin, Daft Punk, Dj Sneak, Danny Rampling. Questo era ciò che succedeva prima di internet e maggior parte delle persone certo non avevano un computer ma Mixmag stampava la track list nei successivi megazine mensili quindi compravo quello e scoprivo le tracks che mi piacevano e le acquistavo in 12”. Devo aggiungere che c’erano alcune buone radio regionali che usavo controllare. A quindici anni facevo viaggi da Newmarket, la cittadina dove sono cresciuto, a Londra per fare shopping di vinili da Flying, Vinyl Junkies, Atlas, Black Market, Swag. Gran parte di questi negozi sono chiusi adesso ma avevano tutti differenti gusti che mi formarono e influenzarono. Puoi trovare più afro/house da Vinyl Junkies, materiale techno da Swag e più cose di classe molto deep da Flying. Adesso più di vent’anni dopo sono ancora in continua ricerca, faccio sempre un grande sforzo quando vado a Berlino, Tokyo o New York per trovare negozi di vinili e conoscere i ragazzi che mandano aventi queste realtà. Questo aiuta veramente. Certo adesso imparo anche da internet, i post di altre persone su Facebook, Youtube, ma penso che adesso sia sempre più facile accedere alle cose quindi scelgo sempre di scovare nuovi negozi e cercare di sentire del materiale di cui altri potrebbero ignorare l’esistenza. Cerco sempre di mantenere ciò che sono musicalmente e rispetto le mie radici ma allo stesso tempo trovo nuovi stili e ispirazioni che tengono sveglio il mio interesse e aggiungono sfumature gradevoli ai miei set. Questo vuol dire investire un sacco di tempo nella ricerca ma è molto difficile conciliare le cose anche quando mi occupo del secretsundaze, dell’agenzia (The Secret Agency), dell’etichetta, suonando la maggior parte dei weekend. Vorrei più tempo da investire nella ricerca.
Com’è avvenuto il passaggio da collezionista in privato a suonare di fronte a un pubblico? Puoi parlarci della tua prima esperienza? C’è stato qualcuno che ti ha spinto a fare questo avanzamento?
Ahahah, bene mio fratello e altri amici mi hanno incoraggiato davvero perché dicevano sempre che dovevo imparare perché la mia musica era migliore di quella degli altri djs che andavano a vedere. Quindi credo che questo m’ispirò, ero un pò nervoso all’inizio e non mi consideravo un dj tecnicamente, ma se hai la perseveranza, la passione e il sentimento per la musica andrà tutto a buon fine. La mia prima vera data in un club non la dimenticherò mai, era al Tatty Boglè un vecchio strip club nelle stradine di Soho ed ero molto eccitato e nervoso che preparai prima il mio intero set! Non potei dormire per niente quella notte, e durante stavo ancora provando il mio set! Sapevo di poter mixare ma la pressione di passare da un bar dove il dj era più una figura sullo sfondo, al club con molta più attenzione era troppo per me. Effettivamente andò molto bene nonostante i nervi e la mancanza di sonno e m’invitarono come guest regolare o pseudo resident al loro party mensile. Dopo quella prima volta penso che con la pratica andò meglio.
Insieme al tuo partner James Priestley, avete trasformato la maniera di fare clubbing a Londra e influenzato il clubbing domenicale in tutto il mondo: in che modo è stato possibile con il noto secretsundaze party?
