Poco più di ventiquattro ore fa era scoppiata la bomba: Home Festival, sulla carta il più ambizioso festival italiano probabilmente di sempre, defalcava in un colpo solo otto headliner, a partire da sua maestà (e, ormai, sua costosità) Aphex Twin. Molte cose non ci convincevano in tutta questa faccenda – ne abbiamo parlato diffusamente qui – ma quella che più di tutte lasciava sconcertati era la linea ufficiale del festival: “Line up sostanzialmente integra, niente rimborsi”. Non è una nostra interpretazione: questo concetto è stato ribadito in moltissime mail o comunicazioni social spedite a chi si lamentava per questo radicale cambiamento in cartellone e pretendeva info, anzi no, direttamente il rimborso del biglietto.
Una posizione insostenibile, quella di Home. E infatti, vivaddio, non è stata sostenuta per più di qualche ora: dopo un giorno di riflessioni, c’è stata una parziale inversione di rotta. Inversione comunicata inizialmente non attraverso il profilo ufficiale del festival ma, prima di tutto, attraverso il profilo personale del deus ex machina del festival (ex) trevigiano. E anche questo non è un particolare da poco (…parrebbe confermare ciò che abbiamo sentito dire da vari addetti ai lavori, ovvero che parte dello staff di Home fosse per l’annullamento e stop, mentre Amedeo Lombardi fosse invece convinto che la linea migliore era “Tagliamo gli headliner grossi, riduciamo le spese, andiamo avanti”: per favore però prendete tutto questo con le pinze, sono solo rumours, magari sballati). Ad ogni modo, ecco il post:
Parte male questo post, purtroppo. Il primo paragrafo suona (involontariamente?) come un “Stavo lavorando, avevo altro a cui pensare, poi ho capito che era il caso di dirvi due parole”. Si prosegue con un’autodifesa che ci sta: “Abbiamo fatto tante cose belle”, e questo è verissimo, perché per anni Home è stato veramente un’oasi e un fenomeno davvero interessante, peculiare e positivo nel mondo musicale italiano. Aggiungerci però “…cose belle che però ora pochi ricordano” è un vittimismo che forse si poteva utilizzare in altri momenti e in altri contesti, diciamo così. Fa pensare che non ci si renda conto di quanto è grave organizzare un festival, annunciare una line up stellare, vendere i biglietti per essa, togliere all’improvviso quasi tutte le stelle dalla line up e pretendere che non sia successo niente. C’è onestamente poco da fare i piccati, al momento: ci sarebbe intanto da chiedere scusa, stop. E da offrire la possibilità di rimborso, per chi lo volesse.
Quello, per fortuna, arriva. Dopo una giornata di ripensamenti (e, immaginiamo, di letture e ascolto delle varie reazioni inferocite) si è arrivati alla decisione ovvia e più giusta: ovvero permettere a chi ne facesse richiesta il rimborso dei biglietti. Leggendo le istruzioni, è un po’ irrituale che si debba prima scrivere ad una mail “interna” del festival, per sapere il come&quando: di solito basta una semplice comunicazione ufficiale e pubblica sui propri canali e il via libera ai vari sistemi di ticketing che si sono occupati della prevendita dell’evento a corrispondere i rimborsi a chi ne facesse richiesta. Ci saranno dei motivi per tutto ciò, probabilmente organizzativi interni. Lo scoprirà sulla propria pelle chi vorrà i propri soldi indietro, annullando il biglietto: l’augurio è che l’iter non sia complesso, farraginoso e limitato nel tempo (…abbiamo letto da fonti ufficiose che sarà aperta una finestra di soli sette giorni per rimborsare il biglietto: speriamo non sia così, speriamo sia più ampia).
C’è però una frase, nel post di Amedeo, che stona: “Una cosa importante che ci tengo a dire è che, comprando un biglietto per un festival o una rassegna, si compra la totalità della giornata non di un singolo spettacolo/concerto”. Detta così, pare proprio una lezioncina impartita a chi ha il coraggio di lamentarsi. Che poi, occhio, il concetto sarebbe giusto. Anzi, lo è. Ma purtroppo non si applica a quanto successo con Home: non è che è saltato un headliner tra tanti, ne è saltata oltre la metà e fra di essi c’è anche un artista, Aphex, che fa pochissime date all’anno nel mondo, inevitabilmente quindi per molti era lui l’”attrattore” principale verso l’evento. Quindi sì, è vero che un festival musicale è un’esperienza complessiva; ma in questo “complessivo” si parte prima di tutto dalla musica: se tu ne abbatti il valore in modo sostanziale, la situazione cambia.
Poi. Rispettiamo la scelta di non voler entrare in quelli che Amedeo chiama “tecnicismi”, ovvero cosa concretamente ha portato alla decisione di annullare non solo Aphex ma anche Jon Hopkins, Pusha T, Modeselektor, Moodymann, Adam Beyer, Mura Masa, The Vaccines, uno dietro l’altro. Non abbiamo, né noi né altri, nessun diritto di pretendere di sapere la verità: anche perché spesso certe cose e certe dinamiche per capirle bisogna essere davvero addetti al settore, cosa che non è il 99% di chi poi commenta su Facebook e dintorni. Però una cosa la si può pretendere a prescindere, quella sì: che almeno non vengano comunicate giustificazioni false e di comodo, minimizzando tutto sulla base di una versione sofisticata ad arte della realtà.
Non siamo ingenui. E, soprattutto, vogliamo continuare a fare il tifo per Home: che abbiamo visto crescere e proporre un contesto bello, divertente, aperto, speciale, con un’atmosfera anche backstage di altissima umanità, simpatia e professionalità. Poi ad un certo punto qualcosa ha iniziato ad incrinarsi, nell’ingranaggio complessivo, come testimoniato da molti messaggi in giro, fino ad arrivare ora ad una fragorosa rottura. C’è tempo e modo per ricomporre i cocci; c’è tempo e modo per andare al Parco San Giuliano di Mestre dal 12 al 14 luglio e trovarsi comunque bene, ascoltando molta musica e divertendosi un sacco. Quindi ecco, non tutto è perduto. Ma far passare ‘sta faccenda come un “Eh, ma quanto rumore per nulla!” e poi un “Vabbé, se proprio volete ‘sti rimborsi perché per voi un festival è solo un paio di nomi, allora ve li diamo, peggio per voi che non cogliete lo spirito…” va esattamente nella direzione contraria di tutto questo.