“I Am Legion” significa Noisia + Foreign Beggars, uniti insieme alle prese col sound dei nostri giorni. Significa guardare in faccia due delle realtà che meglio han saputo seguire i tempi, due nomi stimati dei propri ambiti di provenienza (l’hip-hop da una parte, la drum’n’bass dall’altra) che han saputo cambiar pelle non perdendo nulla in termini di efficacia, autorevolezza e legame col proprio pubblico. Intervistarli significa avere la possibilità di affrontare i nodi irrisolti dei tempi moderni senza peli sulla lingua. Parlare finalmente di EDM senza aver paura di usare parole forti, ricevere (finalmente!) delle risposte, e scoprire che son risposte estremamente acute, libere da pregiudizi, che sanno identificare i difetti del meccanismo ma sono anche in grado di spiegarci che non tutto nel modo in cui si è evoluto il mercato dance dei nostri giorni è da buttare. Che l’eccesso di entertainment nelle performance moderne è un male, ma la sua totale assenza è la morte. Che la tecnologia avrà anche aperto le porte ai dj poveri di tasso tecnico, ma che alla fine quel che conta è saper stimolare il pubblico, e quello non lo ottieni nemmeno con gli strumenti più costosi. È questo il calibro delle risposte che ci ha dato Ebow Graham, in occasione della tappa italiana del tour degli I Am Legion. È questo che ci ha fatto dire che sì, val la pena aspettare nove mesi e amareggiarsi nell’attesa, se poi alla fine arrivano conversazioni piene di spunti di riflessione come queste.
Alla fine dunque il tour degli I Am Legion è arrivato anche in Italia. Dal vostro punto di vista, in cosa differisce questo live da quello dei Noisia o dei Foreign Beggars?
Per capire il live show bisogna tornare alla musica in sé e alla ragione per cui suona in quel modo. Cinque anni fa, quando abbiamo iniziato a scrivere musica insieme, il punto non era tirar fuori la bomba che spaccasse sulle piste. Volevamo solo spingerci a sperimentare in differenti direzioni, è per questo che oggi l’album suona così variegato. Successivamente ci siamo accorti che avevamo accumulato tanto di quel materiale da poter pensare in termini di album, e poi abbiamo capito che dovevamo creare un nuovo canale per la musica che avevamo prodotto, in modo da permetterci di esprimere quel che volevamo ma anche di mantener vive le nostre identità specifiche. Il progetto I Am Legion è nato così. Dopo che l’album era finito, abbiamo voluto creare uno show intorno ad esso. Ma non volevamo semplicemente fare un rave selvaggio, la musica stessa non portava in quella direzione. Abbiamo voluto uno show che ci permettesse di unire sia le tracce più hard che quelle più soft, che fosse dinamico. Che portasse la gente a dire “Wow, non era un rave, era un’esperienza”. Nik (Nik Roos dei Noisia, ndr), che solitamente non partecipa ai nostri tour, ha deciso di dedicarsi ai visuals e ci ha lavorato con Roy di Boompje.com, abbiam coinvolto Chris Binks dal Fabric per le luci e abbiamo collaborato con gli stilisti Tzarkusi e i designer Vinti Andrews per il look dello show. È stata la prima volta che i due gruppi hanno lavorato con questo livello di produzione. In qualche modo è proprio la produzione e la capacità di star sul palco che ci permette di passare da una drum’n’bass oscura e potente a un neuro-dub più atmosferico e introspettivo. Io stesso son rimasto sorpreso da quanto il tutto sia venuto fuori così bene, considerando che alla fine eravamo solo noi in uno studio a buttar giù qualche idea strampalata.
Come nasce una traccia degli I Am Legion? Nascono prima i beat e la base elettronica, o la parte rappata? Come si uniscono le idee di entrambe le parti?
Per la maggior parte del tempo il processo creativo consisteva in noi, seduti insieme in una stanza, semplicemente sperimentando. Le sedute di registrazione iniziavano la notte, rilassandoci e parlando di musica. I ragazzi ci suonavano qualcosa che avevano fatto e talvolta ci sembrava qualcosa da cui poteva nascere qualcos’altro. E una volta buttata giù l’idea iniziale, ci veniva voglia di “passare al livello successivo” e iniziavamo un pezzo da zero. La cosa più bella è che ognuno di noi nello stesso tempo riceveva e trasmetteva input agli altri, ed eravamo molto aperti circa le nostre sensazioni. La chiave è stata sentirsi liberi di sperimentare e non preoccuparsi di come la musica sarebbe stata accolta, ci siamo divertiti a far quel che ci passava per la testa.
