Quattro mosse recenti dalla scena elettronica italiana, quattro storie che raccontano quel che si muove vicino a noi. Il carrello degli acquisti del novembre tricolore, ovviamente con tutti gli streaming del caso. Giusto per non dimenticare chi si fa valere in casa nostra. E magari sì, anche per compiacersi un po’.
Furtherset: non chiamatelo prodigio
Tommaso Pandolfi, di Perugia, ha compiuto 18 anni giusto qualche mese fa e non sopporta esser chiamato “ragazzo prodigio”: da quando è stato lanciato dal Dancity Festival 2011, un po’ tutti in Italia ne parlano come un nuovo astro nascente per l’elettronica d’élite made in Italy e dei paragoni altisonanti si è anche abbastanza stufato (par quasi di sentirlo sbottare: “è già abbastanza difficile dover gestire il liceo, programmare le uscite e perfezionare i propri live, le pressioni andata a farle ad Andy Stott, grazie..“). Negli ultimi anni diversi EP di buon livello, sempre in bilico tra droni raffinati e spinte di cassa non troppo nascoste, e questo mese è il momento del primo album ufficiale, “Holy Underwater Love”, una sintesi completa dell’intero ventaglio stilistico in mano al nostro piccolo prodig… ehm, talento tricolore. Qui la preview ufficiale del disco, in uscita su Concrete Records.
Tayone: da Terence Hill agli sparatutto
Una vita passata sui piatti, la passione del turntablism che a fine ’90 raggiunge riconoscimenti di dimensione internazionale e che lo porta ad essere personalità di riferimento per le competizioni europee, le produzioni rap che si susseguono in collettivi come Alien Army, Fluxer e Videomind, poi recentemente la presenza fissa a Mtv Spit e ora, perché no, una nuova onda di visibilità grazie a “Gunboy” che finisce nella colonna sonora di Payday 2. Un po’ perché l’assetto electrohouse di pancia (ma non troppo) ci sta benissimo, un po’ perché quel campionamento spaghetti-western (da “Lo Chiamavano Trinità”) dà il tocco in più di cui uno sparatutto ha bisogno. E il DJ salentino giustamente in tutto ciò ci sguazza volentieri, tirandoci fuori anche il video ritagliato su misura per gli appassionati del videogioco in questione. E se non vi bastasse, la voce è di Pat Cosmo dei Casino Royale.
Kae: una faccia pulita incanta il web italico
All’inizio sembrava solo una delle tante nuove facce che si vedono nell’underground italico. La senti, la trovi un ascolto ben gustoso, ne esci soddisfatto, senza nessun appunto. Poi la chiudi lì. Due giorni dopo ti accorgi che la cantante d’origine serba nel frattempo ha fatto innamorare tutti ed è stata condivisa praticamente da mezza Italia. Complici ovviamente Digi G’alessio, che ha fatto da producer, e la Red Bull Music Academy, che s’è mostrata lieta di sponsorizzarla come uno dei suoi più validi partecipanti. Ma complice soprattutto un pezzo come “Shadow” che parla in maniera soave alla sensibilità soft-beatz del pubblico elettronico. Lasciate stare i paragoni (Kate Wax? Fatima? Emika? Roses Gabor?) e prendetela per quel che è: un volto nuovo che pare aver già trovato un proprio marchio riconoscibile. Hai detto niente.
Tempelhof: il tempo che scorre
Ne han macinata di strada i mantovani Tempelhof, da quando hanno iniziato a farsi conoscere per bene nel 2009. Allora la strada per sbocciare batteva bandiera UK e Distraction Records era stata la famiglia che gli ha consentito di farsi conoscere anche all’estero. Poi è arrivata una più programmatica vena elettronica, gli episodi di remix su certi nomi italiani e alla fine quest’autunno il secondo album, sull’italianissima Hell Yeah: un gran bel trip tra ambientalismi d’ispirazione scandinava e velleità ritmiche che sanno aprire ad house e dubstep, eppure sempre col proprio carattere, senza suonare come la copia di nessuno. Da questo mese c’è anche un video diretto da Sonny Boy, “Drake”, primo estratto dal nuovo album, un collage visionario lungo ritagli di registrazioni storiche. Perché, come dice il regista, “tutto al mondo parla del tempo che scorre”.