E’ dai tempi di “My Invisible Romance” che non ascoltavo un lavoro tanto intenso che portasse la firma di Guy Gerber. Eppure di grandi cose l’artista originario di Tel-Aviv ne ha fatte negli ultimi anni, basti pensare ad “Hate/Love”, a “Time For A Change” (per l’occasione coadiuvato dai vari dOP, Varoslav, Guti Greg Paulus e Ryan Crosson) e al recentissimo progetto 11:11, che l’ha visto dividere lo studio con P. Diddy.
Alla luce di percorso artistico così ricco di soddisfazioni e di successi, mantenere standard qualitativi elevati ed un’ispirazione che non faccia tremare le gambe o girare la testa quando ci si guarda alle spalle, quando si ripensa a lavori sontuosi come “Late Bloomers” (disco del 2007 che suona fresco come non mai), non deve essere un’impresa semplice. Assolutamente no. Eppure il talento e la fortuna di Guy non accenna minimamente ad affievolirsi e “The Mirror Game”, uscita numero undici del catalogo Visionquest, ne è l’ennesima riprova. Il programma che aspetta Guy per questo 2012, poi, è la prova tangibile che il bello deve ancora venire: ad aprile, come detto, è il turno della release sulla label di Troxler e soci, a maggio di “Steady EP” sul Supplement Facts e a giugno della sua compilation per la prestigiosa collana Fabric. A fine anno, come se non bastasse, è in programma l’uscita del suo nuovo album (di cui non si conosce ancora il titolo), figlio del lavoro in studio e del materiale che sta mettendo insieme a Los Angeles. Beh…un fan come me non può che andare in brodo di giuggiole.
“The Mirror Game” è un EP di due tracce (in realtà uscirà in digitale anche la “Snake Pit Dub” del pezzo che da il titolo alla release) che si completano splendidamente a vicenda. “One Day In May” è, tra le due, quella col passo più deciso, un “trippy cosmic” tango (perdonate la forzatissima definizione) che ci prende per mano attraverso l’incrocio di voci (maschili e femminili) e melodie orientali. “The Mirror Game”, invece, è un sogno fatto musica: melodie gotiche, basso distorto e una voce che riecheggia lontana, si poggiano su un synth chord di una profondità al limite dell’inquietudine. Mica farete solo sogni belli voialtri? Un viaggio indescrivibile ed emozionante, un viaggio atteso due anni. Bello, pure troppo per essere solo suonato in un club.