Posso dire duro lavoro, dedizione, ossessione, passione. Abbiamo corso dei rischi con nuovi artisti: per esempio l’anno scorso abbiamo portato Aybee e quest’anno porteremo Joey Anderson, insieme ad altri grandi nomi. Non scendiamo mai a compromessi sul nostro stile musicale solo per ricavarne numeri. Molte persone hanno fiducia in noi dopo dodici anni e vengono perché sanno che sarà una bella serata al contrario di andare in altri posti perché l’ultima star sta suonando là. Certo posso dirvi che eravamo nel posto giusto, al momento giusto, quando incominciammo secretsundanze nel 2002 c’erano molti party domenicali a Londra quindi facemmo la nostra entrata in questa scena e lasciammo il segno. Anche l’intero spazio giornaliero e le location all’aria aperta furono molto determinanti e questo era riflesso nella musica che presentavamo. Non ero così abrasivo. Non fraintendetemi, suonavo le stesse cose che suono adesso dall’ house più cantata alla Detroit techno più dura, come UR, ma era sempre qualcosa che si prestava bene ad essere ascoltato a qualsiasi ora del giorno. Avevamo costruito un crescendo di musica durante il giorno ed io e James facevamo i turni per la warm up dei guest e per poi chiudere il party, quindi impari differenti sfaccettature del djing. Molto è stato scritto sull’arte perduta del dj che fa warm up. Adesso alcuni vogliono subito sfondare e suonare peak time e fare impazzire la folla. Questo non era nel nostro stile. Eravamo più come: dai mettiamo questa traccia veramente deep e lentamente mutavamo, e con cambiamenti penetranti, acuti puoi concretamente ottenere una reazione più prolungata da parte del dancefloor. Facevamo quattro ore di sets ogni settimana e puoi imparare molto da questo sul djing. Abbiamo anche sempre avuto una politica molto aperta con la gente quindi, c’era un evidente mix, in particolare i primi anni avevamo ogni tipo di persona. Devoti dell’house old school nei loro quarant’anni che volevano venire giacché andavano al lavoro il Lunedì, giovani artisti creativi, gay, bulli. Era veramente un crogiuolo che anche altri club hanno raggiunto. Io penso che tutto quest’insieme di cose abbia aiutato a fare il party ciò che è adesso.
Maggio 2012 vide l’uscita del quarto EP dell’etichetta Secretsundaze Records intitolato Baia di James Priestley e Marco Antonio. Com’è venuta l’idea di fondare una label e quali sono state le release di maggior successo?
Fu solo una naturale progressione certo, e adesso siamo vicini alla nostra ottava uscita fra poche settimane “Sudden Death” by BLM, un EP micidiale composto da due tagli dancefloor e una track molto più deep e suggestiva. Essendo molto pignolo su cosa facciamo uscire, ogni release ha venduto molto ma definitivamente quella che ha riscosso più successo fu la prima “Do it Yourself/ Spaceman Funk” by Brawther. Divertente come firmai quest’uscita e non iniziammo subito con l’etichetta per altri 18 mesi, ma sapevo che eravamo a corto di tempo e Brawther fu paziente fortunatamente! Certamente l’etichetta ha lanciato anche tre secretsundanze compilation nel 2007, 2008 e 2011 mie e di James. Stiamo pianificando di far uscire molta altra musica ingranando una marcia successiva per il 2013.
Qual è per te la più autentica forma d’ispirazione nella musica? Quali produttori ti hanno influenzato fino ad ora?
Qualsiasi musica che abbia un grande cuore e sia sincera. Molta musica manca di sentimenti o non è sincera abbastanza da risultare insignificante. Direi che apprezzo molto la black music dal jazz al funk, passando per il soul, all’hip hop fino ad arrivare all’ house e alla techno. Non posso veramente sceglierne uno di genere. Per quanto riguarda i produttori da dove posso cominciare? Miles Davis, John Coltrane, Herbie Hancock, Dexter Wansel, A Tribe Called Quest, Talib Kweli, D’Angelo a Ron Trent, Larry Heard, Maurizio, UR, Drexciya. Mi piace molto anche My Bloody Valentine! Avere rispetto e una cultura per dove le cose sono venute è importante ma anche essere aperti a nuovi stili. Mi piace portare diverse cose insieme ma sempre presentandole e mixandole in uno stile relativamente limpido ma sempre interessante.
Come è nata la collaborazione con Martin Dawson e che scopo aveva? Come mai avete scelto l’aka “Two Armadillos” per le vostre produzioni tra le quali ricordiamo “Golden Age of Thinking” in 3 parti?
