Era un’altra sede (lunare, in tutti i sensi: perché era un paese di montagna che era in cima ad una vallata, oltre ad esso non c’era niente, solo monti, l’attrazione principale del posto era un planetario e l’atmosfera, in generale, era stranissima). Erano altri anni (andare a vedere musica dal vivo e andare per festival non era popolare – per non dire inflazionato – come oggi). Erano altre musiche, o erano le stesse musiche magari, ma con molto meno seguito di adesso. Era tutto questo, Apolide, e già quella prima volta ci colpì tanto, tantissimo. Quella bellissima sensazione di “Ma dove diavolo sono finito”, avete presente?, detta col sorriso, detta con soddisfazione. E un pubblico ganzo, ganzissimo: gente arrivata bella battagliera coi sacchi a pelo, pronta a dormire un po’ ovunque, avventurosa e curiosa davvero.
Che figata.
Sono passati gli anni e Apolide è cambiato, si è evoluto: ha cambiato sede, all’inizio lo ha dovuto fare obtorto collo ma non tutti mali vengono per nuocere, perché dove sta ora – Area Naturalistica Pianezze, vicino a Vialfrè, Piemonte interno profondo e boschivo – sta benissimo. E’ poi cresciuto, perché da qualche centinaia di persone ha iniziato ad attirarne, nell’arco di più giorni, ormai migliaia. Ma da quello che abbiamo visto, tornandoci negli anni, la magia è rimasta comunque intatta: è rimasto uno di quei rari festival che non è standardizzato, che quando ci arrivi respiri uno spirito particolare, che non si fa “modificare” dai nomi in cartellone ma è lui, semmai, a dare un valore aggiunto – o un twist particolare – ai nomi in cartellone.
Ecco, questo è il passaggio fondamentale per capire come mai, in questo 2022 pienissimo di eventi interessanti (vedi la nostra pagina dedicata, e in continuo aggiornamento), Apolide è uno degli eventi che davvero aspettiamo di più. Ha alzato il tiro, e – solo apparentemente – ha scelto di “normalizzarsi”. Perché gruppi come Subsonica o Calibro 35 ed artisti come Cosmo e Venerus (tutti fra le cose migliori che abbiamo in Italia, nota bene) li vedrete un po’ dovunque. Ma, ci sentiamo davvero di scommetterci, da nessuna parte li vedrete come ad Apolide. Davvero: da nessuna parte li vedrete come lì.
Come mai?
Perché li vedrete in mezzo al verde (…ma davvero in mezzo: non c’è casa per chilometri, attorno all’area boschiva dove si svolge il festival).
Perché li vedrete in un festival che, come Terraforma, “respira” fin dal mattino e, come Nextones ed altri, organizza varie attività collaterali che vanno dallo yoga ed ai trattamenti olistici fino ad escursioni – a piedi ed in bici – nel territorio circostante o ad una bellissima collaborazione scientifica con Radio Tre; in generale, l’atmosfera che si respira è davvero di sorridente sospensione rispetto alla normalità, allo standard dell’industria (e del tunnel) del divertimento.
(nel 2019, prima dello stop pandemico, andò così; continua sotto)
E perché la line up nonostante il cambio di direzione di quest’anno non è solo “Dai stavolta metti i nomi famosi, poi basta un po’ di contorno”, ma invece se ve la studiate bene c’è stata comunque un’attentissima selezione a trovare artisti in grado di “leggere” nel modo giusto la particolarità del luogo: dai dj set di Gambo (il direttore artistico di Jazz Is Dead) ai lisergici Front De Cadeaux, da Napoli Segreta al bravissimo Dj Rou, dai fenomenali Ma Nu! e Andrea Passenger in back to back (ehi, due dei migliori e più sottovalutati dj italiani) al live di LNDFK. Questo e tanto altro.
Riassumendo in una riga: questo è un festival fatto coi controcoglioni. E’ fatto con criterio, gusto, ed è fatto soprattutto “immaginandosi” l’interazione fra la specificità del luogo e della storia del festival – che resta salvaguardata – e il fatto di misurarsi con l’impatto dei nomi grossi.
Ma ad Apolide, ne siamo sicuri, saranno semmai i nomi grossi a doversi misurare con la specificità del festival. Ed il rischio che tirino fuori dei concerti della madonna, più intensi e più selvaggi rispetto ai loro abituali standard, è veramente alto.
I biglietti e le varie formule di pernottamento li potete trovare qui. Il grosso dei pacchetti con camping incluso è già sold out – ehi, ve l’avevamo detto che il festival ha uno spirito particolare e uno zoccolo duro che questo spirito lo conosce, lo segue, lo ama – ma c’è ancora qualche disponibilità. Per il resto comunque biglietti ce ne sono ancora; ma d’altro canto è un’area molto vasta e, lo ripetiamo, molto affascinante: una situazione quasi da rave anni ’90, in cui all’improvviso in mezzo al nulla trovi il tutto.
Non vediamo l’ora di essere lì, da questo giovedì 21 luglio fino a domenica 24. E se accettate un consiglio, davvero pensateci alla possibilità di farvi tutto il festival, o almeno una parte. Sarà qualcosa di diverso rispetto al solito. Come minimo.