3 dicembre 2014: per un giorno, è rivissuto il Deejay Time originario. Quello con Albertino, Molella, Fargetta e Prezioso. Quello dalle 14 alle 16. L’eco di questa reunion è stata incredibile: noi eravamo negli studi di Radio Deejay durante la diretta (diretta a “canali unificati”: eccezionalmente il tutto è andato in onda anche su m2o), ma soprattutto eravamo a Radio Deejay ventiquattro ore dopo, quando con Albertino ci siamo immersi in una lunga chiacchierata molto interessante, molto ricca, anche spiazzante. E molto spigolosa: perché non si è risparmiato nel dare giudizi e nell’esprimere critiche, con una serenità tanto olimpica quanto lucida e tagliente. Poteva essere una chiacchierata di circostanza, è diventata un confronto da leggere parola per parola: una forte e per certi versi molto sorprendente continuazione dell’intervista che pubblicammo nemmeno troppo tempo fa. Molto, molto sorprendente.
Ok. Andiamo subito al dunque: sensazioni, dopo questa estemporanea reunion per un giorno del Deejay Time?
Ti dirò: stupore sì, per quanto bene sono andate le cose e per l’eco che tutto questo ha avuto, ma stupore parziale. Avevo avuto la percezione che ci sarebbe stata un’attenzione incredibile attorno a ‘sta roba: io non uso tanto Facebook, il mio profilo è un po’ abbandonato lì, non a caso non ho troppi like – ma quando qualche tempo fa ho postato una foto di noialtri del Deejay Time tutti assieme (senza mettere nessuna notizia particolare, praticamente solo la foto) la risposta è stata pazzesca. Di solito ti risponde con un’interazione il 10% dei fan della pagina, no? Beh: lì aveva risposto il triplo.
Quella foto da dove nasceva? Non c’era quindi una strategia a monte, nel pubblicarla?
Giacomo Maiolini della Time Records ci aveva chiesto di fare un live, a noi del Deejay Time, per la festa dei trent’anni della sua etichetta. Io ho accettato, ma per un motivo ben preciso: era una festa privata. In questi anni infatti ho sempre cercato di stare attento a non diventare un personaggio legato solo ed esclusivamente ad un periodo storico, non volevo insomma essere “quello degli anni ’90”. Ho cercato di rinnovarmi e riposizionarmi. E credo anche di esserci abbastanza riuscito. Comunque ecco: ricevuta questa proposta di Giacomo, ci siamo radunati a cena tutti quanti per decidere se accettare o meno. La foto risale proprio a quella cena lì. E appunto, ha avuto un riscontro incredibile, pazzesco… e lì mi si è accesa una lampadina. ‘Facciamolo’, mi sono detto, ‘facciamolo ‘sto ritorno’. Ma deve essere un evento particolare, qualcosa di ben fatto dal punto di vista mediatico: usiamo non solo la radio ma anche i social per creare aspettativa attorno alla faccenda, lavoriamoci sopra. Anche se alla base, davvero, non ci sono chissà quali motivi e chissà quali strategie: il punto principale resta ‘Facciamolo, perché può venire fuori una figata e possiamo divertirci a farlo’. Facciamolo. E l’abbiamo fatto. Ed è stato… ti giuro…
Intensissimo.
Già. Se mi chiedi perché, non so darti una risposta. O so dartene tante.
Io ero lì accanto agli studi a pochi metri di voi, vi ho guardato fare la puntata. Mi ha sorpreso la scioltezza con cui avete rimesso in piedi l’interplay perfetto fra di voi. Come se non fossero passati tutti questi anni e l’ultima puntata del Deejay Time fosse stata, toh, al massimo una settimana prima.
Ma sì, ma questo era prevedibile, perché nessuno di noi ha smesso di fare radio, continuiamo a fare questo mestiere. Mestiere che per giunta è un po’ come andare in bici: una volta che lo impari, non lo dimentichi mai. Certo, l’esercizio serve, è necessario per restare in forma. Vuoi quindi le mie riflessioni su questa puntata di reunion del Deejay Time? Eccole: anche se abbiamo fatto le nostre cose “storiche”, devo dire che all’epoca eravamo talmente avanti che tutto questo oggi è suonato tutt’altro che malinconico o nostalgico. Anzi: è suonato molto più nuovo di tutto quello che c’è adesso nell’etere italiano. E anche in quello mondiale, guarda: perché non è che in giro per il mondo ci sia chissà cosa…
In giro per il mondo però è facile sentire selezioni musicali di altissima qualità. Anche se sì, credo anche io che a livello puramente di “tecnica radiofonica” il Deejay Time sia ancora qualcosa di strepitoso.