Bene sapevamo di entrambi ed eravamo coscienti di cosa facevamo ognuno dei due. Lui stava lavorando alla Phonica Records a quel tempo, dove andavo per comprare qualche disco e lui usava venire al secretsundanze e ascoltarmi mentre suonavo. Mi accennò sul fare della musica insieme e all’inizio non ero sicuro del tutto perché delle mie insicurezze e sapevo fosse un talentuoso ingegnere e produttore e io ero alle prime armi. Non ero nemmeno sicuro che i nostri stili di musica andassero d’accordo insieme. Quasi un anno dopo decisi di chiamarlo un giorno e dopo un pò eravamo in studio e fin dall’inizio c’era la giusta alchimia tra di noi. Scrivemmo tutto molto velocemente con me che dirigevo la parte dello stile musicale e Martin che si occupava della produzione vera e propria. Dopo divenne più equilibrata la cosa dato che trovammo molte cose in comune, insieme ad un sesto senso su come l’altro avrebbe completato la traccia. Lo scopo era semplicemente di fare buona musica da ascoltare, suonare, ballare che non tramontasse mai. “Two Armadillos” era un nome completamente casuale che ho inventato. Qualcosa con, da una parte un piccolo tocco umano, e dall’altra animale. Ci sono così tanti nomi scientifici e noiosi specialmente se guardiamo il genere techno quindi fu qualcosa di originale e arguto al tempo stesso.
Conservi un bel ricordo di lui? C’è ancora del materiale inedito che in futuro hai intenzione di rilasciare?
La memoria di Martin è molto speciale. Ci siamo molto divertiti ed eravamo di più di due compagni di studio. Eravamo diventati molto vicini. Ci dicevamo molte cose giacché eravamo entrambi due persone molto aperte e mi manca teneramente. Sono stato molto fortunato ad essere a Berlino negli ultimi mesi della sua vita e abbiamo passato un intera settimana in studio insieme e ne siam venuti fuori con due tracce fresche di cui eravamo molto felici. Letteralmente due giorni prima che lui scomparve abbiamo avuto una conversazione via Skype mentre io ero appena tornato a Londra e lui si trovava a Berlino. Egli accettò di fare una quarta parte del “Golden Age of Thinking”, come una bonus-part. Avevamo una vecchia track che abbiamo sempre chiamato “Roller Skate” e la suonavamo nei nostri Live set ed era veramente buona così l’ho aggiunta alle due nuove e fatto una quarta e ultima edizione in 12” del “Golden Age of Thinking”. Questa sarà l’ultima release dei Two Armadillos e allo stesso tempo lanceremo l’intera quarta serie composta da 12 track incluse le tre nuove esclusive come un singolo download LP. Questo sarà fuori a Maggio.
English Version:
Let me introduce this artist with his own words: “…my aims with music are really just to make something that will not age, so much dance music sounds contrived following a fad or fashion and this is something that I avoid at all cost. I also have a strong belief in keeping the human touch, not overproducing music and keeping a live, more natural and raw sound”. We are talking about an english producer Giles Smith, who first of all is a good-hearted person, with a strong sense of house history, a collector of vinyls and a Dj, owner of an agency of booking and a label manager. His aim is not to waste time as you can understand by his words and in this interview he will explain us many of his core values in music and in everyday life despite of an even more mainstreamed world in which appearance comes first.
Tell us how did your passion for electronic music begin, especially for House music of which you have a great culture.
I guess the very first introduction to this music was through an older friend that took me to a rave in 1992. It was at the same time I started hearing some music on the radio that made my ears prick up as it was so different to what I was hearing before. At first I was exposed to a few hardcore and breakbeat parties but then I quickly found a second more intimate room at that big rave where I found house music and I preferred this sound. It was more soulful and made me feel a different way. This was the time of Terrence Parker, Tony Humphries, Blaze. There was also the more energetic UK vibe of people like Junior Boys Own, affiliated DJs like Terry Farley who, later I became friends with, and gave me some of my first more significant gigs. I was lucky enough to start going out in ‘92; this was not ‘88, the acid house revolution, but only four years afterwards, so the whole dance music and party scene was still a subculture not mainstream like it is now. Most teenagers in my school didn’t really know about this world and I felt lucky and I guess a little special that I was having these experiences. This was so exciting for a 15 year old to feel part of this very underground scene. Now, every teenager knows house music or has been to a club playing dance music, probably taken ecstasy, but then at that time most of my other friends at school didn’t find this special thing or scene so inspiring and I guess they found it a little taboo especially for someone from a strict, single sex, school In Cambridge. So I wanted to be part of it and know more!
