Un passaggio di scettro molto naturale, è da questa prospettiva che possiamo inquadrare ciò che è successo in casa DFA. E, nel 2011, quando James Murphy chiuse definitivamente con la sua creatura, gli LCD Soundsystem, il vuoto lasciato da quest’abbandono venne immediatamente colmato dal duo americano Holy Ghost!, che in quell’anno debuttò con il primo long play omonimo. A dir la verità, il rapporto tra Murphy e i due statunitensi risalirebbe a un periodo antecedente all’uscita del primo disco di Nick e Alex, ma non è di gossip che voglio parlare, e questo secondo album del duo mi pare un motivo più che buono per sfuggire da certi discorsi.
“Dynamics” rappresenta la voglia di continuare ad approfondire un certo tipo di sonorità anni ottanta riprendendo, in parte, il filo sonoro del primo disco e continuando a coltivare il lascito di colui che DFA l’ha tirata su. Inutile dire che in un filone straripante di materiale sonoro come questo – ma quale oggigiorno non lo è? –, è abbastanza complicato provare a realizzare un lavoro che abbia finalità di innovazione. Da questo punto di vista, c’è da ammettere che gli Holy Ghost! non fanno nulla di particolarmente nuovo, ma hanno la capacità di muoversi con cognizione di causa all’interno dello scenario musicale di riferimento prescelto, grazie anche a un armamentario musicale molto efficace e ben rodato.
“Dynamics” è un concentrato di synth-pop energico e melodico. Così melodico che, dopo un paio di ascolti, si fa davvero fatica a non intonare qualche motivetto preso a caso dalla tracklist del disco. Le undici tracce a monte di questo lavoro posseggono tutte un suono e un colore ben caratterizzati e robusti, curati nei dettagli sia nella sezione ritmica, mai pesante, che in quella melodica, ovviamente preponderante e sempre in risalto per ammaliare l’ascoltatore. Sono proprio l’allegria e la brillantezza di quest’ultima a non rendere eccessivamente pesante l’ascolto, facendo sì che l’album sia piacevole per tutta la sua durata. Nondimeno, anche il cantato fa il suo sporco lavoro in modo più che onorevole, andando a creare un mix di suoni e liriche convincente e, allo stesso tempo, orecchiabile.
Molto probabilmente, non sarà la prima volta che vi capita di ascoltare sonorità, in un certo senso, nostalgiche, ma ciò non vuol dire che la bravura degli Holy Ghost! si esaurisca con la rievocazione di uno stile passato e che, quindi, essi non meritino un ascolto. Questa seconda raccolta dice il contrario e rappresenta, a parere mio, la dimostrazione di tutto ciò.