È sicuramente uno dei nomi caldi del panorama techouse degli ultimi anni, ma forse non tutti sanno che Daley Padley, col proprio nome di battesimo, era una colonna della scena ibizenca già oltre dieci anni fa, dato che era resident di uno dei party storici dell’isola, Cream. Poterci parlare, quindi, significa avere accesso a un punto di vista privilegiato sulla storia e sull’evoluzione che l’isola ha avuto nel corso degli anni, e siamo rimasti contentissimi di vedere che pur con una carriera così lunga alle spalle il suo entusiasmo è ancora quello degli inizi.
Quando sei tornato sulle scene come Hot Since 82 hai avuto un successo enorme praticamente subito nonostante fossi già sulle scene da molto tempo: cosa pensi sia accaduto di preciso? E com’è cambiata la tua vita quotidiana da allora?
Beh non c’è bisogno che ti dica che la mia vita quotidiana è cambiata abbastanza radicalmente da quel momento. È stata una sensazione strana per me, perché ero in un certo senso un po’ più nell’ombra da qualche tempo ma quando ho visto che la gente rispondeva bene alla mia musica non potevo davvero ignorare la cosa. Ho sempre lavorato molto duro sulla mia musica, per cui mi sono sentito molto grato quando più gente ha iniziato a fare attenzione a quello che facevo.
Dalla tua prima release come Hot Since 82, il tuo sound si è evoluto molto e hai attraversato diversi stili, pubblicando anche su etichette diverse: come lo descriveresti oggi?
Mi piace variare molto nel mio stile musicale, ma credo si possa tranquillamente dire che il tipo di suono per cui sono più conosciuto è quello più housey: è semplicemente musica divertente e allegra per fare festa, che in fondo è tutto ciò a cui si dovrebbe prestare attenzione secondo me.
Parliamo della tua etichetta, Knee Deep In Sound: c’è un concept che lega le release che pubblica? Che processo attraversano le release, prima che tu decida di pubblicarle?
Credo che molta della musica che pubblichiamo su KDIS abbia uno stile coerente, ma in fondo è quello che ci si aspetta da una label, credo. Non leghiamo necessariamente ogni nuova release a una precedente, anche se in effetti abbiamo pubblicato molti EP di diversi artisti assieme, come i nostri sampler per l’ADE o per Miami. Mi considero molto fortunato ad avere un ottimo gruppo di artisti che mi mandano costantemente demo, per cui io e il team di KDIS abbiamo la possibilità di ascoltare molto materiale. In seguito a questo momento decidiamo quali sono quelle che ci piacciono e iniziamo il vero proprio processo di A&R con gli artisti, dando loro indicazioni, se necessario, finché non arriviamo ad avere un prodotto di cui siamo tutti convinti, e poi finalmente lo rilasciamo.
Sei coinvolto nella scena di Ibiza, con due diversi nomi d’arte e due diversi sound, da più di dieci anni. Com’erano le sensazioni sull’isola quando facevi parte dei party Cream?
Era tutto sicuramente molto diverso da com’è ora, sia per me come artista che come posto in generale. Sono arrivato che ero relativamente inesperto e sono finito per suonare regolarmente al Cream, il che mi ha reso estremamente felice. Però la musica elettronica non era ancora esplosa tanto quanto ha fatto negli ultimi cinque-sei anni, per cui la scena non era così ‘evoluta’ com’è ora. Per me come artista è ancora qualcosa che mi emoziona leggere il mio nome sopra la porta del Pacha, soprattutto se ripenso a ciò che facevamo dieci anni fa.
Tornare sull’isola qualche anno dopo quel periodo, probabilmente con un sound più adeguato per i tempi e con una mentalità più matura, ti ha fatto percepire in maniera diversa l’impatto con Ibiza?
Beh tieni conto che sono stato a Ibiza per la prima volta quando avevo diciassette anni, da raver, e non mi sono mai perso una stagione! In quel senso, non l’ho mai davvero lasciata, ma credo comunque che tu abbia ragione nel dire che la mia maturazione personale e aver trovato il mio sound mi ha aiutato molto a essere più compatibile con l’isola. La mia esperienza in effetti adesso è molto diversa, soprattutto ora che faccio parte della famiglia Pacha. È fantastica!