You started up by collecting records, initially with no desire to spin them in public. Can you explain us in which way you buy them and how you do research.
It was before you could buy commercially released mixed CD’s / cassettes, there were just these recordings of DJ’s sets that were sold or passed around. I was always curious and wanted to know more. There was no websites telling you about specific details of this music and my older friends, that took me to these parties, were not interested in the names of the records so the main way I learnt was the radio. I used to listen religiously and I used to come home at midnight or stay up to midnight just to record the Essential mix on cassette. Sometimes I used to fall asleep but I would set the alarm so I could switch the cassette over to continue recording! So I was recording it every Saturday night / Sunday morning when I wasn’t out or I’d even come home early to do it. It would be people like Ashley Beadle, Doc Martin, Daft Punk, DJ Sneak, Danny Rampling. This was pre internet and most people of course didn’t have computers but Mixmag used to print the track lists in the following months magazine so i’d buy that and find out the tracks I liked and buy them on 12″. I must add there was some really good regional radio that I used to check too. At 15 I used to make trips from Newmarket, the town i was brought up in, to London to go record shopping to Flying, Vinyl Junkies, Atlas, Black Market, Swag. Most of these shops are closed now but they all had different flavours that all shaped and influenced me. You could get more afro house vibes from Vinyl Junkies, techy stuff from Swag and more classy deep stuff from Flying. Now over 20 years later I am still forever searching, I make a big effort when i go to Berlin, Tokyo or New York to find the special record shops and get to know the people that run the store. This really helps. Of course nowadays I learn from the internet, other people I respect posting on Facebook, youtube. I believe it’s almost too easy to access things these days so I still choose to dig in shops and try and listen to stuff that others might ignore. There are too many people trying to do the same. They look at Beatport, RA Top 50. I’m always looking to maintain who I am musically and respect my roots but at the same time find new styles and inspiration that keep me interested and add spice to my sets. These means investing a lot of time in research but that is hard when I’m running secretsundaze, The Secret Agency, the label, djing most weekends. I wish I had more time to research.
How was the passage from be a private collector to perform in front of an audience? Can you talk about your first experience? There was someone who pushes you to do this important step?
Hahah well kind of, as my brother and friends really encouraged me. They were always saying: “you need to learn to DJ as your music is better than the DJs we go to see”. So I guess this inspired me, I was quite nervous at the beginning and didn’t consider myself a natural technical DJ, but if you have the persistence and passion and feeling for the music it will work out. My first proper club gig, I will never forget it, was at the ‘Tatty Bogle’ an old strip club in the back streets of Soho and I was so excited and nervous that I pre planned my whole set. I could’t sleep at all that night. I was even practising through the night the set! I knew I could mix but the pressure of, going from a bar where the DJ was more in the background to, a club with more focus on the DJ and a proper system, was too much for me. Actually it worked out really good despite the nerves and lack of sleep and they invited me as a regular guest or semi resident to their monthly party after that first time, so I guess the practicing worked out.
With your partner James Priestley, you have changed the face of London clubbing and influenced Sunday clubbing worldwide: how it was possible with the known secretsundaze party?
I could say hard work, dedication, obsession, passion. We take risks with many new artists. For example last year we brought Aybee and this year we’ll bring Joey Anderson, mixed up with bigger names. We never compromised on our musical style just to pull in numbers. Many people trust us after 12 years and come because they know it will be good opposed to going because the latest big hype is playing there. Of course i could talk about the fact that we were also there at the right time, when we started secretsundaze in 2002 there were very few sunday parties in London so we got our foot in the door early and made our mark. Also the whole daytime and open air setting was very important and this was reflected in the music we presented. It wasn’t too abrasive. Don’t get me wrong I was playing quite a range of stuff that I play now from vocal house to Detroit techno like UR stuff but it always had a warmer edge that fitted the daytime vibe. We also built the music up very slowly across the day to a crescendo and James and I were both taking turns to warm up for the guest and then close the party so you learnt about different sides of DJing. Much has been written about the lost art of the warm up DJ. Now kinds just want to rock out and play peak time and make the crowd go crazy. This wasn’t our vibe. We were more like lets play this really deep shit and then slowly switch it up, and by subtle changes you can actually get a more sustained dance floor reaction. We were playing 4 hour sets every other week and you learn a lot from this about DJing. We also always had a very open policy and crowd so it was quite mixed particularly in the early years with every type of person. Old school house heads in their 40’s that would come because they could go to work on Monday, young creative artists, gays, rude boys. It really was a melting pot that I think that very few London clubs have achieved. I think its all these things that helped to make the party what it is now.
