[title subtitle=”INDICE”][/title]
[button color=”black” text=”white” url=”http://bit.ly/1IfAmKa” window=”_blank”]The Chemical Brothers “Born In The Echoes”: la recensione.[/button]
[button color=”black” text=”white” url=”http://bit.ly/1g7Pnb7″ window=”_blank”]Gli 8 sermoni dei Chemical Brothers, aspettando il nono.[/button]
[button color=”black” text=”white” url=”http://bit.ly/1VzdteN” window=”_blank”]Chemical Beats: i Chemical Brothers e l’arte del remix. [/button]
[button color=”black” text=”white” url=”http://bit.ly/1eiKxWP” window=”_blank”]Electronic Battle Weapons: chimica per dj.[/button]
[separator type=”thin”]
Sapete che c’è? C’è che nelle nostre faccende di club culture ci stiamo dimenticando da troppo tempo l’importanza della complessità. Del ragionare ad ampio respiro. Del costruire mondi che durino nel tempo. Ce ne stiamo dimenticando, perché siamo affascinati (abbagliati?) dall’imponenza dei festival, dal “presobenismo” di molte serate, dalla bellezza quasi da gioco d’azzardo – e molto DIY – per cui possono bastare un paio di release ben azzeccate di brani singoli per entrare subito in a giocare in Serie A, in mezzo al campo, in mezzo a gente che ti segue e ti ama, in mezzo all’amore di migliaia persone fra cui, perché no?, anche il tuo commercialista e il tuo banchiere di fiducia.
Perché sì, ad un certo punto il gigantismo da dinosauri del rock aveva stufato, l’ostentazione synth-pop anni ’80 aveva stufato, le liturgie dei live dove devi adorare chi sta su un palco avevano stufato, le analisi complesse-troppo-complesse dei critici rock/pop/jazz/classica sulle rispettive musiche di riferimento avevano stufato. Una musica che vive di regole semplici che però mirano dritto allo stomaco (cosa c’è di più fisico ed immediato del farti ballare?), che vive di un sistema industriale agile dove la soglia d’ingresso è bassissima (la tua hit che ti cambia la vita te la potevi e te la puoi costruire in casa)? Bello! Buono, e bello.
Ma, come in tutto, ci vuole misura nelle cose. Ecco: i Chemical Brothers vuoi per la loro carriera vuoi per quanto è incredibilmente (ed inaspettatamente?) bello il loro “Born In The Echoes” appena uscito sono perfetti, assolutamente per ridare la giusta proporzione al tutto. Sono dei “nostri”, Ed e Tom. Comunque indissolubilmente legati alla club culture, ai suoi suoni, alle sue magie (anche psichedeliche). Ma non si sono mai adeguati al piccolo cabotaggio. Hanno fatto singoli grandiosi, ma sempre incastonati dentro il formato album. Hanno suonato come dj ovunque, a partire da Ibiza, ma non hanno mai smesso di cercare di costruire dei live set grandiosi, dispendiosi, difficili da realizzare e gestire – avrebbero potuto farne a meno, lo sapete? Un loro dj set costa meno al promoter ma lo fa guadagnare di più, e pure loro si mettono in tasca più soldi. Eppure.
Insomma, sono persone ed artisti su cui fare ragionamenti importanti, e da tenere come il più nobile dei termini di paragone. E’ per questo che abbiamo voluto costruire un vero e proprio “speciale” su di loro. C’è la recensione di “Born In The Echoes”, certo, ma ci sono anche tutte le coordinate per riflettere e (ri)scoprire la complessità del loro mondo, una complessità a cui rischiamo sempre più spessi di disabituarci commettendo un crimine prima di tutto verso noi stessi e verso quella club culture che tanto amiamo.
[title subtitle=”INDICE”][/title]
[button color=”black” text=”white” url=”http://bit.ly/1IfAmKa” window=”_blank”]The Chemical Brothers “Born In The Echoes”: la recensione.[/button]
[button color=”black” text=”white” url=”http://bit.ly/1g7Pnb7″ window=”_blank”]Gli 8 sermoni dei Chemical Brothers, aspettando il nono.[/button]
[button color=”black” text=”white” url=”http://bit.ly/1VzdteN” window=”_blank”]Chemical Beats: i Chemical Brothers e l’arte del remix. [/button]
[button color=”black” text=”white” url=”http://bit.ly/1eiKxWP” window=”_blank”]Electronic Battle Weapons: chimica per dj.[/button]