Prima di tutto, un disclaimer. Chi vi scrive queste righe è stato parte in causa. A High Experience ci sono stato, sì, e non solo come giornalista ma anche come staff – sei settimane totali, curando prima di tutto le video-interviste (una quarantina, e tutte incredibilmente interessanti… non per merito mio) e in generale dando una piccola mano affinché tutto marciasse al meglio. Quindi se volete mettere in campo l’obiezione “Vabbé, ne parli bene perché eri coinvolto, grazie tante”, fate pure. Ma poi dovreste fare un’altra cosa: parlare se possibile con qualche altra persone che ha partecipato. Con gli artisti, in primis, di solito i più “difficili”. Che hanno partecipato per pressapoco un rimborso spese, e non per un cachet standard.
Potreste parlarne con Ralf, Saturnino, Dave Morales, Boosta dei Subsonica, Michel Cleis. Potreste parlarne con Bawrut o Marvin & Guy. Potreste parlarne con la cricca Cocoon quasi al completo (tranne Sven c’erano Dana Ruh, André Galluzzi, Gregor Tresher, Maurizio Schmitz, Edgar Dirksen), o quella Metempsicosi (anche lì solo un assente, Franchino: presenti Zicky, Mario Più, Luca Pechino, Joy Kitikonti). Potreste parlarne col direttore della logistica del Time Warp, Frank Eichhorn. Potreste parlarne col nuovo proprietario del Cocoricò, quella ottima persona che risponde al nome di Enrico Galli, o coll’agente di Bob Sinclar, l’amabile ed efficace Fabrizio Perdomi, o con lo stato maggiore di Nameless Festival (Giammarco Ibatici, Alberto Fumagalli), di Decibel Festival (Daniele Ferrazzano), o con pezzi di DNF/Circoloco (Alex Franconeri). Ma potreste anche parlarne con chef stellati (tipo dell’Enoteca Pinchiorri), geni assoluti del food (Dennis Zoppi ad esempio), campioni di sci freestyle (Ian Rocca), giornaliste sportive di assoluto livello (Irene Saderini), colleghi di cronistoria clubbing (Albi Scotti), fuoriclasse della radiofonia (Manuela Doriani), fashion editor (Angelica Pianarosa), perfino comici (Gianluca Impastato, da Zelig, con al seguito quell’uomo “larger than life” che è Raffaele “Skizzo” Bruscella). O ancora, tornando alla musica: Federico Grazzini (eccezionale “padrone di casa” dello studio di registrazione approntato in una affascinante baita di montagna in mezzo a marmotte e cavalli), Luca Agnelli, leggende come Francesco Farfa e Miki The Dolphin, i Pōngo, E-Dward, Philipp & Cole, gli Angle, gli Armonica (rappresentati da Asal), Margherita D’Aguì, Majuri, Fresco. O uscendo dalla musica, ed entrando nel “tutto” (…ehi, lui è un personaggio in-cre-di-bi-le): il Principe Maurice.
(Ad un certo punto, il Principe Maurice ha persino “squattato” un piano bar; continua sotto)
Parlatene con loro, se vi capita. O parlatene con qualcuno che alla fine si è acquistato il pacchetto “all inclusive”, e ha partecipato alla faccenda (non si è spinto sulla cosa: era una “edizione zero”, per vedere se il tutto aveva senso). Sì: parlatene. High Experience si è rivelato, molto semplicemente, speciale un po’ per tutti. Inaspettato. Una sorpresa. Una bellissima sorpresa. E lo è stato per tutta una serie di motivi. Quali?
(Parte tutto da uno studio di registrazione, ricreato in una baita d’alta montagna; continua sotto)
In effetti nelle sei settimane di permanenza a Livigno, con foto e video che intanto spuntavano dalle pagine social dell’evento, dei partecipanti o del sottoscritto, un sacco di volte mi è stata posta la domanda: “Bello, ma… cosa è? Non si capisce bene”. A più di un mese di distanza dalla chiusura del tutto, è arrivato il momento di provare a rispondere. A raccontare.