May saw the release of the 4th EP from secretsundaze records entitled Baia 2012 from James Priestley and his new studio partner Marco Antonio. How did the idea of founding a label come out and what have been the most successful releases?
It was just a natural progression of course and now we are close to our 8th release coming in a few weeks “Sudden Death” by BLM, a killer EP of two dance floor cuts and then a deeper more atmospheric track. Actually every record has sold well but definitely the biggest seller was the first one “Do It Yourself / Spaceman Funk” by Brawther. Funny as I signed this record and then we didn’t start the label for 18 months afterwards, but I knew it was quite timeless and Brawther was fortunately patient! Of course the label has also released three secretsundaze double mix CD compilations in 2007, 2008 and 2011 by myself and James with us both doing a CD each. We are really planning on releasing a lot more music and take things up a gear in 2013.
What is for you the most authentic form of inspiration in music? Which producers have influenced you so far?
Any music that has a big heart and sincerity. So much music lacks heart or is insincere and watered down. I would say I like black music from jazz to funk, soul, from hip hop to house and techno. I really can’t pick one genre. Artists wise where do i begin? Miles Davis, John Coltrane, Herbie Hancock, Dexter Wansel, A Tribe Called Quest, Talib Kweli, D’Angelo to Ron Trent, Larry Heard, Maurizio, UR, Drexciya. I also like My Bloody Valentine very much! Having respect and a culture of where things have come from but then also being open to new styles. I like to bring different things together but still try to present them and mix them in a relatively smooth style but still keeping things interesting.
How did the collaboration with Martin Dawson begin and what was its purpose? Why did you choose the aka “Two Armadillos” for your productions among which we mention “Golden Age of Thinking” in 3 parts?
Well we knew of each other and were aware of what each other were doing. He was working on Phonica records at the time where I’d go and buy records and he used to come to secretsundaze and hear me play. He mentioned to me about writing some music together and, at first, I wasn’t sure mainly because of my own insecurities and I knew he was very talented engineer and producer and I was inexperienced. I also wasn’t sure about our styles working together. About a year later I decided to call him one day and later on we were in the studio and right from the beginning it was clear there was a really good chemistry between us. We wrote together very quickly with me directing the musical style and Martin very much engineering it. Although later it became more balanced, as we found more and more in common and had a sixth sense about what, the other would do, to complete a track. The purpose was simply to make good music that I would like to listen to and or play or dance to but that would not age. Two Armadillos was a completely random name I made up. Something with a little more human or animal touch. There are so many boring scientific names especially with techno so it was something different and quirky.
Do you keep a nice memory of the time spent with him? There is still unpublished material that you are going to launch in the future?
My memory for Martin is very special. We had so much fun and were so much more that studio partners. We became very close. We told each other pretty much everything as we were both very open people and I miss him dearly. I feel very lucky that I was in Berlin in the last month of his life and we spent a whole week in the studio together and came out with two fresh tracks that we were both very happy with. Literally, two days before he passed away, we had a Skype chat with me back in London and him in Berlin and had agreed we would do a 4th part of “Golden Age of Thinking”, like a bonus part. We have one older track that we have always liked called “Roller Skate” and were playing it in our live set and it was going down really well so I will add that to the two new ones and make a 4th and final 12″ edition of “Golden Age of Thinking”. This will be the last Two Armadillos release ever and we will at the same time release the whole 4th part series of 12 tracks including the three new exclusive tracks as a single download LP. This should be out in May.