Sta facendo il giro del mondo clubbaro un filmato che, intenzionalmente, non abbiamo voluto commentare almeno finché non fosse venuto fuori un comunicato o una dichiarazione ufficiale del “cattivo”: parliamo del famigerato tiro-del-monitor di Richie Hawtin contro una tizia troppo invadente e troppo a portata di console, durante l’esibizione del canadese al Time Warp newyorkese lo scorso weekend. Le immagini sono sotto gli occhi di tutti, e non sono simpatiche. Abbastanza per cimentarsi nel “dagli al biondo”, esplicito o implicito?
No. Almeno fino a quando non arrivasse una versione dei fatti anche del diretto interessato. Versione che è arrivata, la potete leggere qui, e che si può riassumere più o meno con: non l’ho fatto apposta!, non volevo gettarle addosso il monitor!, volevo solo spingerglielo un po’ contro, verso la sua direzione, per farle capire che si doveva allontanare e smettere di essere così invadente, purtroppo però le cose non sono andate come credevo, il monitor è collassato su di lei, sono molto dispiaciuto, le chiedo scusa pubblicamente – non sono ancora riuscito a farlo in privato, perché devo ancora riuscire a mettermi in contatto diretto con lei, per intanto ecco le scuse pubbliche. Bene così? Mmmh.
Ci sono due cose che non tornano. Una è il suo comportamento subito dopo la caduta del monitor sulla tizia: non proprio quello di una persona dispiaciuta. Si gira, e torna ad arringare la folla, con un largo sorriso. Ma lì metti che non si fosse realmente accorto del danno (…anche se allora non torna quel “I was surprised” relativo alla caduta dell’oggetto messo nelle scuse ufficiali). L’altro punto è quando, sempre nelle scuse ufficiali, scrive: “Sometimes being in the middle of the spotlight, continual cameras and glaring iPhone lights, things can get stressful and frustrating”. Una ricerca di una giustificazione, questo è. Cioè, la consapevolezza che sì, si è fatta una cazzata, non è stato un incidente, o lo è stato solo in parte: perché non ci fosse lo “stress” e la “frustazione” di essere sempre “sotto la luce dei riflettori, delle telecamere, dei flash degli iPhone”, lui una cosa del genere non l’avrebbe fatta di suo. Invece l’ha fatta: chiede scusa, ma cerca anche scuse.
Alcune considerazioni: prima di tutto, come del resto avevamo già scritto in occasione di un altro incidente hawtiniano, prima di fare i moralisti è il caso di pensare non una ma cento volte. Quanto abbiamo scritto allora è valido anche oggi. Poi, considerazione imparentata alla precedente: tanto lo si è inneggiato Hawtin, altrettanto ora sempre più persone non vedono l’ora di buttarlo giù (molte di queste, le stesse che lo inneggiavano). E’ il gioco delle celebrità, ok, un gioco che Hawtin si è anche cercato e cerca tutt’ora guadagnandoci sopra, ma non è un buon motivo per praticarlo. Cioè fatelo, se volete, ma non vi fa nemmeno troppo onore.
Detto ciò, questa gaffe potrebbe essere per Richie una gran fortuna. A patto che ammetta che è una gaffe, e che si è comportato a cazzo. In parte l’ha fatto, l’ha ammesso; ma un po’ troppo a metà (…è stato un incidente involontario o il risultato dello stress da riflettori e telefonini?). E’ bello lasciarsi andare, ma quando il lasciarsi andare scivola in una irresponsabilità delle azioni che mette a repentaglio anche solo lontanamente la salute degli altri allora diventa un problema. Qui, per fortuna, non è successo nulla. Possiamo anche riderci sopra. Ma un monitor non si sposta così, diciamolo, a meno che tu non abbia di fronte un orso siberiano o la mafia russa a pistola sguainata. Non è una cuffia, o un asciugamano, o un bicchiere di plastica. Se ti comporti così non sei lucido; e allora stesso modo non sei lucido, se dopo che hai intuito che è successo qualcosa comunque ti volti e allarghi le braccia sorridendo verso la folla, continuando come se nulla fosse successo. Capita non essere lucidi, per carità: capita a noi, non vediamo perché non dovrebbe capitare a lui. Ma ora che una figura un po’ di merda è stata fatta, un po’ più di attenzione in futuro non guasta. Potrebbe fargli bene: personalmente, artisticamente. Sì, questo piccolo “incidente” newyorkese potrebbe essere per lui una fortuna.