L’edizione 2013 del celeberrimo Carnevale di Notting Hill si è svolta anche quest’anno all’insegna dello stridio di contraddizioni che trascina con sé; le discrepanze tra povertà e ricchezza, cibo e spazzatura, musica e cacofonia, sicurezza e pericolo acquistano significati tangibili e contestuali durante il Carnevale, una festa pericolosa e divertente come nessun’altra in città. Niente infatti è più rappresentativo della situazione attuale, delle contraddizioni cui siamo giunti in una Londra parossistica: la comunità caraibica che festeggia la propria indipendenza nel quartiere più ricco e bianco della città; montagne di cibo a prezzi irrisori che si trasformano in spazzatura impossibile da riciclare perché tutta ammucchiata e non differenziabile; tappeti di lattine e di bottiglie d’alcool e migliaia (circa 7000) di poliziotti a controllare, 200 spacciatori arrestati, ma palloncini con nitrous noxide/laughing gas legali e a due sterline; treni intasati e rischio attentati ogni sei metro… Se in un mondo in crisi economica il gap tra poveri e ricchi si allunga e si accentua, bisogna dare a tutti la possibilità di rifarsi gli occhi, una possibilità che crea un’illusione di benessere che in verità non esiste. Avere dieci cosce di pollo a cinque sterline è veramente libertà? Lo spreco non è necessariamente confortevolezza.
Nato come la celebrazione della comunità caraibica locale (la quale chiaramente è massiccia), si è ben presto evoluto in un business da milioni di sterline, con carri musicali, concerti di musica black (in ogni senso possibile ed immaginabile che vogliate conferire all’etichetta, dal reggae al hip hop, dal reggeton alla trap music, dancehall, dubstep, techno, house, soul, funk e tutti quei sotto-genere per i quali non hanno ancora inventato un nome), stand di piccanti prodotti squisitamente giamaicani e fiumi di birra (siamo pur sempre in Inghilterra…). Per celebrare la comunità, durante il Carnevale la città scoppia in feste per tutti e quattro i lati, cosa che per tutti gli appassionati di clubbing significa aver la possibilità di ascoltare e vedere artisti di fama internazionale e nazionale esibirsi in quantità massiccia in ogni locale/club. Se poi vi piace tutta la musica elettronica, allora vi conviene fare parecchio riscaldamento nei mesi prima così da essere belli tonici per una tre giorni da tour de force… Questo è il carnevale di Notting Hill 2013, la festa alla fine del mondo.
Il ponte di festa per il Carnevale inizia per noi venerdì sera quando usciamo di casa per andare al The Nest ad ascoltare No Regular Play. Il locale è un lungo corridoio molto buio alla cui cima nord è stato costruito un piccolo stage per dj. La location forse non si rivela adatta alla gommosa electro house anni ’80 del duo di Brooklyn per Wolf & Lamb, il quale non entusiasma affatto, risultando anzi piuttosto moscio e ripetitivo. Il pubblico del locale è costituito per lo più da giovani ventenni e a guardar bene le mode del momento sembra davvero di essere tornati ai primi anni novanta, quando era la rave culture a dominare: qui infatti un florilegio di smile, camicie hawaiane, orecchini, cappellini con visiera e Nike ai piedi di tutti la fanno da padrone. Ma non demordiamo, anche se il primo live del week end è andato storto, ci rifaremo con gli altri! L’appuntamento più importante è sicuramente il set di DJ QU, il quale non ha bisogno di presentazioni, vista l’esperienza, la classe delle sue produzioni, la giustificata fama dei suoi dischi. Sabato 24 agosto si è esibito gratis presso il celeberrimo negozio di dischi Phonica (di cui i lettori di Soundwall ormai dovrebbero conoscere anche il più recondito degli scaffali). Il contesto del negozio di dischi è piacevole, ed era permesso portarsi le birrette da fuori, per cui la gente felice e divertita si è goduta un set da manuale. Composto per lo più da veri appassionati di musica – siccome l’evento è per lo più conosciuto tramite il passa parola, il piccolo ma compatto pubblico per DJ QU sorseggia birre nell’abbozzato ed inusuale dancefloor del negozio.
Partendo da un acid jazz morbido, DJ QU si è pian piano spostato in (quasi) ogni possibile direzione dello spettro dell’elettronica più black. Con una seguente selezione house di alto livello, Masters at Work e Todd Terry, il pubblico è stato condotto verso Detroit e verso una techno spinta prima e verso una deep house statunitense poi. L’ultimo cambiamento di direzione alla fine, per una ventina di minuti soulfull piacevolmente chill. Se avessimo avuto tempo ed energie, ci saremmo sparati anche al The Queen of Hoxton per una bella doppietta DFA, In Flagranti e Marcus Marr, ma dovevamo risparmiare le energie per la pesantissima domenica che sarebbe iniziata già alle due del pomeriggio seguente….
Il pomeriggio domenicale del Secretsundaze (appunto) sta crescendo sempre più, trasformandosi in un piccolissimo Sonar diurno londinese. Cosa che francamente fa molto piacere poiché andare a ballare/ascoltare house music al pomeriggio è un tabù che andrebbe abbattuto: è comodo, i mezzi pubblici funzionano a profusione, e si ha tutto il tempo per divertirsi, sballarsi e riprendersi in tempo per andare al lavoro il giorno seguente. Questo Secretsundaze per il Carnevale di Notting Hill ha offerto una grandissima line-up con artisti di fama mondiale come Floating Points, Omar S, Portable, Giles Smith e James Priestley nella periferia di North Greenwich, in un piacevole pomeriggio di fine estate, di quelli con l’aria fresca, il cielo terso e il sole caldo.
