L’intervista enciclopedica, è così che mi piace definirla. L’intento è quello di ripercorrere il percorso e la carriera, fino ad ora, di Lorenzo Nada aka Godblesscomputers, un giovane dj/producer italiano, di base a Bologna. E proprio qui, poche settimane fa, ha avuto una sorta di battesimo di fuoco, credo possa esser definito così, il lancio verso una dimensione nazionale e forse internazionale: il palco del roBOt festival. In molti lo hanno notato per il suo talento e lo stile eclettico, capace di miscelare insieme il meglio di tanti generi diversi per un risultato del tutto particolare e personale. Spero possiate assistere presto ad una delle sue performance, in ogni caso il mio consiglio è: “Let’s all keep an eye on him!”.
Godblesscomputers è un elogio alla tecnologia e un taglio con il passato?
No, il nome nasce dall’idea di voler trasportare la sfera più spirituale all’interno della tecnologia. Tutto questo nasce dopo la visione di ‘PI GRECO – Il teorema del delirio’, in cui è descritto un mondo artificiale in cui l’uomo costruisce delle macchine, dei computer talmente potenti che innescano dei meccanismi a catena inarrestabili e arrivano a superare l’uomo. L’uomo, quindi, da forma a questi computer e li mette in condizione di comandare il mondo ed essere surclassato. La spiritualità, che prima era solo degli uomini, si lega invece alla tecnologia. Il progetto Godblesscomputers è nato a Berlino, quando mi sono trasferito, e pensavo al computer come un prolungamento della mia personalità: ero in una città nuova, piena di sconosciuti e mi sentivo un po’ un numero all’interno di questo grande meccanismo. Ho aperto un blog, usavo il computer per scrivere i miei pensieri e uscire da questo anonimato e non essere soltanto un numero. Il nome però non vuole essere un elogio alla tecnologia nonostante il computer sia una figata. C’è il rischio che le persone possano fraintendere però mi piace giocare su questo aspetto.
Influenze musicali?
Sono cresciuto con l’hip hop, che è un genere a cui sono tuttora molto legato. E in generale tutta la musica black, con del groove quindi il funk e il soul. Una volta approcciata la produzione mi sono aperto a tanti generi diversi e soprattutto all’elettronica, ai lavori della Warp e Ninja Tune, che mischiavano molte anime: le ritmiche dell’hip hop a suoni elettronici… mi vengono in mente per esempio i dischi di Prefuse. Attualmente non ho vincoli musicali. La musica che compro spazia dall’hip hop all’elettronica, alla house al reggae. La scelta nell’acquisto è legata alla sola passione. Ci sono molti dischi che compro che non suono nemmeno nei miei dj set. Continuo a comprare solo le cose che mi piacciono.
Come definisci il tuo genere, se si può?
Se dovessi indicare tre maxi generi a cui assimilare il mio lavoro direi: hip hop, elettronica e dub jamaicana.
Trap?
Non saprei, forse alcune ritmiche però non sono un gran fan della trap in generale. Una volta, cercando di definire il mio suono ho detto che suona come ‘legno, metallo e microchip’. E’ il modo migliore per definire la mia musica. Parte si dalla musica elettronica però viene contaminata da suoni organici. Per esempio, io giro con un registratorino e registro i suoni emessi dalla plastica o dal legno: suoni che poi uso per stratificare le ritmiche. La mia musica è elettronica ma calda anche, reale. I suoni che utilizzo non sono artificiali e freddi.
Dicevamo prima… Berlino. Dopo aver aperto il blog, da lì, come si è sviluppato il progetto?
Partito per Berlino, ho lasciato il mio precedente gruppo, “Il Lato Oscuro Della Costa” che è stato il mio primo progetto. E’ nato come progetto hip hop in cui io facevo le basi e c’erano 4 mc. Le mie basi avevano molte contaminazioni con l’elettronica, già ai tempi mischiavo i generi. A Berlino ho aperto un canale Soundcloud e ho iniziato a caricare le mie prime cose. Alla fine fare musica è sempre stata una costante della mia vita.
