Iniziò tutto con i Fat Freddy’s Drop. È così che ho scoperto un po’ per caso la scena musicale della Nuova Zelanda. Comprai il loro primo disco “Based On A True Story” e mi colpì subito la mescolanza di sonorità dub e soul, tenute insieme da un’elettronica calda e sognante. Le influenze musicali erano le stesse con cui ero cresciuto anche io e mi ci sono riconosciuto al primo ascolto, ormai dieci anni fa.
Studiando i credits di copertina mi imbattei in nomi sconosciuti di studi di registrazione, fonici, musicisti con i quali i Fat Freddy’s Drop avevano collaborato e così, incuriosito, andai su internet a fare delle ricerche per saperne di più. Mi si aprì un nuovo mondo, una scena musicale incredibile: il suono proveniente dalla Nuova Zelanda sembrava avere dei tratti distintivi caratteristici e inconfondibili, con radici che affondavano nell’hip hop, nel nu soul, nel dub, nel reggae roots e nell’elettronica.
Sono rimasto affascinato dalla scoperta che, dall’altra parte del mondo in una piccola isola dell’Oceano Pacifico, ci fosse una scena musicale viva e attiva, influenzata da molta della stessa musica che ho amato e amo anch’io. Da allora è un chiodo fisso: la Nuova Zelanda è un luogo che vorrei visitare prima o poi, passarci un periodo per capire qualcosa di più e magari riuscire ad entrare in contatto con alcuni degli artisti che seguo da tempo.
Nel periodo in cui stavo a Berlino mi è capitato di conoscere e scambiare quattro chiacchiere con musicisti neozelandesi che allora vivevano nella capitale tedesca. Pare infatti che sia una cosa piuttosto comune per i ragazzi australiani e neozelandesi passare diversi mesi in Europa, ed è anche facile capire il perché. Il viaggio è piuttosto lungo e costoso, una volta arrivati in Europa molti scelgono di spostarsi tra i diversi stati, per visitarne il più possibile.
Era l’inizio del 2011 e ricordo che andai al Bohannon Berlin per il release party di “Liberation of…” di Ladi6, una soulsinger di Christianchurch in cui mi ero appena imbattuto durante le mie ricerche su internet. Sul palco era accompagnata da un dj e da un batterista e durante il concerto vennero presentati al pubblico. Il nome del batterista mi colpì subito: Julien Dyne. Lo ricordavo tra i credits del disco dei Fat Freddy’s Drop, ed era lo stesso beatmaker che aveva prodotto l’EP solista Pins & Digit su BBE, storica label britannica. A fine concerto lo avvicinai per fare quattro chiacchiere e finimmo per parlare quasi due ore davanti ad alcune birre al bancone del bar del locale. Gli parlai del mio interesse verso molti artisti neozelandesi e gli nominai artisti come Electric Wire Hustle, Funkommunity, Sola Rosa, Benny Tones oltre che ovviamente i Fat Freddy’s Drop. Lui mi disse che erano tutti amici suoi e rimase molto sorpreso del fatto che conoscessi questi nomi perché in Europa, mi disse, non avevano molto seguito, fatta esclusione per alcuni dj e label europee, come nel caso di Gilles Peterson, Benji B, Dj Vadim, o la stessa BBE che, comprandone le edizioni, ha ristampato alcuni dischi usciti solo in Nuova Zelanda.
Ricordo anche di avergli chiesto in maniera piuttosto naif del perché in Nuova Zelanda uscisse musica così figa. Lui mi rispose: “Viviamo isolati in mezzo all’Oceano Pacifico su un’isola immersa nella natura selvaggia. Abbiamo molto tempo per pensare e forse abbiamo sviluppato una sorta di filosofia legata alla musica”. Trovo che esista una forma molto particolare di malinconia legata agli abitanti delle isole: sentirsi uniti ed ancorati alle proprie radici, talvolta molteplici e meticce, pur restando lontani dal resto del mondo, lontani da ciò che accade altrove.
Qualche anno più tardi mi trasferii a Bologna e nel 2015 mi capitò di conoscere Estère, giovanissima cantante e compositrice di Aukland. Me ne aveva parlato un mio caro amico qualche mese prima facendomi ascoltare su Bandcamp il suo EP autoprodotto. Nella sua musica ci trovai diversi di riferimenti ad artisti come Erikah Badu, Billie Holiday o Nina Simone che amavo
moltissimo. Venni a scoprire che era in tour in Europa, e andai a sentirla al Locomotiv Club. Estère salì presto sul palco e a sentirla eravamo solamente una decina di persone. Peccato, perché propose un’esibizione davvero intensa, armata solamente di un microfono e un Akai MPC1000 da cui lanciava i suoi beats. A fine concerto andai a conoscerla e mi offrii di accompagnarla la mattina seguente a fare un giro in centro a Bologna. Parlammo molto e mi raccontò della sua musica, del suo rapporto con il suo paese e di altri bravissimi musicisti neozelandesi. Le dissi che amavo la musica della Nuova Zelanda e iniziammo un lungo rapporto epistolare di scambi e consigli musicali.