Si parte alle 2 pm con Floating Points e la sua raffinata eleganza: due ore di set soul, disco, funk, Northern Soul e un pizzico di quella house jazzata da lui prodotta; classici del funk più sopraffino si alternavano all’acid d’annata di gente come Ron Trent, Chez Damier e A.C. Layne, mentre vocal soul su basi più northern facevano urlare il pubblico. Chiaramente, il tutto solo su vinile. A seguire, il giovane Portable con un live degno di nota: alla consueta strumentazione classica da live – air mac, drum machine, chaos pad, tastiere – il ragazzo ha aggiunto il nuovo controller midi della Numark chiamato Orbit, una specie di Playstation portatile (ehm…) che rendeva tutto più simpatico, oltre ché offrire un suono di livello. Di derivazione Get Physical, il live del ragazzo ha ricordato una certa house tedesca del 2008/2009 -dovendo fare un nome, diremmo Lopazz- grazie ad una produzione leggermente deep e al cantato effettato, in pieno stile berlinese.
Chiude il pomeriggio, il set di 2 ore di Omar S. Quando idolatri un artista, la delusione è sempre dietro l’angolo. Bisognerebbe solo capire di chi è la colpa: dell’idolatra o dell’idolatrato? Avere delle aspettative è sempre fonte di problemi, ma allo stesso tempo sono spesso il motore per la ricerca e la curiosità. Omar S ha prodotto almeno una decina di brani già entrati nella storia della house contemporanea, ma questo set proposto al Secretsundaze non ha brillato né per tecnica né per stile.
Partito confuso, il set si è ripreso soltanto dopo quaranta minuti, ma senza un’apparente direzione, senza un’idea di coerenza. Non che non si possano mixare un pezzo techno ad uno acid o uno house con uno soulful, solo che ci sono modi per farlo migliori di altri. Sembrava, almeno per chi scrive, che Omar S non sapesse dove andare a parare, cambiando genere in modo schizofrenico piuttosto che in maniera intelligente, e abbandonando il vinile per passare al cd dopo poche tracce (vinili che però va detto, erano originali Strictly Rhythm…), anzi sembrava proprio che non ne avesse voglia… Nel mucchio dei brani suonati, da menzionare un remix del classico di Tylon, una ancora più classica Rise from the Grave dei Phuture, un edit del re-remix techno di Don’t Go degli Yazoo, una Perculator suonata tra un’onda acid da puro rave e classici Cajual, seguiti da chicche dei Master at Work e GreenVelvet.
Terminata la sessione pomeridiana del Secretsundaze – l’evento sarebbe continuato alla sera ma ad Elephant & Castle – siamo corsi da North Greenwich a Shoreditch per la seconda delle tre feste in programma della giornata: gli Idjut Boys al Bar Music Hall. Il duo del Nord di Londra, famoso per le compilation disco anni ’80 (storica quella con Dimitri from Paris Night Dubbin) suona una insana heavy disco che riesce a spaccare letteralmente il dancefloor con bassi profondi, tastiere della Roland e chitarre funky.
La sorpresa della giornata però si è rivelata essere il DJ e produttore di Birmingham Mark E, il quale non avrebbe dovuto nemmeno suonare, ma che è stato chiamato di gran corsa dopo il forfait improvviso di John Talabot. Il risultato è stato il miglior set della giornata! Posizionandosi idealmente sulle spalle di Andrew Weatherall, Primal Scream e David Holmes (ma con una personalità assolutamente propria) Mark E suona una musica ipnotica, mantrica, psichedelica e tribale con percussioni in primissimo piano e tastiere acide reiterate (nel mio caso) per due ore. Monolitico ma senza annoiare, raffinato ma senza essere stucchevole, Mark E è stato di gran lunga meglio di tanti blasonati musicisti ascoltati durante il Carnevale. Non conosco nessuno dei pezzi che ha suonato, cosa che me lo ha fatto apprezzare assai.
A seguire, Tiger and Woods in arrivo col treno da Leeds. Ciò che è stato detto per Mark E vale anche per il duo italiano: classe stellare, stile inimitabile e un’ottima performance. Un live per macchine e laptop che ha fatto ballare almeno un migliaio di persone in estasi. Tiger & Wood è in assoluto il migliore prodotto italiano in circolazione degli ultimi cinque anni, speriamo che producano in fretta un nuovo disco.
Il giorno seguente, dopo esserci riposati dalle 12 ore di clubbing – un’esperienza catartica, siamo infine giunti al Carnevale vero e proprio, appunto a Notting Hill, dove è stato possibile seguire la pittoresca parata e far parte all’incirca di un milione di persone intente a bere, mangiare, cantare, ubriacarsi, ballare e quant’altro. Noi abbiamo deciso di ballare seguendo il ritmo dei gracchianti soundsystem posizionati sugli enormi carri/camion che percorrono le vie principali della zona. Il clima che si respira durante le strade è di maestosa felicità, di rilassatezza e di puro divertimento, ma c’è qualcosa che non torna, c’è qualcosa di stridente in tutto questo, almeno per chi scrive. Si badi bene, anzitutto non si sta dicendo che c’è qualcosa di sbagliato, ma che c’è forse un qualcosa di curioso. Ciò che sta cercando di sostenere inoltre è che questa festa in sé ovviamente non ha nessuna valenza (e che se mai l’avesse sarebbe positiva, ovviamente) ma che riferita ai tempi che corrono sia forse in qualche misura superflua. Siamo in un periodo di cambiamenti e di grande crisi economica, crisi di risorse e a breve di materie, questo spreco, questo accumulo ossessivo stanno incominciando a risultare semplicemente inutili…
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.