Per carità, vero, in giro senti scegliere dei dischi bellissimi – ma appunto parlo di creatività, di tutto quello che si confeziona “attorno” alla musica, non solo dei dischi che scegli. Guarda, nemmeno io mi ricordavo che avessimo un patrimonio così pazzesco di jingle, sigle, stacchi, personaggi, giochi linguistici. Ed è questo che fa la differenza: il linguaggio, le trovate, le intuizioni. Senza nemmeno che all’epoca ce ne fossimo resi conto abbiamo messo in piedi una cosa che ancora adesso, a molti anni di distanza, riesce ad essere di un’attualità tremenda. Tremenda. Il format, di per sé, è attualissimo e puoi usare lo stesso linguaggio, le stesse sigle (al massimo leggermente rivisitate). Mettendoci dentro musica vecchia e nuova. Perché musica solo vecchia, solo di quegli anni, anche no.
E insomma, o siete dei geni voi o il panorama radiofonico in generale è rimasto un po’ statico, se un programma fatto e pensato vent’anni fa ancora oggi suona all’avanguardia.
Mmmh, tutt’e due. Il panorama radiofonico era già bello statico vent’anni fa, quando siamo arrivati noi – e abbiamo fatto la rivoluzione. Le radio poi negli anni sono tutte cresciute, ma sono andate tutte, veramente tutte, verso una direzione molto democristiana. Capito? Una direzione rassicurante, ecco. Anche Radio Deejay, eh, non credere: io devo combattere ogni giorno, qua dentro.
Veramente? Ancora adesso?
Oh, adesso più di prima.
Con tutto quello che hai dimostrato negli anni?
Già. E’ questo è terribile. Sai che c’è: Radio Deejay appartiene ad un gruppo finanziario, non ad un editore con una determinata visione artistica. Alla nostra proprietà, dal punto di vista del contenuto, non gliene frega niente di quello che stiamo facendo.
E cosa ti chiedono?
Risultati. Chiedono risultati, e non sanno nemmeno aspettarli. Perché ecco, dovrebbero sapere che i risultati si ottengono solo dopo un po’. Insomma, pensa: mi ritrovo a non avere nessun credito acquisito, nessuna fiducia, dopo tutto quello che ho fatto in questi anni per Deejay. E quello che è ho fatto io è stata la miglior performance di tutti i tempi, dati alla mano. Questo ti dovrebbe far pensare.
Scusa, vuoi dirmi che ti danno anche consigli ed indirizzi pratici su cosa funziona, su come dovrebbe essere fatta la radio?
