Giusto un rapido aggiornamento: anche perché in questo anno e passa di pandemia molti sono stati i progetti e le iniziative partiti con grandi propositi e grandi annunci, ma quasi sempre poi ci si è arenati al momento di fare il salto di qualità – o ancora non ci si è arrivati. Ci vuole tempo, pazienza. Anche in questo caso, ovvero per quanto riguarda la “chiamata alle armi” per i dj per segnarsi in un primo censimento promosso dalle più importanti associazioni di settore, non c’è ancora nulla di esecutivo e sicuro. Ma di sicuro non è stato un appello caduto nel vuoto.
Infatti, abbiamo indagato e ci dicono che ad oggi sono stati raccolti quasi 1300 nominativi. Ovvero, 1300 persone che sono pronte a dichiarare che fanno il dj come attività seria e che sono quindi anche pronte ad affrontare un percorso che arrivi a riconoscere la loro identità lavorativa anche dal punto di vista legale-istituzionale. Ci sono vari punti da specificare, alcuni anche piuttosto problematici, ma non esiste una cosa che sia semplice già dal primo passo, soprattutto se può portare veramente a rivoluzionare – in meglio – il panorama della situazione lavorativa italiana per i dj, portandoli a riconoscibilità, tutele, riconoscimenti.
Per chi non l’avesse fatto, e per chi sa che fare il dj sarà o potrebbe essere una parte fondamentale della sua vita professionale, l’invito è di segnarsi in questo primo censimento. Non comporta nulla; ma potersi presentare dicendo non in ordine sparso ma come categoria esistente, visibile e coordinata può essere veramente un plus in grado di cambiare il corso degli eventi. Sennò, accontentiamoci dei soliti lamenti, dei soliti problemi e del solito, finale “ognuno per sé”: abbiamo sopravvissuto così finora, potremmo sopravviverci anche in futuro. Ma sarebbe un peccato, ed un’occasione sprecata.