Per chiunque sia appassionato di rap italiano, questo venerdì ha significato solo una cosa: “Fastlife Vol.4”. Il ritorno cioè di una delle saghe di mixtape più iconiche della storia di questo genere in Italia: Dj Harsh alle produzioni, Gue Pequeno al microfono. Per un coming back che ha il sapore di vintage di altissimo livello. In un mondo in cui i mixtape assomigliano sempre di più ai dischi, e la loro stessa esistenza sembra ormai quasi assurda (o addirittura, in certi casi, proprio una presa in giro), Gué Pequeno prova a dare vita ad una release che vorrebbe essere considerato fin da subito come un side project. Un progetto rap per chi ama il rap, ecco. In buona sostanza, un esercizio di stile: in cui lo stile per l’appunto fa da padrone, e non è solo forma ma proprio la sostanza sulla quale poggia l’intero lavoro. “Fastlife Vol.4”, in teoria, dovrebbe essere insomma poco più di un giocattolo. In pratica però non lo è. Anzi.
Il cinema di strada di Gue Pequeno diventa il soggetto di una narrazione che fa della “vita veloce“, della “fast life” appunto, un marchio di fabbrica. E se questo immaginario è associato in modo indissolubile all’ex Club Dogo ormai da anni – fautore per alcuni, vittima per altri, di un personaggio che si è costruito – in questo progetto, per certi versi, tale mondo raggiunge forse lo stadio finale paradossalmente tornando indietro. L’evoluzione di Gué Pequeno in “Fastlife Vol.4” passa attraverso un ritorno alle origini del suo percorso, al rap più crudo e sboccato, fatto di punchline, metafore potenti, tecnica ineccepibile, abbandonando così tutto ciò che (in apparenza) è spendibile a livello commerciale. Mancano infatti auto-tune, i featuring ammiccanti, le basi trap o drill, il pezzo radiofonico, il producer del momento, la giovane star scala classifiche, eccetera eccetera: insomma, tutte cose a cui il Guercio ha abituato il proprio pubblico, tenendo, negli ultimi anni in modo più evidente che mai un piede in due scarpe – quella del rap più “commerciale” (o pop), e quella del rap più crudo&puro.
Negli ultimi anni peraltro, pur avendo contribuito egli stesso in modo sostanziale alla creazione dell’attuale rap game nella sua declinazione più “popolare” e trasversale, abbiamo spesso sentito Gué Pequeno lamentarsi dell’appiattimento e dell’omologazione proprio del rap nostrano da classifica, proponendosi – prima o poi – di fare un progetto solo per le teste hip hop, per gli aficionados insomma. Un progetto per tutti coloro che non si riconoscono nell’attuale deriva del rap: un genere che sembra appartenere ad un pubblico sempre più giovane, sempre più disinformato, sempre più generalista. Bene: il “prima o poi” pare essere arrivato adesso.
Per questo “Fastlife Vol.4” è forse uno dei progetti più ambiziosi dell’intera carriera di Gué Pequeno, pur essendo (apparentemente) un side project. Perché si tratta del primo progetto da tempo immemore fatto da un peso massimo dell’attuale rap game italiano che nulla metta in campo di ciò che funziona, dedicandosi invece a qualcosa che da noi ha sempre fatto fatica: il rap, con la “r” maiuscola. Quello cioè senza ritornelli cantati come dicevamo o senza il featuring uscito dai talent, ma anche con metafore complesse però non spocchiose, utilizzando un linguaggio “scorretto”, pieno di punchline ma non asservito allo star system italiano. Eccolo qui sotto. Poi, proseguiamo con un po’ di considerazioni.
Chiaramente non si parla di un disco anni ’90, attenzione: si parla di un lavoro contemporaneo, che però nell’esserlo affonda comunque le sue radici in quello che, alle origini e alla sua essenza, è il rap. E questa è una presa di posizione fortissima da parte di un autore che, per certi versi in modo anche coraggioso, prova a dare una nuova sterzata al genere, come altre volte gli era capitato di fare in passato quando aveva smesso di riconoscersi in ciò che lo circondava – vedi “Il ragazzo d’oro” e “Vero”, album che hanno rappresentato delle vere e proprie svolte nella scena per la loro forza e la loro personalità.
Nel caso in cui questo progetto ottenesse dei buoni risultati, e questo ci teniamo a sottolinearlo, allora una porta enorme si spalancherebbe per tutti coloro che negli ultimi anni ha lamentato una diminuzione del livello tecnico e una sempre maggiore omologazione della scena, con una lenta discesa verso il basso.
E se ritornassero le barre, insomma? E se ritornasse il rap più classico? Queste domande sorgono nella mente di chi ascolta “Fastlife Vol.4”. Gué ha indicato insomma una nuova possibile via per il rap Italiano. Nei prossimi mesi e anni, vedremo chi avrà la forza e il coraggio (e come li avrà…) per intraprendere una strada forse meno luccicante ma di certo altrettanto (se non più?) interessante di quella intrapresa dalle molte trap star che, negli ultimi anni, hanno occupato militarmente le classifiche FIMI. E vedremo pure se avrà la forza di farlo anche Gué stesso, attenzione, perché pure questa è una domanda da mettere sul piatto (e l’ha messa, evidentemente, proprio lui stesso, chissà quanto intenzionalmente).