Dopo aver ricevuto un round di investimento da 130 milioni di dollari l’anno scorso, Deezer è finalmente pronto a mostrare al pubblico le nuove features, che saranno lanciate al pubblico a giorni: abbiamo avuto l’onore di assistere alla presentazione.
Per chi non lo conoscesse, Deezer è uno dei più grandi servizi di streaming musicale, anche grazie a quello che, a detta del presidente Axel Dauchez, è il catalogo di brani più ampio e variegato in circolazione e ad alcune partnership con operatori telefonici che offrono lo streaming musicale gratis in bundle con alcuni abbonamenti, oltre a un’integrazione con le più diffuse piattaforme di social networking molto ben fatta che fa sì che gli ascolti di Deezer siano automaticamente visibili ai propri amici su Facebook.
Uno dei fattori principali di differenziazione di Deezer rispetto ai concorrenti è la presenza del network di editors, veri e propri curatori di contenuti che quotidianamente si occupano di ascoltare musica a carriolate e di segnalare le proprie personali recommendations: con la nuova release il network è stato allargato fino a raggiungere più di 50 membri, ognuno specializzato in uno dei generi contemplati dalla piattaforma.
La possibilità di avere del contenuto curato da esperti dovrebbe rendere molto migliore il processo di discovery musicale: uno degli obiettivi dichiarati di Deezer, infatti è far sì che gli utenti non ascoltino sempre le stesse tracce ma siano in grado di scoprirne di nuove, e avere degli esperti a fare da guida sicuramente è di grosso aiuto perchè gli utenti non si perdano nell’oceano di release che ogni giorno affollano il mercato.
Non è tutto, però: con la nuova release Deezer ha apportato anche delle sostanziali modifiche all’algoritmo di recommendation, visibile nella sezione “Hear this”, che ora tiene conto non solo di quali tracce abbiamo ascoltato, ma anche di come le abbiamo ascoltate: se le abbiamo ascoltate per intero o meno, se abbiamo ascoltato l’intero album di cui fanno parte o le avevamo in una playlist, e una serie di altri fattori che rendono Deezer in grado di dirci, per esempio, “Hai ascoltato The XX di recente; potrebbero piacerti gli Hot Chip” e cose del genere.
La combinazione di un algoritmo efficiente e del network di persone che “manualmente” selezionano la musica da proporre, a detta di Deezer, dovrebbe quindi offrire agli utenti un servizio di recommendations nettamente più affidabile di quello della concorrenza, anche se sull’argomento ammettiamo di essere piuttosto scettici: secondo il parere personale di chi scrive, la differenza tra un sistema di recommendation “appena sufficiente” e uno eccellente è difficile da notare, soprattutto per utenti casuali, per cui rendersi conto del maggior livello di dettaglio offerto dall’algoritmo di Deezer rispetto, ad esempio, a quello di Spotify (che ha una sezione “Discover” che svolge un compito tutto sommato simile) potrebbe non essere così immediato, anche pur avendo l’indubbio vantaggio di avere gli editor che “ci mettono la faccia”.
La seconda delle due grosse features mostrate da Deezer e in via di rilascio entro fine anno è dedicata agli utenti un po’ più hardcore, nello specifico quelli che hanno già una grossa collezione di mp3, sulla quale probabilmente hanno investito una buona quantità di tempo per organizzarla come preferiscono e magari anche di denaro: secondo il presidente (e anche secondo chi scrive) questi utenti sono un po’ riluttanti a utilizzare servizi di streaming come Deezer, perchè l’organizzazione delle tracce è diversa dalla loro e l’idea di dover investire altro tempo per abituarsi alla nuova organizzazione quando se ne ha già una collaudata non è proprio invitantissima.
La soluzione proposta da Deezer è un’applicazione, per ora solo per OS X e solo in beta chiusa, che contiene non solo un miniplayer (l’assunzione, che condividiamo, è che ai “power user” a cui è mirata l’applicazione non serva tutto il contorno di news e contenuti, ma che vogliano solo l’accesso alla musica) ma anche un uploader, simile a quello di Google Play Music, che prende la vostra libreria di iTunes e la carica su Deezer, rendendola quindi disponibile, esattamente come l’avete organizzata voi, su tutti i dispositivi su cui potete accedere alla piattaforma (e sono tanti, sia desktop che mobile che tablet).
Anche in questo caso, però, forse perchè siamo molto pignoli, non possiamo fare a meno di esprimere qualche dubbio.
A prescindere dal fatto che una feature del genere non sia proprio il massimo dell’originalità, al punto che il modo migliore che abbiamo trovato per descriverla sia la similitudine con un prodotto di un concorrente, il problema più grosso, che ha anche l’uploader di Google Play Music (e tutti i servizi simili, come quello di Amazon o iCloud, ad esempio) è che più o meno in tutti i paesi del mondo le ADSL sono molto più veloci in download che in upload, e caricare tutta la propria musica su un server remoto è un processo che può richiedere settimane, se non di più, e induce per forza di cose un vendor lock-in: cosa succede se passo mesi a caricare la mia musica su Deezer, o chi per esso, e poi Deezer chiude? O se (caso nemmeno troppo remoto, di questi tempi) l’NSA pretende da Deezer, o chi per esso, i dati della mia musica e scopre che magari potrei avere degli mp3 ottenuti per vie non esattamente legalissime?
Questi dubbi in realtà valgono per Deezer come per tutti gli altri servizi che offrono questa feature, ma il dubbio più grosso che avevamo sul servizio rimane tuttora, anche dopo la presentazione della nuova release: l’interfaccia utente di Deezer, a giudizio di chi scrive, è sensibilmente inferiore a livello di usabilità e di appeal grafico rispetto a quella dei concorrenti (non solo Spotify e Rdio, che costano la stessa cifra mensile, ma anche Google Play Music, che costa meno), e in un momento storico in cui le features offerte da questi servizi non sono così devastantemente diverse le une dalle altre per indicare un chiaro vincitore la scelta degli utenti sarà probabilmente guidata principalmente dal gusto personale e dall’appeal dell’esperienza d’uso, su cui avremmo preferito che Deezer puntasse maggiormente anzichè cercare di rincorrere gli altri.
Forse ci sbaglieremo e il fattore umano del network di editor di Deezer sarà sufficiente come fattore differenziante e lo renderà vincente, ma per ora ci sembra ancora una mezza spanna dietro Spotify e, soprattutto, dietro Google Play Music che, grazie ai muscoli di una società di dimensioni neanche lontanamente paragonabili alle altre, sembra essere in grado di spazzare via tutti i concorrenti, se solo lo vuole (ok, probabilmente Google non vuole spazzare via i concorrenti di Play Music, ma questa è un’altra storia).