La proprietà no. La direzione artistica, cioè Linus, sì. Linus che probabilmente è schiacciato dalla pressione di chi sta sopra di lui ed ha quindi paura, mi dice di mediare. Ma secondo me, coi compromessi non vai da nessuna parte… Perché vedi, RTL dice di essere la radio della gente “normale”, quelli degli Autogrill, dell’Oviesse, e lo è veramente; a me magari non piace, ma agisce in modo perfettamente coerente. Se invece vuoi essere un po’ RTL, un po’ RDS, un po’ Radio Montecarlo, un po’ Radio NRJ di Parigi, alla fine sai che c’è?, c’è che non sei un cazzo. Se per assurdo io faccio un programma super-innovativo, come quello che vorrei fare (e che in parte sto anche facendo, ma soggetto a molte mediazioni), però prima di me e dopo di me ci sono solo programmini molto “sciuretta style”, è chiaro che quello che faccio io l’ascoltatore non lo capisce, non lo recepisce, ‘cos’è ‘sta cosa?, questo è troppo’. Devi avere pazienza. L’ascoltatore lo devi abituare, rieducare. E magari mentre lo stai facendo, guadagni un sacco di nuovi ascoltatori giovani. Perché sai, una delle cose incredibili del Deejay Time è che un sacco di ragazzi che praticamente non erano manco nati quando noi abbiamo iniziato il programma sono venuti da me a dirmi ‘Questo programma è pazzesco, è la cosa più bella che abbia mai sentito’. Allora non è vero che i giovani non ascoltano più la radio, come vengono a dirci… è piuttosto che i giovani non amano e non hanno le vie di mezzo. Che poi, “giovani” è un’espressione che detesto… Sono spesso più “giovane” io di uno di vent’anni, come approccio, come testa, come curiosità. Prendi Top Dj, che per gli standard televisivi è stato un programma coraggiosissimo, iperspecializzato – eppure lo guardavano tutti. Famiglie intere: figli e genitori assieme. O cambiando esempio, prendi Masterchef, altro programma iperspecializzato: io, che non so un cazzo di cucina e manco mi so fare gli spaghetti in bianco, lo seguivo assiduamente. Perché comunque mi ha appassionato. Hai capito? Bisogna fare delle scelte decise. Funzionano, non è vero che non funzionano. Le vie di mezzo, bah… E Radio Deejay oggi è una via di mezzo. Siamo una cosa un po’ così.
Beh…
Sono trasparente vero?
Aggettivo azzeccato.
Te lo dico, io tutta questa situazione la soffro un po’. E il successo notevole di questa reunion estemporanea del Deejay Time è, insomma, anche un modo per far capire a qualcuno che le mie teorie non sono campate in aria: al di là degli ascolti radiofonici, che comunque vengono rilevati ogni sei mesi con un sistema che non è proprio chiaro, abbiamo fatto il giorno della diretta il record assoluto su Twitter e dal punto di vista dello streaming abbiamo fatto cinque volte tanto rispetto a quello che fino ad allora era stato il miglior risultato della radio. Insomma, ho dei riscontri concreti che dimostrano che la mia teoria è corretta. Ho dei dati. E di dati ne ho bisogno.
Tutti, quando lavoriamo, abbiamo bisogno di dati, di dimostrazioni concrete, fattuali che indichino la qualità del nostro lavoro.
No, se sei un artista. Se sei un artista non vivi sui dati.
Tu fino a che punto sei un artista?
Non lo sono abbastanza. Lo fossi, avrei mandato tutti quanti a cagare. Avrei fatto la mia radio personale. Sarei andato in giro a suonare come se tutto fosse un gioco. Ecco, un vero artista avrebbe fatto questo.
Beh senti, se vuoi carta bianca oggi si può: ti butti sul web, la radio personale la fai lì.
No. Il web ha pochi contatti. Nel web, scompari.
Pochi contatti? E’ quindi fondamentale raggiungere un grande numero di persone?
Lo è. Se fai radio e vuoi contare qualcosa, devi avere un buon segnale in FM.
Ok, ma poniamo che questa tua radio “personale” tu la possa fare qui e ora: come la costruiresti? Cosa ci butteresti dentro come contenuti?
Premetto che a Radio Deejay ci sono molte cose che mi piacciono, poi ce ne sono altre che non mi piacciono ma che comunque capisco, perché nascono da scelte editoriali precise – quelle che portano verso una direzione “adulta”. Vedi il discorso di prima. Detto questo, io sono io. Ho il mio gusto. Un gusto che non mi porta necessariamente ad arrivare a tutti: a me non frega un cazzo di arrivare a tutti, di essere il più popolare, il più ascoltato, il numero uno… a me interessa poter arrivare a chi mi capisce, a chi può essere sulla mia lunghezza d’onda – se poi questa cosa mi permette di essere il numero uno, come per anni è stato col Deejay Time, meglio ancora. Comunque: la mia idea di radio oggi è molto semplice. Molto “vuota”: tanta, tantissima musica, poche parole. Una musica capace di mischiare dance, rap e musiche urban. Una radio moderna, insomma. Dove la musica è la protagonista principale.
Quando dici che la musica è protagonista, vuoi dire anche che i pezzi in programmazione vanno annunciati, raccontati, spiegati?
Non tanto. Ok, sì, un paio di programmi più specializzati che siano credibili, ma in linea di massima pochissime parole.
