Sfido chiunque a dire di non aver fantasticato a lungo, quando era stato presentato per la prima volta, su uno scenario realmente epico come quello del Dalhalla, una cava mineraria sperduta nelle campagne di Rättvik, in Svezia. Era il 2015 e Music Goes Further, organizzazione anch’essa svedese, e la sua creatura, Into The Valley, apparivano come la reale alternativa scandinava all’hype di festival come Dimensions e Dekmantel. E per un po’ è stato davvero così.
I primi due anni sono stati un autentico successo, con molti visitatori – anche nostrani – tornati con la convinzione di aver trovato un nuovo punto di riferimento per la stagione dei festival open air. Gli stessi artisti coinvolti nella quermesse lunga un weekend tra cui Dixon, Richie Hawtin e Four Tet, avevano riportato dalle terre vichinghe ottimi feedback e tanti bei ricordi.
A seguito di questa situazione gli organizzatori, forse sull’onda di un entusiasmo leggermente prematuro, avevano iniziato uno scouting forsennato – andando addirittura a chiedere consiglio ai propri fan – per trovare nuove location a cui affidare un discreto numero di eventi satellite sparsi per i quattro angoli del globo. Annunciando, tra gli altri, un evento in un castello in Sud Africa ed una nuova location per il main event in un ex-base militare a pochi chilometri da Tallinn, in Estonia. Sembrava tutto in rampa di lancio, l’alba di una nuova dinastia. Invece è stato solo l’inizio della fine.
Nell’edizione 2017 in Estonia, seppur con un risultato più che discreto in termini di attendance, Into The Valley ha iniziato ad avvertire i primi scricchiolii: una delle aree principali dichiarata inagibile a poco più di 24 ore dall’inizio, un sacco di problemi logistici ed organizzativi ed una location totalmente impreparata ad affrontare le intemperie che si sono abbattute sulla stessa. Ma a fare da primo vero campanello d’allarme, poche settimane dopo, è stato l’annullamento dell’evento “Into The Factory” organizzato a Stoccolma. Dove, a causa di un inasprimento delle misure governative sugli eventi di questo tipo, i ragazzi si sono ritrovati privati delle necessarie licenze a poche ore dall’apertura dei cancelli. E sono stati quindi costretti ad alzare le mani e rimborsare tutti per il danno ricevuto.
L’impatto economico – non avrebbe potuto essere altrimenti – si è rivelato consistente. Tanto che anche l’evento in Sud Africa è stato prontamente annullato visto il rischio di subire ulteriori perdite nesi mesi successivi. Quando si verificano cose di questo genere, purtroppo, riconquistare la fiducia della propria clientela è un compito assai arduo. Specialmente se si è un’organizzazione giovane ed ancora senza un’enorme fan-base. Ma i ragazzi non si sono dati per vinti, prendendosi il tempo necessario per ricompattare i ranghi ed organizzando alcune clubnight in Svezia. Per poi annunciare, in pompa magna, un nuovo evento per questa estate in un bellissimo castello nella bellissima regione dell’Andalusia, profondo Sud della Spagna.
Che non sarebbe stato semplice mettere la testa fuori dalle sabbie mobili era apparso chiaro fin dall’inizio. Ed infatti, negli scorsi mesi, molti di noi si erano persino dimenticati dell’annuncio di questo evento. Finchè, pochi giorni fa tramite un breve stato sui loro profili social, gli organizzatori hanno definitivamente alzato bandiera bianca. Annullando anche questo ennesimo capitolo all’ultimo minuto a causa dei pochissimi biglietti venduti in prevendita. E, sostanzialmente, annunciando la chiusura definitiva del progetto Into The Valley.
I commenti e le opinioni li lasciamo a voi. Quello che è però innegabile è che tutto questo sia un profondo dispiacere per chi vorrebbe veder sempre fiorire eventi di questo genere nel panorama internazionale legato alla musica elettronica. Ma anche un monito fondamentale per chi cerca di farsi strada un po’ troppo rapidamente in un ecosistema complesso e costantemente soggetto ad una miriade di imprevisti e dinamicità operative.