Sia i Noisia che i Foreign Beggars si sono evoluti molto nell’ultimo periodo, agganciando in qualche modo il nuovo dubstep e il sound EDM, e in America il vostro album è stato rilasciato da OWSLA. Vi sentite parte della scena EDM?
Penso che siamo un’entita a sé stante. I Noisia son noti soprattutto per la drum’n’bass, i Foreign Beggars si son mossi dal’hip-hop alle recenti collaborazioni coi vari artisti elettronici. L’album è stato rilasciato dalla Division dei Noisia, e dalla nostra nuova label, la Par Excellence, con la OWSLA che ha rilasciato negli USA perché hanno apprezzato la musica e perché fan comunque parte della famiglia. Tu come definiresti l’EDM? Quel che penso è che ci son tante, troppe tipologie di artista che finiscono sotto il concetto di “Electronic Dance Music”, e alla fine classificare tutti con questo termine diventa inutile.
Questo passaggio da d’n’b/dubstep/grime verso l’EDM è qualcosa che sta accadendo oggi a molti. Qual è la vostra opinione in proposito? Pensate sia un modo di guadagnare visibilità, aumentare l’appeal col pubblico, seguire le mode che tirano? O c’è anche qualcos’altro?
Non sarà invece che sia stato il termine EDM a inglobare la dnb, il dubstep e il grime? È per questo che odio così tanto questo termine, è troppo largo e può includere qualsiasi cosa dai Drexciya agli Swedish House Mafia… Mi sembra che l’industria musicale in generale stia sempre cercando la novità e per questo spinge sempre più i produttori elettronici a lavorare con gli artisti pop. Ora vedi Zedd che produce per Lady Gaga, Chase&Status e Calvin Harris scrivono i beat per Rihanna. Sicuramente una certa voglia di salire sul treno del momento c’è, ma nel complesso penso che ci sia del buono nel fatto che gli artisti siano vogliosi di evolversi e cambiare il proprio sound. Tutto sta nel quanto bene riesci a farlo, e quanto riesci a restare credibile.
Penso spesso a questo sound EDM così potente e aggressivo che si è diffuso negli ultimi anni, e a come siamo arrivati fin qui, come la dance è cambiata negli ultimi 15-20 anni. Come interpretate questa evoluzione della dance? Dove stiamo andando, secondo voi, e perché?
Penso prima di tutto che questa evoluzione sia la conseguenza logica del fatto che molta più gente abbia ora accesso alla produzione musicale, grazie alla tecnologia che è diventata più accessibile. Mentre prima dovevi essere in grado di permetterti strumentazioni costose, oggi tutti hanno un laptop, che ormai è un punto di partenza perfettamente valido, e un po’ tutti tendono a usare gli stessi plugin. La sfida casomai sta nel diventare esperti in synth come i Massive, senza suonare generalisti ed evitando i cliché. C’è anche da dire che, ora che siamo usciti da un’era dominata dalle chitarre, accade più spesso che i ragazzi si cimentino nelle workstation digitali, è il loro modo di imparare a “suonare live”. La mia impressione è che l’intero sound rock/metal sia stato replicato tramite la sintesi digitale in generi ben lontani dal metal. Eppure i ragazzi impazziscono lo stesso per quella roba, soprattutto negli USA. Penso anche che i generi oggi sanno farsi conoscere meglio, grazie a internet. Il che è grandioso da un certo punto di vista perché tutto è disponibile a chiunque, ma d’altra parte significa anche che le cose si evolvono molto freneticamente, e troppo facilmente diventano “mode”.
Non pensate che viviamo in un momento di “spettacolarizzazione” del sound dance-elettronico, in un modo più o meno simile a quel che nei ’90 facevano i Prodigy e i Chemical Brothers (entrambi nomi che i Noisia han remixato più volte)?