La parentesi con ‘Il Lato Oscuro Della Costa’ si è chiusa definitivamente o solo in stand by?
No, si è concluso definitivamente. Ho lasciato il gruppo perché non era più quello che volevo fare. Ognuno di noi ora ha progetti singoli ed individuali che stanno avendo successo. Io non mi sentivo di stare più dentro l’ambiente hip hop, volevo andare oltre e fare qualcosa di mio.
Se tu mi dovessi prestare due dischi?
Due dischi a cui sono molto affezionato sono ‘De-Loused in the Comatorium’ dei Mars Volta perché ha un approccio meraviglioso alla struttura dei pezzi. L’altro è un disco, che ha segnato il passaggio tra l’hip hop e qualcosa di nuovo secondo me, è Fantastic Damage di EL-P uscito su Definitive Jux. Questi sono i primi due, magari fra un paio d’ore te ne direi altri…
Hai lavoraro con Meg per il remix di Promemoria. Com’è nata questa collaborazione?
Lei mi ha contattato perché aveva sentito i miei lavori e voleva coinvolgermi in questo progetto di remix del singolo. E’ stato presentato, è uscito in digitale e abbiamo fatto un tour quest’estate di due date al Magnolia di Milano e all’Hana-bi di Marina di Ravenna in cui ho suonato prima di lei.
Sei riuscito a creare un buon rapporto con i musicisti italiani, hai creato una buona rete. Hai remixato poi anche un disco per i Platonick Dive.
Sia nel caso di Meg che dei Platonick Dive sono stato contattato. Meg la conoscevo e siamo sotto la stessa agenzia di booking. I Platonick Dive mi hanno chiesto appunto di fare un remix. Molti li conosco da anni ma molti li ho conosciuti tramite le rete senza magari mai averli incontrati di persona…
Perché piaci a tutti?
Ahahahhah, sinceramente non lo so. Potrei dire una cosa contro di me: forse in Italia l’elettronica non è ancora molto seguita quindi le persone quando vedono suonare strumenti non convenzionali rimangono stupiti poi il mio suono non è molto conosciuto quindi rimangono colpite.
Lost in Downtown è un EP in cui remixi tracce dei Beastie Boys. E’ chiaro che sia legato al tuo background, è anche un omaggio per la morte di MCA Adam Yauch?
I Beastie Boys sono sicuramente uno dei gruppi a cui sono più legato. E’ nato per caso. A Cesena hanno fatto una rassegna chiamata ‘Across the Movie’ durante la quel venivano proiettati dei film-documentari ispirati ad una band o ad un musicista. Prima della proiezione, al cinema Eliseo, venivano organizzate performance ispirate appunto al protagonista della serata. Ho quindi reperito alcune a cappella, versioni vocali dei pezzi dei BB e ci ho costruito sopra delle strumentali, delle basi. Suonavano bene! Ho collezionato 7 pezzi e ho deciso di farli uscire perché mi sembravano sprecati per suonarli solo una volta live. Ho sentito i ragazzi di Fresh Yo, che è un’etichetta di Firenze, il lavoro è piaciuto e la cosa è stata fatta. E’ in free download, perché è una soluzione che per i progetti in digitale mi piace. Io credo che si debba pagare la musica quando c’è un supporto come vinile o cd.
In questo modo, un artista non ha mai un margine di guadagno…
Il guadagno al giorno d’oggi non ce l’hai con la vendita dei dischi, ce l’hai se suoni tanto in giro.
Freedom Is Ok è il tuo ultimo EP uscito su Equinox. E’ seguito Freedom Is Remixed, cui hanno partecipato, tra gli altri, anche Digi G’Alessio. Quale di questi remix che sono stati fatti dei tuoi pezzi senti di più tuo, ti piace di più?
