Agosto, si sa, è un periodo in cui in Salento cresce una febbre quasi ossessiva per i party: spiagge, arene e club si popolano di centinaia di migliaia di giovani, vacanzieri e non, che ogni notte si abbandonano alla danza, guidati dai migliori dj che il panorama elettronico può offrire. In quei trenta giorni dalle parti di Gallipoli passano tutti – o quasi – i migliori interpreti delle scene house e techno, conferendo alla Puglia la corona di regina dell’estate del clubbing.
Dopo avervi presentato in anteprima la programmazione 2017 de Il Grido Festival, una delle principali rassegne estive d’Italia, oggi abbiamo incontrato uno dei suoi principali attori: Francesco Locorriere.
Una crescita costante, passata attraverso un centinaio di date una più intensa dell’altra. Quando hai capito che Il Grido stava diventando una realtà su scala nazionale e non era più una semplice scommessa da vincere?
Non abbiamo mai pensato a Il Grido come una semplice scommessa da vincere, ma tutto è nato dalla convinzione che la Puglia e in particolar modo il Salento potessero diventate un palcoscenico internazionale dove far convergere headliner mondiali, live performers della musica elettronica con le giovani realtà territoriali e fonderli con le arti arti visive e digitali che iniziavo a prendere piede in quegli anni dove la tecnologia iniziava letteralmente ad armonizzarsi con le nostre vite.
C’è stato, a tuo modo di vedere, un turning-point dopo il quale hai realizzato che non si sarebbe più potuto tornare indietro, puntando a una crescita sia in termini di quantità che di qualità degli eventi della rassegna?
Sicuramente l’edizione del 2014 si è rivelata essere il punto di inizio di una realtà internazionale. La data del 14 agosto vedeva tre stage che ospitavano headliner come Paul Kalkbrenner, Marco Carola e Dixon, insieme alle tecnologie audio/video di ultima generazione. Quell’evento con più di dieci artisti internazionali come Leon e DJ Skizzo, forte dell’impegno profuso per parecchi mesi, ha battuto molti record di presenze a livello nazionale.
Dei tanti che sicuramente hai vissuto sulla tua pelle, qual è il più bel ricordo legato alle passate edizioni?
Sono tanti i ricordi che ci hanno accompagnato in queste edizioni , ma la determinazione con cui abbiamo lottato nel 2009 per far valere la nostra idea e le nostre ambizioni, rimane una pietra miliare a cui sono particolarmente legato.
In che modo pensi che il Il Grido rappresenti lo spirito del Salento? In che modo la vostra fantastica terra si lega alla rassegna?
Mai come quest’anno valorizzeremo il nostro territorio. Abbiamo inserito nella nostra programmazione ufficiale, oltre ai main event notturni nei locali Cave, Praja e Postepay Parco Gondar, anche party in location uniche nel loro genere, angoli di paradiso immersi nei boschi che si affacciano sul mare, dove fino al tramonto artisti, comunque noti, si faranno trasportare da quell’energia unica che solo il mare riesce a trasmettere. Proporremo anche dei party day-time, che partiranno dalle prime luci dell’alba fino al tardo pomeriggio, in grandi spazi ricchi di tutta la biodiversità che solo la nostra terra riesce a conservare.
In cosa tu credi che il festival possa e debba ancora migliorare?
Nel dialogo con il territorio e le istituzioni che lo governano, ancora poco attenti quando si parla di musica elettronica e di imprenditoria creativa ad opera di privati senza ricorso ai finanziamenti pubblici…
Quali sono, invece, i veri punti di forza della rassegna?
La voglia di fare sempre meglio.
Dove immagini Il Grido da cinque o dieci anni? Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Come oggi per la musica, in un domani non troppo lontano, vorrei che il Grido festival diventasse il volano di differenti contenuti e/o professionalità creative radicate nel territorio.