Penso che tutto si spieghi guardando la cosa dal punto di vista dei dj e dei producers, che per adesso stanno avendo la massima attenzione. Non direi che essi siano “spettacolarizzati”, ma che sia più facile vendere e promuovere nomi che producono musica propria che semplici dj com’era in passato. I nomi che vendono di più restano sempre le Amy Winehouse e le Adele, e non gli artisti elettronici. Personalmente penso la vera novità oggi stia in produttori-cantanti come Jai Paul e James Blake.
In questo periodo si discute molto della componente di eintertainment nelle performance live: si ha la sensazione che ngli ultimi tempi le sensazioni visuali/vivide di una performance live stiano diventando più importanti della musica stessa. Oggi uno show può essere un successo (commercialmente parlando) anche solo per la sua componente d’entertainment, e anche se il protagonista dello show non è esattamente un talento (ecco perché gente come Paris Hilton o Sasha Grey possono lanciarsi in una “carriera” di dj e riscuotono anche il loro buon successo). Cosa pensate di tutto ciò? La musica è ancora protagonista o le cose son cambiate? E cosa può fare un artista per ripristinare l’importanza della musica e del talento nella richiesta del pubblico?
Secondo me, a certi livelli la musica ha sempre avuto una componente di entertainment. Pensi che Michael Jackson avrebbe avuto quel successo se non avesse ballato e non avesse dato vita a quei suoi show spettacolari? Nei live la gente vuole essere intrattenuta. Penso che si sia venuto a creare un enorme distacco tra quello che tu descrivi come il pubblico medio di oggi e quello più esigente che conoscevamo prima. In passato, i musicisti al top erano davvero degli artisti sbalorditivi. Oggi invece si prova a vendere ciò che fa muovere le classifiche, e in questo può rientrare anche un enorme, impressionante ma alla fine inutile impianto luci/visual. Però trovo che intrattenere il pubblico sia lo stesso una cosa importante. Per esempio, ho sempre amato la musica di Flying Lotus e l’ho visto dal vivo più volte, ma è stato solo dopo averlo visto con una live band (con Dorian Concept, con Thundercat) o con i visual di Layer che son rimasto DAVVERO attonito come quando ascolto la sua musica. A lui la componente aggiuntiva di entertaniment SERVIVA, eccome! Quindi non è una cosa così malvagia saper intrattenere il pubblico, se la musica resta la priorità e sa parlare da sola.
Accanto a tanti fan dell’EDM ci sono anche tantissimi detrattori, che considerano quest’evoluzione come una degradante massificazione della dance. Cosa rispondete a queste accuse?
Beh, qualsiasi cosa tu faccia nella vita, ci sarà sempre qualcuno che dirà che hai fatto la cosa giusta e qualcun’altro che non sarà d’accordo. Come rispondo a questi ultimi? “Meh”
Recentemente ho letto un’intervista ai Noisia dove si parla dell’uso di vinili, cd o Ableton e voi affermate che la tecnologia serve a super are gli ostacoli tecnici, come il beatmatching, e semplicemente mettere il dj in condizione di concentrarsi solo sul dare al pubblico il miglior show possibile. Sono d’accordo. Suppongo che l’uso della tecnologia sia tanto demonizzato in questo periodo solo perché sta dando la possibilità a tanti dj di livello tecnico inferiore di partecipare agli eventi, anche se non sono dei campioni di talento. E posso capire anche questa posizione. Voi come la vedete?
Puoi essere il dj più tecnicamente talentuoso che esista, coi giri di scratch più incredibili del mondo, ma non sapere lo stesso come muovere il pubblico. O al contrario, puoi non avere uno straccio di skill ma sapere cosa fare per far divertire il pubblico. Personalmente non credo sia così importante. Uno dei miei dj preferiti è J-Rocc dei BeatJunkies, perché sa unire le due cose e sa fare in modo che il bisogno di mostrare le proprie abilità tecniche non superi la necessità di far divertire il pubblico.
