Anche stavolta c’è lo zampino di NME, ma i detrattori non potranno certo dissentire sulla bravura di questo electro-duo londinese. Che tra i meriti vanta anche la vittoria dell’Award 2009 proprio della rivista inglese.
Non si contano i successi ottenuti, le partecipazioni a festival prestigiosi, le collaborazioni di ogni genere, che si tratti dei remix di pezzi altrui (Muse, Lily Allen, Telepathe) o di artisti che scelgono le sonorità di questi genietti elettronici per cimentarsi. Epperò i Big Pink non sono arrivati, né ci si sentono. Anzi troppa strada stanno facendo e faranno.
Intanto per la promozione del primo disco uscito a Settembre, “A brief history of love”, hanno infilato una sfilza di date che farebbe impallidire ogni maniaco dell’indie rock mondiale, senza tralasciare una fenomenale partecipazione al Coachella Festival (e i woodstockiani di ritorno ci perdoneranno, se lo definiamo il meglio dell’offerta hipster sul mercato dei festival mondiali, altro che Glastonbury e Kate Moss in stivaloni anti fango).
Per chi non può permettersi una così onerosa trasferta però i nostri caleranno anche in Catalogna, il 27 Maggio, ad incendiare il palco del Primavera Festival.
Per onorare il contratto con la casa discografica 4AD, che ha dato i natali anche a Bon Iver, Blonde Redhead e Tv on the Radio (ai quali forse in qualcosa assomigliano), e scusate se è poco, i nostri si sono prodotti in un disco fenomenale. Scordatevi le tracce tutte uguali, irriconoscibili, che fanno gridare d’amore i fan della prima ora e lasciano il tempo che trovano. Qui ci sono suoni distorti, effetti digitali, rumori artificiali, ma anche voci chiare, testi sensati (e pure romantici all’occorrenza o cinici quanto basta), melodie orecchiabili che entrano in loop nel cervello e non lo lasciano più. Anzi, magari pure voi siete già vittime senza saperlo, visto che “Dominos” e “Velvet” imperversano già in radio da qualche settimana.
Certamente Robbie Furze e Milo Cordell non sono giovinetti di primo pelo, e certo successo se lo sono meritato, visto che fanno musica dal 2007 e sono stati svezzati a pane e rock puro anni sessanta-settanta. Anzi, proprio dal titolo dell’album di debutto dei The Band, un gruppetto che se andava in tournè giusto con Bob Dylan, prendono il nome.
A questo punto non resta che aspettare di vederli scendere nelle italiche pianure. E sperare che non si facciano attendere troppo.
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Non sono egiziani, non suonano hip hop
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