(Nessun filtro è stato usato per questa foto; continua sotto)
Iniziamo dal “bello”: non potevi non notarlo. Livigno, che già d’inverno è una efficacissima, iper-accogliente ed organizzatissima stazione sciistica, durante l’estate perde la neve e il freddo (ma non il fresco…) e guadagna chilometri di bellezza, di escursioni stupende, di strutture per l’attività sportiva a due ruote (dalle ciclabili per famiglie al downhill per i più “lanciati”), di strepitose mangiate all’aperto, di panorami che si aprono in modo pazzesco. E se uno dei cuori dell’operazione è un dj set in un cubo trasparente che dà su una vallata in cui ti pare di dominare il mondo, una location che ha portato Ralf ma non solo lui a commuoversi (non per modo di dire: è successo davvero, abbiamo visto anche lacrime scorrere tra sorrisi), il quadro è completo. Un quadro in cui rientrano anche tutti gli alti luoghi “toccati” dall’esperienza High Experience, dalla strutture ad ospitare il tutto (Bivio Life: alberghi belli, gestiti benissimo, dal personale tanto simpatico ed alla mano quanto professionale, e ristoranti perfetti), al complesso del Mottolino, fino alla già citata baita di montagna ad ospitare lo studio di registrazione (e le grigliate collettive!) o alle escursioni fino a quasi tremila metri (…o con passeggiate notturne su quelle che erano le rotte dei contrabbandieri d’un tempo). Onestamente: impossibile immaginare un’ambientazione migliore.
(Escursioni di gruppo; continua sotto)
C’è anche un’altra cosa che era impossibile da immaginare. Ovviamente. Ed è la iattura della pandemia che è calata su di noi (oggi più che mai attuale ed opprimente, con la seconda ondata e le conseguenti misure che sta veramente cambiando la vita a tutti quanti, chissà fino a quando). Sì, ad un certo punto c’era stata una riapertura estiva, effimera, ma High Experience è stata pensato e realizzato (anche) sulla spinta di una domanda molto precisa: “Col divieto di ballo ed assembramento, cosa si può fare?”. Domanda, tristemente, oggi appunto ancora più attuale e stringente. La risposta non è stata “Piangersi addosso”, o “Lamentarsi”, o “Freghiamocene, andiamo avanti, facciamo i kamikaze, fanculo tutti”. La risposta è stata, partita da Leonardo Brogi e condivisa col livignasco Bivio Group, “Cerchiamo di immaginare una cosa che sia bella, che sia originale, che lasci tutti in sicurezza senza assembramenti, che arricchisca emotivamente chi la fa e chi ci partecipa. Soldi da cachet standard non ce ne sono; possibilità di creare muri di folla nemmeno, e voglia neppure. Però chiediamo a dj/producer amici&affini per attitudine, più qualcuno da campi del food d’alto livello e dell’entertainment, se hanno voglia di fare questo esperimento con noi. Proviamoci. Vediamo che viene fuori”.
(Eccolo, il “Cubo”, visto da dietro e da lontano; continua sotto)
Cosa ne è venuto fuori? Sei settimane. Tra luglio e settembre. Ogni settimana, un cambio della guardia. Nuovi artisti, nuovi partecipanti. Ne è venuta fuori tantissima musica. Originale. Creata per l’occasione. Anzi, Joy Kitikonti ha fatto perfino di più: ha scattato – è un bravissimo fotografo, oltre ad essere dj/producer che ha fatto la storia – quindici ritratti di partecipanti, colleghi, staff, per ognuno ha composto una colonna sonora apposita, un brano creato dal nulla ed ispirato da voci, caratteri, attitudini del fotografato. Sono nate collaborazioni inedite ed imprevedibili (ad esempio, tra Boosta e Morales). Si è improvvisato. Si è costruito. Si è rifinito.
(Il primo della serie di “ritratti multimediali” di Joy Kitikonti è toccato al sottoscritto – leggetevi bene tutto il testo che accompagna la foto, e cliccate sul link Soundcloud; continua sotto)
High Experience – Expanded Portraits
Joy Kitikonti è un artista dell’anima. Dj, sicuramente; produttore, senza dubbio….
