Dopo esserci appena ripresi dal trambusto della Design Week, dove siamo stati ospiti (anche) loro, i ragazzi del Dude sono stati così gentili da offrirci, in esclusiva, un piccolo assaggio delle date del mese a venire. E, dal canto nostro, la cosa migliore che possiamo fare è quella di rimettere questo regalo ai nostri lettori, così che possano dovutamente cerchiare in rosso sul calendario alcuni (o, perchè no?) tutti gli eventi che stiamo per annunciare.
Si parte il 7 maggio con il ritorno fra le mura amiche (a tre settimane dall’esibizione del suo fido compare Ben Klock) di un Marcel Dettmann di cui ormai si conosce qualsiasi sfaccettatura, visto l’impressionante numero di date riposte in saccoccia negli ultimi anni. Specialmente dalle nostre parti. A cosa dobbiamo dunque questo lieto ritorno? Si tratta della sua label, MDR (acronimo di Marcel Dettmann Records), che il berlinese sta portando nuovamente in tour dall’inizio di Aprile nei club di tutta Europa e che vede in quella di Milano una delle tappe conclusive. Nuovamente, dicevamo, perchè parliamo di una label che, seppur poco attiva a livello di uscite, compie quest’anno 10 anni di attività e sta vivendo un momento di discreta ripresa. Ed è ancora vivo il ricordo di un altro showcase made in MDR che ci vide fortunati testimoni in quel del Fabric di Londra ormai 5 anni fa. Quella notte “l’avvocato del diavolo” Norman Nodge, il poderoso live di Wincent Kunth e, ovviamente, la magistrale chiusura del prode Marcel ci fecero saltellare a dovere ben oltre l’alba. Questa volta a fargli compagnia ci saranno, invece, un altro fido membro della scuderia Ostgut Ton, Answer Code Request, autore nel periodo natalizio (a detta di chi c’era) di uno dei migliori set techno del 2015 targato Dude. E insieme a loro ad aprire la serata troveremo il set di Wrong Copy, autore proprio dell’ultima uscita targata MDR lo scorso Febbraio.
Il 20 maggio invece tocca all’appuntamento con “Founding Fathers”, la serata che offre la possibilità di portare omaggio a coloro che, nelle ultime decadi del secolo scorso, hanno messo le basi per quella che è la musica elettronica per come la conosciamo (ed amiamo) al giorno d’oggi. E più padre fondatore di così, davvero, si muore. Perché Lil’ Louis è stato un’icona della house di Chicago e, insieme a figure fondamentali come Ron Hardy e Frankie Knuckles, ha professato la “parola di Jack” per le vie della Windy City, portando il ruolo del dj dove ancora non si era mai spinto, fino a varcare la “pozza” e a giungere nel vecchio Continente negli anni successivi. Il resto, come si suol dire, è storia. Autore, tra l’altro, di quella “French Kiss” che ancora oggi capita spesso di sentire ai quattro angolo del globo. Rimasto drammaticamente sordo da un orecchio a seguito di un incidente durante un soundcheck a Manchester lo scorso anno, ha trovato la forza, seppur da non più giovanissimo, di rimettersi in carreggiata e continuare a portare il “verbo” in giro. E parallelamente di portare a compimento “The house that Chicago built”, un lungometraggio che raccoglie la storia del movimento tramite il racconto di vecchi e nuovi protagonisti, con qualche celebre incursione anche da generi non strettamente connessi. Ad accompagnarlo in questa notte di lusso e follia Vladi aka Abstract, uno dei resident di punta del club che con la sua borsa colma di black music scalderà i motori prima che il peso massimo salga sul ring. Preparate i fazzoletti e…Let there be house!
Ultima, ma non meno importante, la data del 27 che, a seguito dell’annuale collaborazione con molti club europei, porterà ancora una volta Milano il launch party di Dimensions Festival. Giunta alla sua quinta edizione, la manifestazione croata quest’anno offre quella che, probabilmente, si rivelerà la line up di riferimento per i festival estivi di questo filone musicale. Spiazzando, per completezza ed abbondanza, anche eventi di grande spessore come Dekmantel e Melt!. Per l’occasione, a prendere il controllo della navigazione, ci sarà uno dei nomi del momento. Quella Helena Hauff che, seppur ancora giovane, ha saputo ritagliarsi un ruolo tutt’altro marginale in una scena molto particolare come quella di Amburgo e poi in quella europea, con una combinazione di ritmiche techno e synth di chiara matrice teutonica ed una tecnica di degnissimo livello. Un figurativo “calcio in petto” ai detrattori delle dj al femminile, secondo lo stereotipo tutte balletti, vestitini e poca sostanza sul mixer. Se vi aspettate di vedere certe cose anche stavolta, avete fatto male i vostri conti.