Qual è la tua opinione sull’evoluzione che ha avuto Ibiza in questi anni in cui l’hai vista?
Spesso senti dire che era tutto meglio una volta, ma non credo sia necessariamente vero. Se Ibiza non si fosse evoluta e non fosse rimasta al passo con le mode di questi giorni non sarebbe ciò che è ora. Di certo non è neanche lontanamente il paradiso hippy/bohemièn che era decenni fa, ma le cose cambiano e credo sia estremamente importante essere in grado di accettarlo e di andare avanti. Credo anche, inoltre, che sia fantastico come le persone abbiano la possibilità di vedere lati di Ibiza oltre quello del mero clubbing oggi.
Il tuo party Labyrinth al Pacha ha offerto una scelta artistica molto varia, con alcuni nomi fondamentali per la scena come Sasha, John Digweed, Erick Morillo e Goldie, molti dei quali hanno dato forma alla storia della musica elettronica Inglese e non solo. Come ci si sente ad avere artisti del genere che suonano al proprio party?
Per dirla semplicemente, in estasi. Loro erano quelli che suonavano le prime volte che venivo sull’isola e mi hanno fatto innamorare della musica house. Quando ero sul dancefloor allora e li sentivo suonare pensavo “Magari un giorno riuscirò a suonare sullo stesso palco“, e averli nella line up del mio party devo dirti che a volte è davvero incredibile.
Qual è stato, tra i tanti che hai visto l’estate scorsa a Labyrinth, il set che in assoluto non dimenticherai mai?
Ahh, questa è una domanda difficile! È difficile sceglierne solo uno ma il party di apertura è stato davvero speciale. Vedere tutto il lavoro precedente prendere forma ed essere finalmente a disposizione della gente è stata una sensazione davvero gratificante. Molte persone hanno lavorato al concept e alla sua realizzazione ed è stato fantastico avere tutto il gruppo assieme e festeggiare con una splendida prima serata.
Hai lavorato con diversi artisti italiani, come Joe T Vannelli e Romano Alfieri: qual è la tua opinione dello stato attuale della scena italiana?
Sì! Ho adorato lavorare con loro, abbiamo fatto dei dischi stupendi assieme. La scena italiana va fortissimo da un sacco di tempo ormai e non vedo neanche in lontananza dei segni di rallentamento. La scena dei festival è una delle pièù forto in circolazione e ci sono moltissimi club molto rispettati. Inoltre, stay tuned perché ci saranno almeno un paio di GROSSI tour italiani quest’anno!
Visto che ormai sei “hot” da più di trentacinque anni e hai sicuramente visto molti trend andare e venire, credo sia legittimo chiederti del futuro: dove vedi il clubbing e la club music tra uno, cinque o dieci anni?
Beh, se il passato è indicazione di qualcosa non credo che la musica elettronica e il clubbing spariranno presto. Non hanno fatto altro che crescere, e sempre più gente sembra appassionarcisi. Credo inoltre che ci sia uno spostamento evidente verso suoni più housey e techno, soprattutto ai festival grandissimi in america come Ultra e EDC. In Europa è sempre stato il sound che andava per la maggiore, ma in Nordamerica, Sudamerica e Asia sembra stia finalmente prendendo piede, e ovviamente io come artista di questi generi non posso che esserne entusiasta!
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Although he definitely is one of the hot names in the techouse scene of the last years, not everyone knows that Daley Padley, with his own actual name, had already been one of the pillars of the Ibiza scene more than ten years ago, as a resident of the legendary Cream parties. To be able to talk with him, then, means being able to access a unique and privileged point of view on the history and the evolution of the isle through the years, and we’ve been extremely happy to see that even with such a long career his enthusiasm has remained untouched.
When you came back to the scenes as Hot Since 82 you enjoyed sudden and skyrocketing success although you had already been around for quite a long time: what do you think happened? And how did your day to day life change since then?
Well needless to say my day to day life changed quite a bit after that.. It was a weird feeling for me as I’d been kind of in the dark for a while but when I saw people respond to my music I couldn’t really ignore it. A lot of hard work when in so when people started paying more attention to what I was doing I was really grateful.
