Alla fine Kieran Hebden non ha resistito e c’ha messo le mani su anche stavolta, come spesso gli capita quando il materiale in ballo ha origine nel quandrante sud di Londra. In fondo la fama glielo consente: “arrivo stravolgo a mio piacimento e me ne vado”, sembra dire dopo l’uscita di ogni suo remix – lavori che spesso e volentieri trasudano una personalità ancor più forte e consapevole delle versioni originali. E noi qui ad ascoltare, pronti a celebrare l’ennesimo gioiellino.
Questa volta però non siamo di fronte ad un lavoro da applausi a scena aperta. Bello sì, ma non eccezionale.
“Look At Where We Are” è il quarto singolo estratto da “In Our Heads”, nuovo album del quintetto londinese Hot Chip che ha visto la luce quest’anno su Domino, lavoro che i più addentrati nella scena hanno definito ben al di sotto delle aspettative generate dalle prime raccolte della band. Ma non siamo qui a parlare dell’album e nemmeno della versione originale di “Look At Where We Are” – che qualcuno ha apostrofato come “slow ballad stucchevole” incontrando (questa voglio esprimermi) la mia più profonda disapprovazione –, piuttosto delle due versioni che portano la firma di Four Tet. Il lavoro originale, e lo dice uno che ammette di non essere il più grande conoscitore degli Hot Chip, presenta tanti spunti interessanti per confezionare un ottimo remix. Spunti che però Kieran Hebden sembra non voler assolutamente cogliere; basti pensare al ritornello del brano, vera e propria colonna portante dell’intero pezzo, che Four Tet ignora completamente a vantaggio di cut vocali, ipnotici sì, ma che alla lunga finiscono per appiattire un po’ troppo il remix. La bassline e il synth-chord, però, ci sono e si fanno sentire come meglio non potrebbero (ad onor del vero danno il meglio di loro stessi nella versione dub presente nel lato B) e, a partire della seconda metà del pezzo, conferiscono al remix quel “tiro” che in passato abbiamo imparato ad amare in lavori come “Pyramid” e “Sing”, riportando il remix su binari ad esso più confacenti.
Pur non essendo esattamente ciò che ci saremmo aspettati da Four Tet, questi due remix sono comunque di pregevolissima fattura. Una quasi bocciatura? Ma che siete impazziti? Alla Elliott School di Londra tutti promossi. Sempre.