UPDATE IMPORTANTE: Nel giorno due, molte cose sono state messe a posto
Quello che sta succedendo in queste ore a Barcellona, per il Primavera Sound, deve fare da monito. Pesante. Ora: parliamo di un festival dalle bellezze enormi, che con pieno merito si è guadagnato il titolo di evento per eccellenza per gli appassionati di musica indie-pop-alternative di qualità. E intendiamo: eccellenza mondiale assoluta. Le scelte artistiche, il senso di comunità costruito fra gli appassionati, l’atmosfera che si respira…tutto davvero al vertice. Ora – con la crescita impetuosa anno dopo anno parte della magia si è andata a perdere, diremmo inevitabilmente, ma lo standard è sempre rimasto alto ed è sempre stato un posto fantastico dove andare.
L’edizione 2022, invece, si sta trasformando in un incubo. Davvero, un incubo – o almeno in tantissimi lo stanno percependo così, dopo aver vissuto la prima giornata del festival. Scelte logistiche sbagliate (fatte per massimizzare lo sfruttamento degli spazi e minimizzare i costi di produzione), numero eccessivo di biglietti venduti (il Primavera è come il Tomorrowland ormai, e almeno per ora: può mettere in vendita tutti i biglietti che vuole che tanto vanno tutti sold out). Risultato? La gente è inviperita. Vi mettiamo qua sotto gli ultimi due post usciti sull’account Instagram ufficiale del Primavera: non soffermatevi sulle foto e sulle didascalie, andate ai commenti, il coro è praticamente unanime ed è un coro tutt’altro che piacevole. Impossibilità di rifornirsi al bar (nota bene: manco l’acqua puoi prendere), un continuo senso di sovraffollamento, esperienza d’ascolto mortificata per la calca e la non sufficiente forza dell’impianto. Problemi che giusto poco fa lo stesso festival ha riconosciuto nelle Stories sul proprio profilo Instagram ufficiale:
Capiamo che dopo due anni di stop ora si è tutti con l’ansia di recuperare (a partire da molti musicisti e dalle loro strutture, che ben si guardano dall’abbassare le loro richieste di cachet, anzi, inizialmente provano pure a sparare più alto: obbligando così i promoter meno coscienziosi a tirare la corda sulle spese di produzione e non solo); ma se quest’ansia si trasforma in avidità e voglia di riempire il più possibile spendendo il meno possibile contando sul fatto che tanto il pubblico accorre, si sta imboccando la strada per rendere l’esperienza-concerto e l’esperienza-festival qualcosa di profondamente spiacevole. Qualcosa, in ultima analisi, da evitare. In questi anni invece “andare ai festival” è stata la cosa cool per eccellenza, ma occhio, questo stato di grazia non è eterno.
Un conto sono le “crisi di crescita” che si traducono in piccoli incidenti di percorso – ieri a Nameless, assieme al Kappa il “nostro” megafestival, ad un certo punto a fine serata i bar erano quasi del tutto sforniti, e la gestione dei parcheggi non è stata certo ottimale, va migliorata assolutamente – ma se l’esperienza è complessivamente bella (e lì lo è eccome, dopo il primo giorno nella nuova enorme location possiamo dirlo chiaro e forte) il rapporto col pubblico si consolida e si espande, lamentoni da social a parte. Il Primavera invece pare aver proprio esagerato con l’avidità, creando una situazione invivibile e addirittura da molti percepita come pericolosa, a scorrere parecchi commenti: lamenti di ben altro tenore. Male, molto male. Attenzione, perché lo stato di grazia non è per sempre, lo ripetiamo: perché ce li ricordiamo gli anni in cui in Italia e anche in molta Europa ad andare a festival e concerti erano solo pochi appassionati, pochi fissati.
Ecco i post primavereschi, gli ultimi al momento pubblicati sul profilo IG ufficiale. Leggetevi i commenti. Sbagliano anche i migliori, sia chiaro, e il Primavera è decisamente un “migliore“. Capita (e c’è già il prossimo weekend, il secondo in programma per questa edizione, per recuperare ed aggiustare, se non già oggi e domani). Però ecco, fra un paio di settimane c’è l’altro grande festival catalano (e annessi eventi off): che non accada nulla di tutto questo, per favore.
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