Lo stesso anno ebbi l’onore di mettere i dischi nell’aftershow del concerto dei Fat Freddy’s Drop all’Estragon di Bologna. Ricordo che ero molto emozionato all’idea di condividere il palco con una delle band che amavo di più. Arrivai nel pomeriggio per montare la consolle ed ebbi la fortuna di incontrarli e chiacchierare con alcuni di loro. Lasciai a Dj Fitchie il mio disco, e mi scrisse qualche settimana più tardi dicendomi che l’aveva apprezzato molto e che sarei dovuto venire a suonare in Nuova Zelanda. Non è ancora accaduto ma spero davvero succeda, prima o poi.
Credo che tutta la musica neozelandese che ho ascoltato in questi anni abbia influenzato molto il mio sound, perciò ho deciso di fare un piccolo omaggio a quest’isola. Di seguito trovate cinque artisti o gruppi che vorrei farvi conoscere nel caso non vi siate mai imbattuti nella loro musica.
JULIEN DYNE
Julien Dyne è un dj, beatmaker e batterista con un gusto soul/jazz molto accentuato. Ha realizzato tre dischi, di cui il primo Pins & Digit uscito nel 2009 per BBE. Questo disco è forse quello che preferisco, più classico dei successivi due Glimpse e December più elettronici e sperimentali. Dal primo album vi propongo “Stained Glass Fresh Frozen” in collaborazione con Mara TK (voce degli Electric Wire Hustle), un brano a cui sono molto legato e che mi capita di suonare spesso durante i miei dj set.
ELECTRIC WIRE HUSTLE
Ho scoperto questo gruppo con il loro primo disco omonimo del 2009. Il loro sound è una interessante miscela di soul, hip hop, jazz ed elettronica ed è senz’altro debitore ad artisti come Sa Ra Creative Partners, D’Angelo, Bilal, Georgia Anne Muldrow solo per citarne alcuni. Negli anni la formazione si è ridotta a due elementi e si è spostata su un sound a tratti più psichedelico ed elettronico. Vale la pena ascoltare con attenzione tutti i loro lavori perchè sono davvero belli. Dal loro primo disco vi propongo l’ascolto di “Waters”, un brano sincopato e notturno a cui sono molto affezionato con cui viaggiare con la mente.
ESTÈRE
Ho avuto modo di conoscere Estère e passare un po’ di tempo con lei. Ha un entusiasmo e un’energia pazzesca che prende forma in musica dal carattere molto personale, che lei stessa autodefinisce come “Electric Blue Witch-Hop”. Produce i beat, registra i suoi brani in cameretta e gira il mondo con il suo inseparabile mpc 1000 che lei chiama affettuosamente Lola. Dal suo primo EP vi faccio ascoltare questa versione live di “Cruel Charlie”, il brano adatto per apprezzare la sua bellissima e caldissima voce.
FUNKOMUNNITY
Funkommunity sono un duo formato dal producer e trombettista Isaac Aesili e dalla cantante Rachel Fraser. In realtà li ho scoperti su Youtube prima che formassero un vero e proprio duo perché avevano già collaborato in precedenza. Ora il duo ha preso la forma di una band, ha cambiato nome in Sorceress e ha prodotto Dose, uscito sulla newyorkese Wanderwheel Recordings. Il mio pezzo preferito, o comunque quello che ho ascoltato e amato di più risale a più di sette anni fa. Si chiama “I’m All In”.
SOLA ROSA
L’ultimo artista che vi propongo è il producer Sola Rosa. Ha all’attivo diversi dischi prodotti dal 2001 fino ad oggi. Il suo sound riprende le ritmiche dell’hip hop e del funk e arrangiamenti armonici molto jazzati e soul. Negli anni ha collaborato con diversi vocalist realizzando delle piccole perle musicali molto adatte sia all’ascolto che al dancefloor. Ho ascoltato tutti suoi dischi e devo dire che nonostante tutto il mio preferito resta Get It Toghether del 2009. Da questo album vi faccio ascoltare “Del Ray”, forse il suo brano più conosciuto.