Pubblicato da High experience su Giovedì 8 ottobre 2020
…e si è parlato, soprattutto. In studio, ma non solo. E’ stato detto da più persone, tra gli artisti invitati: “Presi dalla routine, ad un certo punto avevamo perso di vista la necessità di fermarci un attimo, di parlare, di confrontarci, di condividere idee ed esperienze. L’avevamo dimenticato completamente. High Experience ce l’ha restituito, ed è stata una rivelazione”. La cosa bella è che tutta questa condivisione d’idee avveniva in modo orizzontale: era infatti “aperta” a tutti, in primis a chi aveva acquistato il pacchetto per partecipare, da normale “spettatore” (…ma mai come in questo caso “spettatore” è la parola sbagliata, così come lo sarebbe “cliente”). Avveniva poi in hotel, a pranzo, cena, colazione, nelle degustazioni di vini notturne, negli show cooking pomeridiani, inerpicando per sentieri scoscesi, godendosi panorami unici ed inimmaginabili. Ovunque. E’ avvenuto anche nel format di “chiacchierate al caminetto”, dove Maurizio Schmitz ha raccontato due decenni di storia della musica elettronica da par suo, Farfa e Miki hanno emozionato scambiandosi aneddoti, suoni, idee, grandi verità, il sottoscritto e Albi Scotti hanno creato un “campfire” aperto a tutti in cui confrontarsi sullo stato delle cose, il Principe Maurice ha commosso e meravigliato, raccontando se stesso, la sua storia e la sua pazzesca umanità (ed eleganza, intelligente ed autoironica).
(Farfa e Miki dispensano storia e saggezza; continua sotto)
E’ mancata solo una cosa: il momento della festa, della pista piena, del dj set mani in aria. Quella che in teoria è il cuore di molte delle persone coinvolte in High Experience. Ne abbiamo sentito la mancanza? Sì e no. Sì: perché una mancanza che non puoi sentire. No: perché comunque la ricchezza di tutto il resto – la sua qualità complessiva, la sua originalità, la sua umanità, la sua particolarità – ha fatto veramente da contrappeso, e da nutrimento. Abbiamo (ri)scoperto che la musica è anche confronto, è anche armonia con ciò che ti circonda, è anche calma, meditazione, silenzio quando necessario. La musica è anche capacità di vivere meglio e di sapersi adattare a momenti complicati (come quello che stiamo purtroppo tutti vivendo), senza perdere il contatto con le persone, la creatività e l’arte.
(Un’esperienza da vivere anche in famiglia, quando non stai organizzando uno dei festival più grandi d’Italia; continua sotto)
Insomma, High Experience è stata una esperienza unica, imprevista, in ultima analisi eccezionale, e lo è stato con una intensità sorprendente, quasi “misteriosa” nella sua forza. C’è una persona che ancora non abbiamo citato, in tutto l’elenco, e che è stata invece un pilastro assoluto dell’esperienza, l’uomo che ha risolto cento problemi e fatto mille cose, conquistando tutti con la sua personalità, la sua umiltà, la sua attitudine, anche coi suoi racconti: Ricky Le Roy. Per certi versi è stato lui a dare origine a tutto questo, il primo a venire a Livigno per suonare e ad iniziare a dire, alle persone giuste, ad esempio a Ferna Alberoni direttore artistico di Snowland e del Bivio Club, “Ehi, ma qua si potrebbe fare qualcosa di diverso, di particolare, aspetta che ci penso io a mettere in contatto fra loro un po’ di persone in gamba”. Ne è nato prima Ralf On Snow: e insomma, andò oltre tutte le aspettative. High Experience è stato un upgrade tanto importante e complesso, quanto imprevedibile. Davvero, lo diciamo di nuovo: provate a parlare con chi c’è stato. Fatelo. E tenete d’occhio le notizie che lo riguardano. Oltre alla continua messe di foto e immagini, proprio mentre scrivevamo queste righe è arrivata una telefonata per cui forse, anche quest’inverno, a inizio 2021, forse… ok, non diciamo altro.
ps. Impareggiabile ministro delle buone vibre: Jackson. Chi c’era, sa.
(Da sinistra: Ricky Le Roy, Gregor Tresher, Maurizio Schmitz)