Gianlorenzo De Sanctis ex Buzz Aldrin, torna a proporci la sua musica dopo una lunghissima e forzata pausa figlia di un incidente e della successiva necessità di ritrovare la strada maestra in studio e, soprattutto, della sua visione musicale. Metabolizzare delle sonorità più pop e aggiungere synth al suo home-studio sono stati i passaggi fondamentali per dare vita al ritorno di HVSBAND. Le produzioni diventano minimali, intime come flussi di coscienza narrati al riflesso di uno specchio. Nel lungo periodo di gestazione Gianlorenzo si è affidato all’ascolto di brani quasi casuali con l’intento di favorire l’inconscio creativo, noi gli abbiamo chiesto di raggruppare quelli fondamentali introducendoci al perché di queste scelte. “Apart” è disponibile dall’otto maggio grazie al prezioso lavoro della More Letters Records, vi invitiamo a dare un’occhiata qui per supportare il progetto acquistando una audiocassetta o ascoltare l’album in digitale ma ora lasciamo la parola ad HVSBAND e ai suoi ascolti fondamentali:
“Nella realizzazione di APART ho cercato di estraniarmi il più possibile, allontanandomi dagli ascolti quotidiani e provando a far lavorare l’inconscio creativo. L’idea alla base era quella di essere influenzato da ascolti non attivi e non intenzionali, cioè da un substrato, un vissuto di suoni che in maniera casuale si erano accumulati in me negli anni. Sebbene forse ci sia riuscito in parte, molto di ciò che galleggia in APART è citato in questa playlist. Ci sono per lo più suoni vintage e psichedelici, dal krautrock degli Harmonia allo space dei Cluster, dalla new wave dei DEVO, all’avanguardia rock dei CAN, dall’inclassificabile genialità di Arthur Russell al sound design contemporaneo di Meitei.
Manca un pezzo però per me molto importante e con il quale avrei dato l’incipit all’ascolto: si tratta di “Qu’ran” di David Byrne e Brian Eno. È il mio brano preferito di “My Life in the Bush of Ghosts”, un disco “sperimentale” che quando è uscito nel 1981 ha introdotto un uso completamente nuovo dei sample vocali, intesi non come complemento ma forse per la prima volta come centro di gravitazione di tutto il paesaggio sonoro racchiuso nell’album. In “Qu’ran” il sample è costituito da voci di fedeli algerini che recitano i versi del Corano. È introvabile sulle piattaforme streaming perché già nella seconda edizione del disco dell’82 “Qu’ran” è stato rimosso su richiesta di organizzazioni religiose musulmane. Per fortuna c’è il deep web, ehm… YouTube.”