“Taqtax qalbek” è un detto maltese che tradotto significa “non tagliare il cuore” e il suo significato è molto chiaro: non arrenderti. Questo cosa vuol dire? Facciamo una premessa fondamentale: nato nel 2016, il Glitch si è trovato da solo a gestire durante la parte centrale di agosto il divertimento dei maltesi e delle frotte di turisti (inglesi e italiani in prima fila!) che arrivano a migliaia ogni anno. Con il supporto dell’Autorità Turistica di Malta (MTA) nelle tre passate edizioni il Glitch si è costruito una credibilità inossidabile invitando artisti di un certo spessore come Floorplan, KiNK, Jon Hopkins, Mr. G, Hunee, Objekt, Volvox e Dj Stingray. Questa via di mezzo tra i big più “evoluti” e le chicche “underground” è stata la chiave del successo per gli organizzatori e la creazione di un inossidabile legame di fedeltà con il proprio pubblico.
Quest’anno le cose si sono fatto un po’ più complicate con la presenza del Summer Daze. In questi casi si gioca a scacchi, si usa la testa, si gioca d’anticipo e chi ha più lungimiranza vince. Per la sua quarta edizione il Glitch non si è arreso e ha tirato fuori gli artigli imbastendo la sua line up più grande di sempre, capace di offrire piacevoli conferme, sorprendenti locals e star affermate. Uno di questi evergreen è stato mister Carl Cox, assente dall’isola da dodici anni, che con il suo carisma e l’inconfondibile sorriso ha servito un set dinamico e divertente. Prima di lui Peggy Gou mi ha sorpreso con un dj set per niente banale ma anzi libero dagli schemi che certe volte la sovrastano in determinati contesti. “Teachers” di Mumdance & Logos, “It’s Something We Can All Learn From” e “Turn It Up” di Fjaak è stato un trittico ascendente che ha avuto un impatto atomico sul pubblico di fronte a lei.
Un’altra sicurezza in consolle è stata Helena Hauff, sempre più regina dell’EBM e dell’electro più pura e accattivante, che non ha lasciato il tempo di respirare al pubblico accorso numeroso al Cosmic, uno stage in legno immerso in una mini foresta di pini. Lei ha ricevuto l’unico slot di tre ore, e in questi centottanta minuti ha dato vita al set più bello dell’intero festival con tre ore di techno, acid e industrial impetuosa. Prima di lei Kerg, local di Malta, è stato un’interessante sorpresa in quanto ha costruito un notevole warm up di grande appeal con un electro più morbida e sfumata. Nella stessa sera del primo giorno del festival lo stage Boiler Room mi ha dato piacevoli conferme con due set: in particolare quello di Space Dimension Controller, che in veste live sa sempre regalare momenti di divertimento altissimi, e I-F, veterano di una electro asciutta e molto coinvolgente.
Il secondo giorno è partito alle 19 con il set slow tempo di Motor City Drum Ensemble. Danilo è andato molto, ma molto, sul sicuro con dei classici intramontabili come “Stop Bajon” di Tullio De Piscopo e “She Can’t Love You” di Chemise, per poi virare su afrobeat e house di grande presa sul pubblico. Come sempre chirurgico nei passaggi, MCDE continua ad essere uno dei migliori dj in circolazione, indipendentemente in quale slot e palco venga messo. Più o meno allo stesso orario sul paclo della Boiler Room la giovane dj danese Smokey ha messo sul piatto un’ora di ritmi breakbeat e industrial incastrati con una tecnica sorprendente. Dopo una noiosa ora del dj set dei Bicep sono salito sul Ballantine’s Rooftop, uno stage ricavato da una terrazza con vista sul main stage che include una piscina per rinfrescare le gambe dopo ore di balli scatenati. Gustav Goodstuff, altro local maltese, ha costruito un set con tanta house e qualche momento più duro giusto per richiamare la gente al centro di pista, visto che al suo stesso orario stavano suonando Charlotte De Witte, sul main stage, e Job Jobse, in Boiler Room. Alle 02 Octo Octa ha preso il possesso della consolle e non ce n’è stato per nessuno. Personalmente ho un debole per l’artista americana che negli ultimi tre anni ha avuto un’ascesa incredibile per via delle sue produzioni intelligentissime e della sua felicità contagiosa, capace di raggiungere chi sta ascoltando un suo set su SoundCloud chiuso in ufficio alle 13 di lunedì. Maya ha messo il cuore e tutta la sua conoscenza della storia della musica house americana al servizio di un dancefloor pieno a tappo e inarrestabile davanti a tracce come “Saved My LIfe (Music)” di Lil’ Louis & The World e “Such A Feeling” di Jeremy Sylvester. Alle 03 ho lasciato il Gianpula VIllage con la testa ancora al suo dj set: Octo Octa è senza ombra di dubbio uno dei talenti più belli ed emotivamente coinvolgenti che vi può capitare di vedere in giro per clubs e festival.
Quest’anno all’interno del bellissimo complesso del Gianpula Village la produzione non ha scherzato per niente. Tutto, ma proprio tutto è stato curato nei minimi dettagli: dai bar dove non si è perso mai più di due minuti per un cocktail o una birra, alle code, praticamente inesistenti, per entrare nei ben sei stage di quest’anno, fino anche nei fuochi d’artificio, che per i maltesi sono il loro pane quotidiano. Le donne sono state quelle che hanno fatto la differenza con dei set formidabili e al di sopra delle aspettative di chi sta scrivendo il report. Peggy Gou, Helena Hauff e Octo Octa hanno letteralmente fatto i numeri e tutte e tre hanno dimostrato di essere sempre più dinamiche, divertite e divertenti quando la situazione attorno a loro le mette a proprio agio. La musica e il divertimento sono stati i protagonisti principali di questi giorni maltesi, e la presa bene della gente è stata la conseguenza necessaria di un festival organizzato in maniera esemplare.
Complimenti Glitch!