Prima mi accennavi come tu ti senta più giovane di molti ventenni d’oggi. Ok. Però senti, non ti fa impressione avere davanti, quando vai in giro a fare serate, gente che ha trent’anni meno di te?
E’ una sfida continua, infatti. Perché chi segue il mondo della dance ha soprattutto vent’anni. Anche mia figlia ha vent’anni, per dire.
E che dice?
Le piace un casino quello che faccio. Per dire, la festa per il trentennale della Time Records le è piaciuta moltissimo musicalmente, nonostante suonassimo cose prettamente anni ’90. Ecco, quello che oggi mi manca un po’ rispetto agli anni ’90 è che all’epoca sentivo una “connessione” con la mia “community”: non c’erano i social, ma i “miei” li vedevo, li avevo sempre davanti. Oggi vado spesso in discoteche dove invece non trovo il mio ascoltatore di tutti i giorni: trovo ventenni che magari mi ascoltano anche, ma altri che mi hanno sentito nominare e basta. In quanto dj “famoso”, mi rispettano; a questo aggiungi che io so fare bene il mio mestiere, quindi il risultato finale è che alla fine si divertono e passano una bella serata, ok. Ma prima trovavo i “miei”. Oggi dove sono? Ieri c’erano. Te lo dico io dove sono, ed è una cosa tutta italiana: a trentacinque anni improvvisamente sei vecchio, troppo vecchio per andare nei club e nelle discoteche. Già. Ma questa è una cosa che succede solo da noi. All’ADE, mi raccontava Ale Lippi, a vedere Armin van Buuren ci vanno le famiglie, i padri coi figli. Da noi? Il “mio” pubblico ama ancora la roba da Deejay Time, e tanto, ma ha questa mentalità per cui ‘Io sono vecchio, non posso più andare in discoteca’. Ma perché?! E dimmi, sei per caso troppo vecchio per andare a vedere Ligabue o Vasco? Lì no, eh?
Un aspetto molto interessante che era uscito dalla chiacchierata che facesti per Soundwall qualche mese fa con Emiliano Colasanti era quanto, ad un certo punto, la qualità media musicale del Deejay Time fosse scemata, da un certo punto in poi. In effetti è una argomento che in molti hanno tirato fuori, fra i più esperti ed appassionati, in questi giorni attorno alla reunion.
E’ giustissimo. Infatti l’ho interrotto, il Deejay Time.
Come mai avevi perso questo controllo sulla qualità?
Non è che avessi perso il controllo. E’ questione di cicli. Non ero io che selezionavo musica brutta, era il mercato che ad un certo punto ha iniziato ad offrire un prodotto orrendo. Quando ho interrotto il Deejay Time, stavamo vivendo un momento musicale terribile: era finita l’ondata dei dei successi commerciali, alla Corona per intenderci, e avevano preso ad uscire delle cose molto più buie un po’ progressive – che erano impossibili da trasmettere in radio – o cose molto più raffinate come tutta la faccenda del French Touch, che però a parte rare eccezioni non era abbastanza pop per attecchire veramente. Non sono io che ho iniziato a suonare roba brutta, è che non c’era molto scelta. Il bello del dj è che il suo repertorio è sempre nuovo; ma se non c’è materiale in giro non può rinnovarsi.
Oggi il materiale c’è?
Ce n’è tanto, è un bel momento.
Devi “andartele a cercare”, o ci arrivi facilmente?
Lo trovi abbastanza facilmente. Ce n’è tanto: sia per la radio, sia per i club. Perché non sempre quello che va bene per la radio va bene anche per i club, anzi. Ci sono cose assolutamente bellissime, che però in radio non posso trasmettere, o almeno di sicuro non posso trasmetterle di giorno, al massimo possono finire nella rotazione notturna: penso a Solomun, ad esempio.
Perché di giorno un Solomun, in effetti, potrebbe essere un po’ noioso. Forse di giorno è decontestualizzato.
Sarebbe troppo di nicchia.