English Version:
“I Am Legion” means Noisia & Foreign Beggars, facing together the sound of our days. It means that we look at the face of two of the acts that better know how to follow the times, two esteemed names in their own world (hip-hop on one hand, drum’n’bass on the other) that changed their skin without losing anything in terms of efficacy, authority and connection with their audience. This interview means to have the possibility to discuss the open points of modern times and not to mince the words. To finally talk about EDM without fear of using strong words, to receive (finally!) the answers and to discover that they are intelligent answers, free from prejudice, that know the defects of the mechanisms but are also able to show us that not everything in the evolution of modern dance is shit. To show that the exaggeration on the use of the entertainment weapon can be the evil, but its complete absence can be the death. That technology actually paved the way for not-so-skilled DJs, but that, in the end, what is really important is the ability to move the crowd, and there is no rig that can give you this ability. This is the level of the answers that we’ve received from Ebow Graham, for the italian date of I Am Legion’s tour. That’s what makes us think that, yes, we can wait the answer for nine months and meet the disappointment in the meanwhile, if in the end we receive such a food for thought like this.
So finally I Am Legion tour has arrived in Italy. Tell us with your words, how this live is different from Noisia or Foreign Beggars shows?
To understand the live show, you have to revert to the music in itself, and the reasons why it sounds the way it does. Five years ago, when we started writing music together, the emphasis was never to write a bunch of bangers that would work on dance floors. We just wanted to push each other to experiment in different musical directions, which is why the record is so varied in genres and styles. Later came the point we had amassed enough material to consider an album, then came the realisation we would need to create a whole new vehicle for this music we had made, allowing us both the freedom to do what we want with it, whilst keeping each groups respective paths alive, hence I Am Legion was spawned. Once the album was done, we wanted to put together a show to perform that album. But we didn’t just want to make it a wild out rave, because the music itself didn’t really call for that. We wanted to create a show where we would be able to mix both the harder tracks and the softer tracks, and to present a show with dynamics, for people to walk away and think, ‘wow, that wasn’t a rave, that was an experience’. Nik, who normally doesn’t tour, decided to do visuals and worked on designing them with Roy from Boompje.com, we pulled in Chris Binks from Fabric to design the light show, and worked with stylists Tzarkusi and designer Vinti Andrews to create a look for the show.
It’s the first time either group individually has worked with this level of production. In some ways, the production and the showmanship is what enables us to indulge ourselves and go from dark and powerful drum and bass straight into moody, introspective experimental neuro-dub. I myself was surprised how well everything came together and worked, considering this was just us in the studio writing some weird ass shit.
How does an I Am Legion’s track born? Do the beats and the electronic base come first, or the rap vocals do? How do you join the ideas of both parts?
The creative process for much of the record was for us all to sit in a room together and just experiment. The recording sessions would generally begin with a night just chilling and talking music. The guys would play us stuff they had made and sometimes things would stick out that we felt could become something which would usually be the starting point. Once something had been put down already, it was more the case of us saying “where can we go next” and then starting something from scratch. The coolest thing about our creative process is that we all had input into each others processes and we very open about how we felt about the tracks. The key was to feel free to experiment and not worry at all how anything would be perceived, we just wanted to have fun making whatever we felt to.
Both Noisia and Foreign Beggars greatly evolved their sound in last times, joining in some way the new dubstep and the EDM sound, and now your album has been released by OWSLA. Do you feel part of this new EDM scene?
I think we’re an entity unto our own. Noisia are known mainly as the cutting edge of D’n’B, Foreign Beggars evolved naturally out of UK Hip Hop to work with electronic artists of many different genres. This album was released on Noisia’s Division Label, and our own new label Par Excellence, with OWSLA released it in the US because they loved the music, and they’re family. How exactly do you define EDM anyway? There’s so many different types of artists that could fall under the description ‘Electronic Dance Music’ that to box anyone under this term becomes immediately entirely pointless and irrelevant.
I often think about with this hard, powerful EDM sound so diffused in last years, and how we arrived here, how the dance sound evolved in last 15-20 years. How do you interpret this evolution of dance? Where are we going, in your opinion, and why?
I think firstly this is a direct result of more people being able to access music creation due to technology become more easily available. Whereas before you would have to be able to afford expensive hardware, in recent times pretty much everybody has a laptop, which is an easily available starting point, and most people tend to use the same plug-ins. The challenge is more about being able to master using synths like Massive, without sounding generic in any way and avoiding cliches. It’s also possible thats as we move away from an era where guitar music has dominated the industry and now there are possibly as many kids who learn to work DAW’s as there are learning to play live instruments, i think for a while now that whole rock/metal sound is being replicated with digital synthesis in genres far removed from metal, but kids are wilding out to that shit the same way, especially in the USA. I also think genres are able to spread much more easily now, due to the internet, which is great on one level because everything is easily available to everyone, but on the flip side it means things don’t grow slowly, and easily become ‘fads’.