Since your first Hot Since 82 release, your sound has evolved a lot, going through several
different styles and record labels: how would you describe it as of today?
I like to play a variety of musical styles really but I think it’s safe to say I’m currently mostly known for the housier sound: it’s just fun, cheerful party music, which is what it should be all about in my opinion.
Let’s talk about your Knee Deep In Sound label: is there a concept that ties together the releases you put out? What’s the process you go through when deciding what to release?
I think a lot of the music that we put out on KDIS does have a similar style but that’s to be expected of a label I guess. We don’t necessarily tie a new release to an older one, although we do put out a lot of EPs by multiple artists like our ADE or Miami Samplers. I’m fortunate enough to have a great group of artists sending me demos all the time so me and the KDIS team are going through those on a regular basis. Then we decide on which ones we like and we start the process of A&Ring with the artists, giving them direction, if necessary, until we end up with a product we feel happy with putting out and then we release it!
You’ve been involved in the Ibiza environment, with two separated monikers and sounds, for more than ten years now. How was the vibe on the island when you were involved with the Cream clubnights?
It was a lot different from what it’s like now, that’s for sure. For me as an artist but as a place in general. I came out there relatively inexperienced and was incredibly happy to be playing at Cream regularly. However electronic music hadn’t exploded as much as it has over the last 5-6 years so the scene wasn’t as ‘evolved’ as it is right now. For me as an artist it’s still a humbling feeling to now see my name above the door at Pacha, especially while looking back at what we were doing 10 years ago.
Did coming back some years after that, most probably with a more-suitable sound and maybe a different mindset/maturity, make you feel the impact with the island in a different way?
Well I went to Ibiza for the first time when I was 17 years old as a raver and haven’t missed a year since! I never really left the island in that sense but I do think you’re right in saying that me maturing and finding my own sound has helped me become more compatible with the island for sure. I do experience it in a different ways now, especially now that we’re part of the Pacha family. It’s great!
What are your two cents about the way Ibiza has evolved during these last ten years you’ve been around?
Well people often say that everything was better back in the days but I don’t think that’s
necessarily true. If Ibiza hadn’t evolved and kept up with modern day trends it wouldn’t be what it is right now. Of course it’s nowhere near the hippy / bohemian paradise it used to be decades ago but things change and being able to accept and move forward with that is super important I believe. I also think it’s great that people are experiencing more sides to Ibiza then just the clubbing scene nowadays!
Your Labyrinth residency at Pacha offered a very wide artistic choice, including pivotal names like Sasha, John Digweed, Erick Morillo and Goldie. Many of them have shaped the history of UK-based electronic music. How did having them spinning records at your parties make you feel?
Simply put just ecstatic. Those were the guys that were playing at the clubs when I first came to the island and made me fall in love with house music. When I was on the dance floor back in the days listening to them play I thought, maybe one day I’ll be able to DJ on that same stage and to now have them on the line-up for my own party is just beyond belief sometimes.
What was, among the many you’ve been witness to last summer, the DJ set you definitely will never forget at Labyrinth?
Ahh that’s a tough one! It’s so hard to pick just one but the opening night was something really special. Seeing all that hard work come into fruition was a very rewarding feeling. We had so many people that worked on the concept at the club and it was just great having the whole band together and having a great first night.
You’ve worked with several Italian artists, like Joe T Vannelli and Romano Alfieri: what’s your opinion on the current state of Italian scene?
Yes! Loved working with them, we made some great records together. The Italian scene has been so strong for a long time now and I don’t really see any signs of it slowing down. The festival scene is now one of the strongest and there are so many well respected clubs. Stay tuned for a couple of BIG Italy tours this year!
Given that you’ve been hot for more than 35 years now and you’ve seen a lot of trends come and go, I think it’s legit to ask you about the future: where do you see clubbing and club music going one, five or ten years from now?
Well if the past has been any indication I don’t think electronic music and clubbing is going to fade anytime soon. It’s only becoming bigger and more and more people seem to be getting into it. I do think there’s a shift noticeable to the housier / techno sound, especially at major festivals in America like Ultra and EDC. In Europe that sound has always been huge but in North-, South-America and Asia it’s seeming to catch up as well now and obviously as an artist in that genre that’s exciting!