Però ecco, tornando nello specifico al Deejay Time: ti sei accorto di questa specie di “effetto nostalgia” che lo ha circondato in questa reunion? Un effetto che sbianca tutto, emenda tutti i peccati? Un sacco di persone “qualificate” che un tempo lo criticavano o lo snobbavano ora improvvisamente hanno preso a parlarne in termini commossi. Almeno, io ho avvertito questo.
Questo io non lo so, se c’è qualcuno che un tempo lo criticava e adesso non lo critica più; so in ogni caso invece che sono sempre stato molto amato per il Deejay Time, sono sempre stato al centro dell’attenzione, grazie a lui ho avuto molto potere e quindi grazie a lui sono stato molto odiato – è normale essere odiati quando hai molto potere. Credo che le critiche giuste relative al Deejay Time fossero quelle relative all’ultimo periodo, quando si era alleggerito nei contenuti. Ci sono state cose che ho messo che erano, beh… però ecco, anche le peggio cose tentavo sempre di contestualizzarle con un tormentone, uno slogan, un pretesto narrativo. Però scusami, ma io di critiche dal punto di vista dell’innovazione del linguaggio, della tecnica, della creatività non ne accetto. Perdona la presunzione.
Ma un po’ di “sindrome di Fabio Fazio”? Non è che il Deejay Time rischia di fare un po come i Cugini Di Campagna: una di quelle cose che sono un ninnolo vintage da recuperare e per cui fa chic impazzire all’improvviso di nuovo, anni dopo, incuranti del fatto che fino a cinque minuti fa lo si considerava una irrilevanza del passato che aveva già avuto il suo momento di gloria? E anzi, si impazzisce proprio perchè si sa che non avrà più un nuovo momento di gloria, se non quello legato a ciò che è già stato?
Infatti io del Deejay Time ho fatto una puntata sola. Oh, sulla scia dell’entusiasmo tutti a dire ‘Facciamo questo, facciamo quello…’. No. Calma. Mi hanno già chiamato per propormi un sacco di date: ho detto regolarmente di no.
Coraggioso.
Vediamo. Può essere che una, due, tre date le facciamo; ma devono essere come dico io. Se si va al Forum a Milano, va bene. Se invece c’è da andare alla discoteca di Rovigo, perché dei PR lì hanno sentito come butta e vogliono cavalcare l’onda per fare quattro soldi su una serata revival anni ’90, allora no. Ma proprio no. Ad ogni modo, non abbiamo ancora deciso nulla. Può succedere di tutto. Magari lo faremo da ora in avanti una volta all’anno e stop. Ecco, questa potrebbe essere una buona idea.
Quali sono le tracce targate Deejay Time “storico” che ancora oggi ti trasmettono emozioni forti, e che ancora oggi funzionano perfettamente?
“Storm”, che ho suonato anche in questa puntata della reunion. O “God Is A Dj” dei Faithless, con cui ho chiuso la festa della Time Records. Pezzi che ancora oggi suonano nuovi, visionari. Cosa che del resto è caratteristica anche di altre tracce di molti anni fa. Perché sai, non è che oggi in questa cosa dell’EDM ci sia chissà cosa di nuovo. La formula è sempre la stessa: una bella canzone, dei buoni suoni.
Beh, nell’EDM ci danno dentro cercando la “bella canzone”, coi ritornelli ultracanticchiabili… Mi citi “Storm” e “God Is A Dj” e sono della tracce che hanno dei riff, non dei ritornelli. Zero canticchiabili.
Per belle canzoni penso a “Summer Is Magic”, “Rhythm Is A Dancer”. E infatti l’EDM oggi è esattamente questo. L’EDM è “The Rhythm Of The Night” di Corona. Però ecco, le tracce che mi emozionano veramente sono quelle tipo “Storm” e “God Is A Dj”, il mio gusto personale va lì. E’ che il dj deve sempre trovare un compromesso fra il proprio gusto personale e quello che invece sa che può fuonzionare. Se fai questo mestiere, e soprattutto se lo fai alla radio, sei sempre diviso a metà fra quello che piace a te e quello che ti piace di meno ma sai che va messo.
Uno sdoppiamento. Non rischia di diventare pesante, portare avanti questo sdoppiamento?
Ma lo devi fare. Perché la gente deve divertirsi. Se il dj lo vuoi fare per te stesso, fallo pure – però fallo nella tua cameretta.