This passage from d’n’b/dubstep/grime into EDM is involving several well-known acts at the moment. What is you opinion about this process? Is it a way of gaining visibility, increase the audience appeal, following the trend that people like? Or something else?
Isn’t it more the case that the term EDM encompasses both d’n’b, dubstep and grime? This is why i hate this term, its way too broad and could describe anything from Drexciya to Swedish House Mafia… I think the industry in general is looking for that ‘new thing’ and so has been employing more and more electronic music producers to work with pop artists. You’re now seeing Zedd producing for Lady Gaga, and Chase’n’Status and Calvin Harris writing beats for Rihanna. Of course theres an element of people jumping on bandwagons, but in all fairness i think its a good thing that artists are wiling to evolve and change their sounds. Its just a question of how well you do it, and whether you do it with credibility.
Don’t you think we are living in a moment that is ‘spectacularizing’ the electronic dance sound, in a similar way of what happened in ‘90s with Prodigy or Chemical Brothers (both people that Noisia remixed more than once)?
I think at the moment we’re all about producers and DJ’s, they’re getting the most attention. I wouldn’t say they’re ‘spectacularised’, its just much easier to market and promote acts that release their own music as opposed to just DJ’s as it was in the past. The biggest selling artists are still your Amy Winehouses and your Adeles, and not electronic artists. Personally i think the next big thing is about to be producer singers like Jai Paul and James Blake.
In this period we are discussing a lot about the ‘entertainment’ component of live performances: we have the sensation that in last times the visual/living sensations of a live performance are becoming more important of the music itself. Today a show can be a success (commercially speaking) only for its entertainment side, even if the protagonist of the show is not a music master (and that’s why people like Paris Hilton or Sasha Grey can start a ‘dj career’ and their dates are sold-out). What do you think about this? Is music still the only protagonist, or there is something else? And what an artist can do in order to restore the importance of music and artist’s talent in the demand of the audience?
To me, live music at a certain level has always been about the entertainment. Do you think Michael Jackson would have been so successful if he couldn’t dance and didn’t put on those spectacular live shows? People want to be entertained at a live show. I think there’s become a huge divide in what you would describe as your average audience, and the discerning audience which was a lot closer in previous times. Back in the day, the musicians at the very top were actually amazing musicians. Nowadays it seems marketability is what drives the charts, and part of that marketing scheme can be a huge, impressive but ultimately pointless lighting and visuals rig. But i do believe that entertaining the crowd is an important thing. For example, i have always loved Flying Lotus’s music and seen him perform many times, but its only when i saw him with a live band (Dorian Concept, Thundercat) or with his new Layer 3 visuals rig that i was REALLY blown away to the level that i am when listening to his music. It NEEDED that extra element of entertainment. So its not a bad thing to entertain the crowd as long as your music is the priority and is strong enough by itself.
Alongside the fans of EDM, there are also a lot of detractors, that consider this evolution as degrading massification of dance. What do you answer to them?
Well, whatever you do in life, there’s gonna be somebody who’ll say you did the right thing, and someone else who disagrees. What do i say to them? – “Meh”.
I’ve read a Noisia interview in which you talk about the use of vinyls, CDs or Ableton, and you stated that technology is useful to go beyond technical obstacles, like the beatmatching, and allow DJs to focus on giving the best show for the people. I agree with you. I suppose that the use of technology is so much hated because it has given a chance to a lot of not-skilled DJs to play in an event, even if they have not enough talent to be a DJ. And I can understand also this position. What can we answer to them?
You can be the most technically gifted DJ who can do the most incredible scratch routines and just not know how to move the crowd. Or you can have absolutely no skills whatsoever, but know what to play to make people have a good time. Personally speaking i don’t think it matters. One of my favourite DJ’s is J-Rocc from the beatjunkies, coz he embodies both worlds, and doesn’t let a need to show off his technical prowess outweigh the need to ensure the audience is having a good time.