Tra i remix quello di Digi mi piace moltissimo, poi lui è un amico… però quello che mi è piaciuto di più è quello di B-Ju che è un producer di Amburgo, esce su Error Broadcast, un’etichetta metà berlinese e metà italiana. Mi è piaciuto perché ha fatto un pezzo che a sensazione mi piace molto, è un bel viaggio.
Con cosa produci?
Logic però ho tanti hardware esterni, campionatori… utilizzo Logic come registratore multitraccia.
E per suonare? Fai dj set o live?
Propongo due performance differenti. Faccio il dj set in cui prediligo l’uso del vinile e faccio live in cui propongo cose mie, dal vivo: utilizzo Ableton per lanciare alcuni suoni ma principalmente uso Akai mpc e Korg electribe. Anche giradischi per gli scratch.
Come scegli i tuoi vocal?
Ho fatto un pezzo insieme a Francesca Amati degli Amycanbe, Fire Extinguisher. Ho scritto le musiche e lei ci ha scritto sopra un testo, ecc… In quasi tutti i miei pezzi ci sono delle parti vocali che a volte sono solo note singole di voce, che io prendo, le suono con il campionatore, uso il pitch e le rendo più basse di tono. Le uso come se fossero uno strumento. Mi piacciono soprattutto le voci soul, funk, nere… Le prendo e le rendo irriconoscibili, le stravolgo completamente.
Godblesssoundtrack è un progetto nato a Ferrara, la mia città… raccontami un po’.
Si è un progetto ispirato alla tua città, nato insieme a un amico Nicola Di Croce, un chitarrista jazz interessato alla musica elettronica e nel particolare alle colonne sonore infatti il suo progetto si chiama Walking Soundtrack. Ci siamo conosciuti a Ferrara dove abbiamo fatto anche 2 o 3 live insieme. Poi le strade si sono divise ma è rimasta la voglia di far qualcosa insieme. Quindi un giorno ci siamo incontrati e non avendo più la casa, abbiamo registrato le tracce in casa di amici. Da qui il nome STANZE. Ogni stanza e le relative persone che ne orbitavano intorno ci ha dato un input particolare.
Il tuo brano ‘Boy Toy’ è stato utilizzato per lo Showreel 2013 di Apparati Effimeri, un collettivo bolognese attivo nella realizzazione di visual e mapping 3D. Come vedi l’interazione fra musica e immagini? L’immagine completa l’opera o lascia meno spazio all’immaginazione delle persone?
Non lo vedo come una forzatura, la musica elettronica e le immagini viaggiano sullo stesso piano. Anche per un aspetto pratico della performance live: avere le immagini mentre si suona catapulta l’ascoltatore verso un’esperienza più piena e completa. Il visual, soprattutto se studiato sulla musica, è un degno completamento. Nel mio live ho un ragazzo che mi segue e attraverso un software segue il tempo e il ritmo. Sto anche lavorando ad un filmato fotografico mio, che sottolinea la mia musica.
E’ uscito da poco il video, appunto, Fire Extinguisher. Come interagisci nella produzione di questi lavori collaterali?
Do totale libertà al regista. Quando decido di collaborare con qualcuno è perché mi piace quello che fa e so come lo fa quindi c’è fiducia. Sono sicuro che il risultato mi piacerà. Mi piace che le persone entrino nel mio mondo musicale, lo capiscano e si lascino trasportare.
Hai suonato al roBOt 6 ad inizio ottobre. Com’è andata?
E’ uno dei festival più grossi di musica elettronica in Italia. Mi hanno chiamato dopo avermi sentito suonare per un evento collaterale del festival chiamato roBOtini. Il mio live set gli è piaciuto molto, magari il mio nome a Bologna già un po’ circolava e hanno deciso di coinvolgermi. Al TPO ho fatto un live mentre al Link un dj set. Al TPO ho proprio suonato le mie cose e ho apprezzato molto vedere la gente ballare sulla mia musica. Non è per niente scontato perché è fatta di ritmiche spezzate però le persone erano autenticamente prese bene.
Progetti futuri?
Sto lavorando all’album ma per ora non posso svelare altro… sarò in giro per live o metter dischi!