Certo, la Superlega è stata (per ora) un flop pesante, e in realtà sarebbe bello se pure nel clubbing ci fosse un po’ più di reattività contro quelle cose che a parole detestano tutti (gli artisti sopravvalutati, coi cachet gonfiati, l’abbandonare il piccolo e la qualità in favore del grosso e del “famoso”), ma poi nei fatti sostengono con gli acquisti, i biglietti, i click sul web. Ma nel pianeta calcio le cose sono sempre più in sommovimento, e uno dei giochi più popolari e al tempo stesso più tradizionalisti ed immutabili del globo sta sempre di più lanciando segnali di rinnovamento. Come se all’improvviso si fosse reso conto che doveva iniziare ad inseguire la realtà, e non viceversa (come a lungo è stato).
Fino a una decina d’anni fa sarebbe stato abbastanza inimmaginabile che questa entità così tradizionalista (e potente) andasse ad inseguire i nuovi fermenti del clubbing, dell’elettronica, del pop “avanzato”, della semantica urban: al massimo erano i protagonisti di queste ultime a sfoderare le loro fedi calcistiche. Invece le cose stanno cambiando. Stanno cambiando già a partire dall’iconografia (la tanto discussa quarta maglia dell’Inter: e sarà interessante sottolineare che la direzione artistica dietro a questa uscita è di un personaggio leggendario dell’hip hop originale italiano, Nicola “Dee Mo” Peressoni).
Ma la capofila in quanto a coraggio, originalità e tasso di “clubbing avanzato” è la Juventus. Il suo flirt con C2C è di vecchia data, ma all’inizio pareva una semplice partnership pubblicitaria. Le cose invece sono cresciute sottotraccia a dismisura (vedi ad esempio qui), fino ad arrivare al fatto che quest’anno – per presentare la maglia Away della squadra – il club bianconero e il suo partner tecnico Adidas si sono appoggiati in tutto e per tutto alle risorse ed alle estetiche di C2C. Guardate qui:
E’ proprio detto esplicitamente: la seconda maglia juventina è “born from the underground music culture of Turin“. Ora: non è che improvvisamente ogni fan bianconero si trasformerà in fan di Koreless (ah, è sua la notevolissima parte sonora del video, complimenti davvero) ma di sicuro siamo di fronte ad uno “shift” piuttosto interessante, dove la Juve per svecchiare e rendere più accattivante la sua immagine va alla ricerca della coolness “nostra” (noi cultori di quella terra sofisticata ed avanguardista tra clubbing d’elite e pop sperimentale) e non invece di cose più dozzinali ed immediate. Insomma, l’exploit del 2017 con la Boiler Room newyorkese al cento per cento intrecciata con la Juve nel suo processo di rebranding non era un fuoco di paglia, ma evidentemente c’è un progetto a lungo termine dietro. E infatti già si annuncia un sequel di questa operazione a marzo 2022, nella prossima edizione di C2C.
A chi farà più bene, tutto questo? Il calcio diventerà un po’ più come il clubbing? O il clubbing rischia di assomigliare sempre di più al calcio moderno?
Finché i video sono fatti così bene e con così gusto come quello pubblicato qua sopra, va comunque tutto bene. Da un punto di vista estetico, dieci e lode.